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venerdì 10 gennaio 2025

UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA
di Luigi Mazzella 


 
Una rondine non fa primavera, ma certamente è un segnale positivo per chi soffre e teme i rigori dell’inverno. Certo! È a dir poco illusorio pensare che una parte di mondo (l’Occidente) che da più di duemila anni ha smesso e rinunciato a pensare, che ha condiviso tutte le utopie più folli e irrealizzabili, le fantasie, religiose dei carovanieri del deserto e iperuraniche di pensatori autoritari, supponenti e prepotenti possa, all’improvviso, recuperare le sue capacità di raziocinio e cogliere i segni del “volo di una rondine” nella vicenda di Cecilia Sala. Eppure i dati di fatto parlano chiaro: la giornalista italiana arrestata in Iran, è rientrata in Italia, immediatamente dopo l’incontro in Florida, della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni con Donald Trump, nella sua abitazione estiva; la “chiacchierata” è avvenuta solo a livello politico, personale e diretto (alla presenza di Elon Musk ma senza capi e sottocapi di servizi segreti, senza diplomatici con o senza feluca, senza generali gallonati  o altri civil servant, e ha dato i suoi frutti con una rapidità di tempi che è senza precedenti. Il mainstream dei mass-media italiani sul caso non ha fatto registrare e percepire al pubblico italiano né trucidi improperi né velenose accuse; contraddicendosi una prassi ricorrente nel Bel Paese tra “addetti ai lavori” di ogni colore politico. In altre parole, non solo non è stato trovato il classico “pelo nell’uovo” ma esso non è stato neppure cercato; il consenso è stato diffuso e generale. La stessa “pulzella rossa”, Elly Schlein, che aveva parlato, un giorno prima, di una Giorgia Meloni in missione negli States per il bacio della pantofola di Trump si è zittita il giorno seguente.
Domande: gli Italiani e gli Occidentali, abituati da più di due millenni, a “credere” anzi che a “pensare”, senza il soccorso di gente raziocinante, lontana dalle posizioni dei pennivendoli finanziati da Wall Street, dall’Intelligence anglosassone, da Soros e dai partiti “democratico” statunitense e “laburista inglese” hanno colto tutti i risvolti positivi di ciò che è accaduto?
Hanno capito che sul “caso Sala” (inscia o conscia Meloni, non si sa), Trump e Musk hanno realizzato per la conduzione della trattativa fuori dall’ingerenza e dal controllo di spioni, generali e diplomatici, la prima vera “rivoluzione” nella vita pubblica statunitense?  
Hanno colto che il Presidente del più potente Stato del mondo ha capito finalmente e dimostrato, per la prima volta in quel Paese (callidamente e falsamente contrabbandato come patria della “democrazia”) che non si può governare, rinunciando al potere di ritirare militari da zone di guerra in presenza di un  diniego del Pentagono; di circondarsi di collaboratori stretti e rilevanti alla CIA, all’FBI, al Pentagono senza avere forti pressioni della lobby finanziaria dominante e dell’industria bellica nonché dalle gang di trafficanti di droga che (per denuncia del cinema indipendente hollywoodiano) sarebbero protette in alto loco dietro lauto compenso pecuniario necessario all’efficienza delle spie? Hanno capito, in estrema sintesi, che un Capo di Stato, liberamente eletto, non può ridursi a essere solo una marionetta manovrata dai “pupari” del Deep State? Se hanno capito tutto ciò, possiamo dire con un secondo proverbio: Chi ben comincia è alla metà dell’opera
Conclusione: L’intelligenza, la volontà di ferro, l’estro creativo e i miliardi di Trump, di Musk e forse anche di Zuckerberg non possono farci dimenticare che si tratti pur sempre di individui, figli dell’Occidente, cresciuti nel “fascio di buio” di cinque irrazionalismi assolutistici, astratti e deleteri e che un fatto episodico (vedi il primo proverbio citato) non significhi necessariamente l’inizio di una strategia volta a cambiare il volto dell’America del Nord e della sua posizione nella geopolitica mondiale ma ci conforta (parzialmente) concludere questa nota con un ultimo proverbio (questa volta, in latino): Beati monoculi in terra caecorum.