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mercoledì 5 febbraio 2025

VERSO LA FINE
di Alessandro Pascolini - Università di Padova


Il salto nel vuoto

Solo 89 secondi dalla catastrofe, mai la situazione mondiale così grave.
 
Quest'anno, il Comitato per la Scienza e la Sicurezza (CSS) del Bulletin of the Atomic Scientists ha portato le lancette dell'"Orologio del Giorno del Giudizio" (il Doomsday Clock) a soli 89 secondi dalla mezzanotte, il momento più vicino alla catastrofe globale da sempre.
Il Doomsday Clock venne creato nel 1947, utilizzando l'immaginario dell'apocalisse (mezzanotte) e il linguaggio impiegato nell'esplosione nucleare (conto alla rovescia verso lo zero), per comunicare le minacce all'umanità e al pianeta causate dalla presenza delle armi nucleari e di nuove destabilizzanti tecnologie nella presente fase dei cambiamenti climatici.
L'ora corrente dell'orologio viene stabilita ogni anno dal CSS del Bollettino in consultazione con il suo Consiglio degli sponsor, che comprende nove premi Nobel. L'orologio è diventato un indicatore universalmente riconosciuto come metafora della vulnerabilità del mondo alla catastrofe globale causata dalle tecnologie create dall'uomo.
La prima indicazione all’inizio della guerra fredda (1947) fu di mezzanotte meno sette minuti; con l’acquisizione delle armi nucleari da parte dell’URSS (1949) le lancette vennero portate a 3 minuti da mezzanotte; un ulteriore aggravamento (e siamo a meno due minuti) si ha con lo sviluppo delle armi termonucleari (1953). Nel corso degli anni, a fronte dell’evoluzione della situazione mondiale, l’orologio si è allontanato e avvicinato alla mezzanotte; il momento più sicuro si è avuto nel 1991 alla fine della guerra fredda (17 minuti) per poi via via aggravarsi negli anni successivi fino a raggiungere nel 2023 l'estremamente pericolosa distanza di soli 90 secondi.
La situazione attuale è ancora più grave: nel 2024, l'umanità si è avvicinata sempre più alla catastrofe. Sono continuate tendenze che hanno profondamente preoccupato il Comitato per la Scienza e la Sicurezza e, nonostante gli inequivocabili segnali di pericolo, i leader nazionali e le loro società non sono riusciti a fare ciò che è necessario per cambiare rotta. Di conseguenza, ora spostiamo l'Orologio del Giorno del Giudizio da 90 secondi a 89 secondi alla mezzanotte, il momento più vicino alla catastrofe. La nostra più viva speranza è che i leader riconoscano la situazione esistenziale del mondo e intraprendano azioni coraggiose per ridurre le minacce poste dalle armi nucleari, dal cambiamento climatico e dal potenziale uso improprio delle scienze biologiche e di una serie di tecnologie emergenti. Di seguito i contenuti principali del documento presentato il 28 gennaio scorso (https://thebulletin.org/doomsday-clock/current-time/).



La prospettiva nucleare: continuano tendenze estremamente pericolose
I paesi che possiedono armi nucleari stanno aumentano le dimensioni e il ruolo dei loro arsenali, investendo centinaia di miliardi di dollari in armi che possono distruggere la civiltà. Il processo di controllo degli armamenti nucleari sta collassando, e i contatti ad alto livello tra le potenze nucleari sono del tutto inadeguati rispetto al pericolo che si prospetta.
Nel 2024 l'unica iniziativa (minimale) di controllo delle armi nucleari è stata la proposta della Cina di coinvolgere gli altri stati nucleari in negoziati per un trattato sul reciproco non-uso-per-primi di armi nucleari; proposta che non ha ricevuto risposta.
Allarmante è il fatto che paesi privi di armi nucleari prendano in considerazione il possibile sviluppo di arsenali propri, azioni che minerebbero gli sforzi di non proliferazione e aumenterebbero i modi in cui potrebbe scoppiare una guerra nucleare.  
La guerra in Ucraina, giunta al terzo anno, incombe sul mondo; il conflitto potrebbe diventare nucleare in qualsiasi momento a causa di una decisione avventata, di un incidente o un errore di calcolo. Forze ucraine sono penetrate nella regione russa di Kursk e stanno attaccando la Russia più in profondità, col pericolo di ulteriore escalation.
La Russia ha rivisto la sua dottrina nucleare abbassando la soglia per l'uso di armi nucleari e ha impiegato contro l'Ucraina nuovi missili di gittata intermedia. La situazione è aggravata dall'installazione di armi nucleari tattiche russe in Bielorussia e dalla sospensione russa dal trattato New Start e dal ritiro della sua ratifica del trattato per il bando dei test nucleari, mentre gli Stati Uniti neppure discutono la possibilità della loro ratifica del trattato.
La guerra in Medio Oriente rischia di sfuggire al controllo ed estendersi a un conflitto più ampio senza preavviso; dall'aprile 2024 Israele e Iran sono impegnati in scambi diretti di missili e droni, col rischio di coinvolgere le loro strutture nucleari.
L'Iran continua ad aumentare le proprie scorte di uranio altamente arricchito fino ad avvicinarsi alla quantità necessaria per un'arma. I programmi nucleare e missilistico della Corea del Nord continuano ad avanzare: Kim Jong Un ha dichiarato di voler "sviluppare esponenzialmente" il proprio arsenale nucleare dai 50 ordigni attuali. È stato creato un nuovo impianto di arricchimento e il reattore sperimentale ha ripreso le operazioni.
L'arsenale nucleare cinese è cresciuto fino a circa 600 testate, e ora la Cina potrebbe schierare un piccolo numero di testate su missili anche in tempo di pace. Nel settembre 2024, la Cina ha testato un missile balistico intercontinentale (DF-31AG) diretto verso una località del Pacifico meridionale a 11.700 chilometri di distanza.
Gli Stati Uniti sono impegnati nella modernizzazione nucleare più costosa al mondo e i risultati delle elezioni del 2024 suggeriscono che gli Stati Uniti espanderanno il loro programma nucleare per includere un maggior numero di opzioni militari.


 

Il cambiamento climatico: impatti devastanti e insufficiente progresso
Gli impatti del cambiamento climatico sono aumentati nell'ultimo anno; una miriade di indicatori, tra cui l'innalzamento del livello dei mari e della temperatura superficiale globale, hanno superato i record precedenti. La temperatura media globale dell'aria superficiale nel periodo gennaio-settembre del 2024 è stata di 1,54 gradi rispetto al livello pre-industriale, già leggermente superiore all'obiettivo della “linea di difesa” di 1,5 gradi proposto dall'Accordo di Parigi. I fenomeni meteorologici estremi e altri eventi influenzati dal cambiamento climatico, come inondazioni, cicloni tropicali, ondate di calore, siccità e incendi selvaggi, hanno colpito tutti i continenti. Le emissioni globali di gas a effetto serra che determinano il cambiamento climatico hanno continuato ad aumentare. La media globale delle concentrazioni superficiali di anidride carbonica, metano e protossido di azoto hanno raggiunto nuovi massimi.
Sul fronte economico, un recente studio suggerisce che il cambiamento climatico comporterà una riduzione significativa dei redditi medi entro la metà del secolo; e i paesi che saranno colpiti più duramente sono quelli che si trovano alle latitudini più basse, che hanno molta meno ricchezza e le cui emissioni pro capite sono solo una piccola frazione di quelle prodotte nei paesi ricchi. La prognosi a lungo termine per i tentativi del mondo di affrontare il cambiamento climatico rimane scarsa, in quanto la maggior parte dei governi non riesce a mettere in atto i finanziamenti e le iniziative politiche necessarie per arrestare il riscaldamento globale. Gli investimenti per l'adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici sono molto più bassi di quelli necessari per evitare i peggiori impatti climatici. Si stima che i finanziamenti per il clima (che comprende sia gli sforzi di mitigazione che quelli di adattamento) devono aumentare di un fattore di almeno cinque volte in uno scenario di 1,5C aumento massimo della temperatura media. La crescita dell'energia solare ed eolica è stata impressionante, ma rimane insufficiente per stabilizzare il clima. A giudicare dalle recenti campagne elettorali, il cambiamento climatico è considerato una bassa priorità negli Stati Uniti e in molti altri paesi.


 

Spaventose minacce biologiche
Le malattie emergenti e ri-emergenti continuano a minacciare l'economia, la società e la sicurezza del mondo. La comparsa fuori stagione e la permanenza in stagione di influenza aviaria altamente patogena (HPAI), la sua diffusione agli animali da allevamento e ai prodotti lattiero-caseari, e il verificarsi di casi umani si sono combinati per creare la possibilità di una devastante pandemia umana. La capacità di tutti i virus influenzali di mutare, scomporsi e ricombinarsi per creare nuovi ceppi rende l'emergere di una versione dell'influenza aviaria trasmissibile all'uomo una seria possibilità. Nel frattempo, il cambiamento climatico altera le caratteristiche degli habitat in tutto il mondo, con un maggior numero di animali che diffondono malattie tra loro e all'uomo. Cresce anche la preoccupazione per la continua proliferazione in tutto il mondo di laboratori biologici ad alto contenimento per ricerche biologiche ad alto rischio. Tali ricerche sono alla base dei progressi della scienza biologica ma comportano anche pericoli; i regimi di supervisione non tengono il passo, aumentando la possibilità che agenti patogeni con potenziale pandemico possano sfuggire accidentalmente dai laboratori. I rapidi progressi dell'intelligenza artificiale hanno aumentato il rischio che terroristi (o governi) possano raggiungere la capacità di progettare armi biologiche per le quali non esistono contromisure. Le tensioni geopolitiche e le guerre vere e proprie interrompono (e in alcuni casi distruggono) l'assistenza sanitaria e l'infrastruttura della sanità pubblica, aumentando il rischio di diffusione delle malattie.
Le nazioni note per possedere programmi attivi di armi biologiche (ad esempio, Russia e Corea del Nord) potrebbero dispiegare queste armi in qualsiasi momento. La recente ristrutturazione ed espansione di uno degli ex complessi russi di armi biologiche aumenta i timori a livello mondiale. Le organizzazioni terroristiche e gli estremisti violenti continuano a rendere noto il loro desiderio di ottenere e utilizzare agenti biologici.
Per ridurre le minacce biologiche i leader mondiali dovrebbero: aumentare la sorveglianza delle malattie e condividere i risultati con tutte le nazioni;  istituire autorità ed esperti competenti per fornire informazioni affidabili e aggiornate sulle malattie e sui loro spostamenti nel mondo;  aumentare la segnalazione dei cambiamenti strutturali delle malattie in relazione ai cambiamenti climatici e aggiornare i piani di preparazione, sorveglianza, risposta, recupero e mitigazione; rallentare la proliferazione di laboratori ad alto contenimento e istituire norme per l'uso e l'acquisizione di materiale biologico; smantellare i programmi attivi di armi biologiche.



Tecnologie dirompenti da sorvegliare nel 2025
Altre tecnologie dirompenti stanno evolvendo in modi che rendono il mondo più pericoloso. Uno degli sviluppi tecnologici recenti più significativi riguarda il drammatico progresso dell'intelligenza artificiale (AI). In particolare, lo sviluppo di modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) come il GPT-4 ha portato a un intenso dibattito pubblico sui possibili rischi esistenziali posti da ulteriori rapidi progressi nel settore, mentre si concentra l'attenzione sulle minacce reali e immediate che l'AI pone, in particolare per le sue applicazioni, attuali nelle armi convenzionali e possibili future nei sistemi nucleari.
Nell'ultimo anno, ci sono state diverse segnalazioni sull'incorporazione dell'IA nella guerra in Ucraina e Israele avrebbe utilizzato un sistema basato sull'IA per creare liste di bersagli a Gaza. Questi sforzi sollevano domande sulla misura in cui in cui le macchine saranno autorizzate a prendere decisioni militari, anche quelle che potrebbero uccidere su vasta scala, comprese quelle relative all'uso di armi nucleari.
L'esercito statunitense sta chiedendo esplicitamente agli appaltatori di incorporare l'IA nei sistemi di comando e controllo non nucleari. Secondo dichiarazioni pubbliche, la Russia sta progettando di incorporare l'IA nei suoi sistemi di comando e controllo nucleare e gli Stati Uniti nei "nei sistemi di supporto decisionale utilizzati per le armi nucleari".
Per quanto riguarda le operazioni militari convenzionali, l'IA viene ampiamente impiegata nei sistemi di intelligence, sorveglianza, ricognizione, simulazione e attività di addestramento e diversi paesi (tra cui gli Stati Uniti) stanno aumentando capacità di utilizzare l'intelligenza artificiale sul campo di battaglia. Particolarmente preoccupanti sono le armi autonome letali, che identificano e distruggono gli obiettivi senza l'intervento umano. Fortunatamente, molti paesi stanno riconoscendo l'importanza di regolamentare l'IA e stanno e stanno iniziando a prendere provvedimenti per minimizzare i suoi potenziali dannosi. Drammatica è stata l'espansione dell'impiego bellico dei droni nel conflitto in Ucraina, con entrambe le parti utilizzanti droni in attacchi a distanza ben oltre il campo di battaglia. Ciò ha portato molti paesi a incorporare i droni nelle loro dottrine militari, oltre a incrementare la produzione e il commercio di droni armati di tutti i tipi. Lo sviluppo di nuove tattiche e usi innovativi dei droni stanno cambiando le operazioni militari e darà il via a programmi di nuove armi per contrastare i sistemi aerei senza pilota.
La crescente belligeranza tra Stati Uniti, Russia e Cina nello spazio rende difficile evitare una corsa ad armamenti spaziali e aumenta la probabilità di un conflitto in tale ambiente, dato che i satelliti, di proprietà sia dei governi che di privati, diventano sempre più importanti come obiettivi militari. Cina e Russia stanno attivamente sviluppando capacità anti-satellite, con l'esistenza di piani per collocare armi nucleari in orbita. La crescente presenza di armi ipersoniche in teatri regionali contesi aumenta sostanzialmente il rischio di escalation. Il recente utilizzo contro l'Ucraina da parte della Russia di missili balistici e cruise a media gittata è un esempio di questo pericolosa tendenza tecnologica. La presenza di armi ipersoniche cinesi potrebbe peggiorare le dinamiche di sicurezza in aree contese come il Mar Cinese Meridionale. I pericoli finora considerati sono aggravati da un potente moltiplicatore di minacce: la diffusione (anche da parte di leader politici) di disinformazioni e teorie cospirative che degradano l'ecosistema della comunicazione e offuscano sempre di più il confine tra verità e falsità. I progressi dell'intelligenza artificiale rendono più facile la diffusione di informazioni false o non autentiche su Internet e rendono più difficile individuarle. Allo stesso tempo, alcune nazioni si impegnano in utilizzi della disinformazione e di altre forme di propaganda per sovvertire le elezioni in altri stati.
Questa corruzione dell'ecosistema informativo mina il discorso pubblico e il dibattito onesto da cui dipende la democrazia. La distorsione dell'ambiente informativo potrebbe essere un fattore importante nell'impedire al mondo di affrontare efficacemente le principali minacce urgenti come la guerra nucleare, le pandemie e i cambiamenti climatici.
Il martoriato panorama dell'informazione viene aggravato da leader che ignorano la scienza e si sforzano di sopprimere la libertà di parola e i diritti umani, compromettendo le discussioni pubbliche basate sui fatti, necessarie per combattere le enormi minacce che il mondo deve affrontare.


 

Come riportare indietro l'orologio
Lo scopo del Doomsday Clock è quello di avviare una conversazione globale sulle minacce esistenziali molto reali che tengono svegli di notte i migliori scienziati del mondo. I leader nazionali devono iniziare a discutere di questi rischi globali prima che sia troppo tardi. Riflettere su queste questioni di vita o di morte e avviare un dialogo sono i fattori più importanti per riportare indietro l'orologio e allontanarsi dalla mezzanotte.



Continuare ciecamente sulla strada attuale è una forma di follia. Gli Stati Uniti, la Cina e la Russia hanno il potere collettivo di distruggere la civiltà. Questi tre paesi hanno la responsabilità primaria di riportare il mondo dall'orlo del baratro, e possono farlo se i loro leader iniziano seriamente e in buona fede discussioni sulle minacce globali qui delineate. Nonostante i loro profondi disaccordi, dovrebbero fare questo primo passo senza indugio. Il mondo dipende da un'azione immediata. Mancano 89 secondi alla mezzanotte.

LA SPARTIZIONE DELL’ARTICO




SAN GIORGIO A CREMANO



Gli studenti scrivono al Sindaco.


Caro Sindaco,
Siamo un gruppo di studenti della scuola media I.C. Don Milani Dorso di San Giorgio a Cremano e scriviamo questa petizione per chiederle che i beni confiscati alla mafia vengano intitolati alle vittime innocenti delle organizzazioni criminali. I beni confiscati sono simboli della vittoria dello Stato contro la criminalità e, per noi, dovrebbero onorare chi ha perso la vita per combattere la mafia. Troppo spesso le vittime vengono dimenticate, ma è fondamentale mantenere vivo il loro ricordo, affinché il loro sacrificio non vada perduto. Le 9 strutture confiscate dal Comune potrebbero diventare luoghi di memoria e speranza. Ogni nome associato a questi beni sarebbe non solo un atto di giustizia, ma anche un messaggio forte per le future generazioni sul valore della legalità e della lotta contro la criminalità organizzata. Chiediamo inoltre che il Comune garantisca trasparenza nella gestione dei beni confiscati (procedura di assegnazione, destinazione d’uso, realtà assegnataria) affinché tutti possano sapere ed essere coinvolti. Chiediamo dunque che sul sito del Comune tutti possano sapere, leggere e comprendere quali sono i beni confiscati e quale uso se ne fa. 
Con affetto,
Gli studenti delle classi 2I, 2E e 2A
I.C. Don Milani Dorso di San Giorgio a Cremano
 
Firma questa petizione se anche tu credi che ogni vittima della mafia meriti di essere ricordata e che i beni confiscati possano diventare simboli di memoria e rinascita. Unisciti a noi per costruire un futuro dove giustizia e legalità prevalgano.
 
https://www.change.org/p/diamo-nome-alla-memoria-intitoliamo-i-beni-confiscati-alle-vittime-della-mafia/psf/promote_or_share
 

LA COSTITUZIONE IN SARDEGNA
Ad Orani sabato 8 febbraio 2025




ARTE DIFFUSA



martedì 4 febbraio 2025

BIBLIOTECA SORMANI
Immagini e Parole contro le guerre.


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Dal 6 febbraio al 1° marzo 2025

Corso di Porta Vittoria 6 - Milano


Lo spazio Sormani Svelata ospiterà da giovedì 6 febbraio una selezione di testi poetici tratti dal libro di Paolo De BenedettiCantano tutti i ricordiNulla può fare ch’io non sogni (MC Editrice), accompagnati da alcune delle illustrazioni originali realizzate da Francesco Santosuosso per il libro, oltre a riproduzioni dei disegni ingranditi e impreziositi da ritocchi eseguiti per l’esposizione.

Cosa dicono oggi questi testi datati 1944? La giovinezza che incontra morti atroci, il grido che chiede ricordo e che, come sottolinea la sorella Maria nell'introduzione, afferma il diritto a non sottomettersi.

 
Lo sguardo poetico di Paolo De Benedetti, che restituisce memoria trasformando il dolore, ci è d’aiuto ancora per vedere la dimensione collettiva dell’esistenza e agire con una rinnovata coscienza e responsabilità. 
A corredo dell’esposizione, la biblioteca proporrà una selezione di documenti sul tema della pace e dell’opposizione alla guerra, tratti dalle proprie raccolte librarie e archivistiche e dal libro Pace per Vivere. Gandhi Einstein in dialogo 
edito da MC Editrice.


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CONFLITTI E PREPOTENZA
di Romano Rinaldi



Con l’entrata in vigore dei nuovi dazi, l’America di Trump si avvia alla guerra commerciale col resto del mondo. Dunque potremo presto riconoscere la vera natura del “pacifismo” del nuovo presidente degli USA. Per ora scatena la guerra del 25%, ovvero un quarto di guerra… Niente male per essere considerato un pacifista solo per aver dichiarato, in campagna elettorale, che avrebbe posto fine alla guerra Russa contro l’Ucraina in 24 ore e a quella scatenata da Netanyahu contro Hamas, i palestinesi et al., in men che non si dica. Se il buon giorno si vede dal mattino, non credo ci sia molta speranza di una pace duratura in molte parti del mondo da ora in poi. Chiunque sa bene che le guerre sono spesso provocate o da motivi religiosi o da motivazioni economiche (spesso da entrambi) e sono alimentate dall’odio, una volta scatenate. Basta guardare la faccia che fa il neo-presidente del paese più ricco e potente al mondo nella sua foto ufficiale, per rendersi conto che difficilmente un piglio di quel genere può evocare simpatia, convivenza pacifica o addirittura amorevole compassione. Non è quindi difficile prevedere che pur se dovessero verificarsi le condizioni per un cessate il fuoco nelle aree al momento più calde e preoccupanti di conflitto, la Pace in generale sarà una chimera ancora almeno per i prossimi quattro anni.
Penso dunque che le attese dei veri pacifisti che hanno confidato e tutt’ora confidano in questa nuova amministrazione americana per vedere realizzati i loro sogni, saranno ben presto tradite dall’evidente narcisismo egocentrico dell’era MAGA.
A proposito della prepotenza data dalla forza e dal denaro, guarda caso i due peggiori conflitti degli ultimi tempi sono stati scatenati da due potenze nucleari all’apice di una fase di ricchezza (o prosperità) delle classi dirigenti di quei due Paesi. Spinte da un chiaro desiderio espansionista. Il prossimo passo, già annunciato dalla Casa Bianca, sarà la sottomissione, in un modo o nell’altro del Canada e della Groenlandia. Sarà interessante vedere se la NATO, in virtu’ dell’Art. 5 del Trattato, sarà costretta a lanciare un’offensiva militare preventiva su Washington D.C. per evitare un conflitto con gli USA!

LIBERARE ÖCALAN


 
Verso la soluzione.
 
Il 15 febbraio 2025 segnerà il 26° anniversario della cattura di Abdullah Öcalan, il leader storico del movimento curdo e figura centrale nella lotta per i diritti e l'autodeterminazione del popolo curdo. Dal 1999, Öcalan è detenuto in isolamento sull'isola-prigione di Imrali. La sua prigionia rappresenta un simbolo della più ampia repressione contro le rivendicazioni curde, ma anche della difficoltà della Turchia nell'affrontare una soluzione politica e pacifica a un conflitto che perdura da decenni. La liberazione di Abdullah Öcalan non riguarda soltanto la giustizia per un uomo imprigionato in condizioni che violano il diritto internazionale e lo stesso sistema giuridico turco, ma costituisce anche un passo fondamentale per la costruzione di una pace duratura tra lo stato turco e il popolo curdo. Nel corso degli anni, Öcalan ha più volte espresso la sua disponibilità a negoziare e a promuovere la pace, avanzando proposte che prevedono il riconoscimento dei diritti dei curdi all'interno di una Turchia democratica e pluralista. In tutto il paese, le pratiche utilizzate sull'isola di Imrali sono state estese per soffocare ogni forma di dissenso e di opposizione che veda nella soluzione politica della questione curda una possibile svolta verso una trasformazione democratica dell'intero Medio Oriente. Attraverso la prigionia di Abdullah Öcalan, lo Stato turco non solo cerca di isolarlo fisicamente come individuo, ma mira anche a soffocare i risultati democratici emersi dalle sue idee.
Il 28 dicembre scorso, una delegazione del Partito DEM, composta dai parlamentari Sırrı Süreyya Önder e Pervin Buldan, ha incontrato Abdullah Öcalan nell'isola-prigione di Imrali. Si trattava del primo incontro completo con Öcalan dopo nove anni, a seguito dei negoziati del 2015 tra lo stato turco e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) interrotti da Erdogan. Questo incontro è stato preceduto da una visita familiare, avvenuta a ottobre, con il nipote Omer Öcalan.
Pur rappresentando un segnale positivo, considerando che Öcalan era stato sottoposto a un isolamento totale per quasi quattro anni, le condizioni della sua detenzione rimangono inaccettabili e continuano a costituire un ostacolo a un possibile nuovo processo di pace. Infatti, se i colloqui avviati a Imrali dovessero portare a una nuova fase negoziale, essi non sarebbero né equi né trasparenti se una delle parti fosse costretta a parteciparvi in condizioni di prigionia, senza la possibilità di comunicare liberamente con il proprio movimento politico e con il popolo curdo. Le implicazioni di un nuovo processo di pace non si limitano ai confini turchi. Un possibile accordo potrebbe infatti rimuovere l'ostacolo maggiore per l'Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est (Rojava) nella partecipazione alla costruzione di una nuova Siria, dopo la fine del regime di Assad. Le minacce, le pressioni e le operazioni militari turche, che attraverso i suoi mercenari ha già occupato vasti territori del Rojava, minacciano di distruggere la rivoluzione delle donne del Rojava e di sfollare i popoli che la portano avanti.
Il Confederalismo Democratico, proposto da Abdullah Öcalan, ha innescato un risveglio sociale in tutto il Kurdistan. I principi di uguaglianza di genere e la costruzione di una società democratica ed ecologica sono alla base di importanti processi di trasformazione, come quelli in atto in Rojava e nell'autogoverno ezida di Shengal.
Per queste ragioni invitiamo tutti i partiti, organizzazioni politiche e umanitarie, sindacati, collettivi e singoli solidali a partecipare alle manifestazioni che si terranno alle 14:30 a Roma Piazzale Ugo La Malfa e Milano Piazza Cairoli il 15 Febbraio 2025.
Ufficio d’informazione del Kurdistan in Italia 
Rete Kurdistan Italia
Associazione Centro Socio-Culturale Ararat 


Per adesioni:
Info.uikionlus@gmail.com
info@retekurdistan.it
 
Adesioni
COBAS Confederazione dei Comitati di Base
Associazione Ya Basta Bologna
Municipi Sociali Bologna - Tpo e Làbas 
Associazione Anbamed
Associazione Verso il Kurdistan Odv
CRED - Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia aderisce!
CULTURA È LIBERTÀ
Catanesi solidali con il popolo curdo
Rete Jin
Alkemia News Modena
La redazione del giornale "Odissea" di Milano
Associazione Senzaconfine
Jineoloji Italia
COBAS SCUOLA SARDEGNA
Cooperazione Rebelde Napoli
LOA Acrobax
Il Comitato Berta Vive Milano
COBAS Pescara-Chieti 
Palermo Solidale con il Popolo Kurdo,
Assemblea NoGuerra di Palermo 
Laboratorio Andrea Ballarò di Palermo 
Gianni Sartori (giornalista free-lance)
Caterina Mecozzi - Marino (RM)
Stefano Mannironi, avvocato


 

SETTIMO MILANESE


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Maratona di Poesia e Musica per la Pace e il Disarmo

Sabato 8 febbraio 2025 dalle ore 10 in poi presso Palazzo Granaio e Biblioteca Caronni.

lunedì 3 febbraio 2025

IL PARTITO DELLA NAZIONE
di Franco Astengo



Arianna Meloni: “Siamo il partito della nazione”.
 
Al di là delle ragioni motivazionali rivolte alla propria squadra che possono risultare anche comprensibili questa frase merita un approfondimento senza il quale si lascia intatta tutta la sua - pericolosa - valenza enfatica. Prima di tutto l’idea di autoproclamarsi “partito della nazione” si scontra contro una crisi costante del sistema dei partiti e di trasformazione di natura stessa del partito politico che appare assolutamente evidente. Verifichiamo prima di tutto il piano del consenso elettorale: gli ultimi dati complessivi in nostro possesso riguardano le elezioni europee 2024 (elezioni europee che rappresentano storicamente il punto di più basso di raccolta del consenso da parte dell'insieme del sistema politico).
Il 9 giugno 2024 su 51.214.348 aventi diritto i voti validi espressi furono 23. 415. 587. Fratelli d’Italia ha conseguito la maggioranza relativa con 6.733.906 voti e le tre forze che formano il governo hanno ottenuto complessivamente 9.079.242: nell’analoga votazione svolta nel 2019 la maggioranza relativa spettò alla Lega con 9.175.208 voti (all’incirca 2.500.000 in più rispetto a FdI 2024: fu quando Salvini chiese i “pieni poteri”) mentre l’insieme del centro destra raccolse 13.252. 990 voti (oltre 4 milioni di voti in più rispetto al 2024) in un quadro generale di partecipazione al voto che aveva visto l’espressione di 26. 783.732 suffragi su 50.974.994 aventi diritto.
Per quel che può valere il dato elettorale appare evidente il calo di consenso complessivo: nel tempo Fratelli d’Italia ha tolto voti agli alleati (in particolare alla Lega) in un quadro di calo complessivo nella raccolta di consenso sia del centro-destra sia del sistema nel suo insieme (un dato questo che dovrebbe preoccupare tutti e nell'occasione tralasciamo le cifre - paurose - del calo accusato dal M5S soggetto trainante dell’anti-politica e assoluto primo fornitore della crescita della disaffezione e della crisi complessiva del sistema). L’altro elemento da prendere in considerazione in uno sviluppo d’analisi è quello della funzione di governo che Fratelli d’Italia esercita in una dimensione fortemente accentrata nella figura della presidente del Consiglio.



Esaminiamo allora alcuni aspetti di questa politica di governo:
1) Sul piano della politica economica la legge di bilancio si situa tranquillamente nell’alveo dell’austerity imposto da Bruxelles e interpretata, attraverso modeste torsioni sul piano fiscale, a favore dei ceti più abbienti e a scapito di “ultimi” e “penultimi” (copyright questo dei “penultimi” del convegno di Orvieto dell’area liberaldemocratica);
2) Sul piano della politica estera le vicende più recenti segnalano una sorta di delega al “nuovo corso” USA cui la presidente del consiglio si è prontamente allineata nel tentativo di interpretare una variazione sostanziale soprattutto nel riguardo dell’UE di cui l'Italia intenderebbe farsi ambasciatrice in un quadro di ripresa nazionalistica (verificheremo cosa ci dirà l’esito delle elezioni tedesche);
3) sul piano degli obiettivi di riforma a livello nazionale, finora si sono mossi gli obiettivi degli altri partner (Lega: autonomia differenziata; Forza Italia: magistratura) che urtano con la tradizione storica del partito di discendenza ideologica di FdI (il MSI) nazionalista e giustizialista (addirittura pro-pena di morte, del resto esercitata con larghezza nel corso della Repubblica Sociale 1943-45). Si è perso per strada l’improbabile premierato, bandiera di partenza della formazione di maggioranza relativa mentre del tutto fallimentare si è dimostrata la politica fin qui perseguita nei confronti del delicato tema dei migranti. Insomma: una politica di governo che parafrasando il motto di un film americano: “tutta chiacchiere e distintivo”. Quanto uscito fuori dalla riunione della Direzione Nazionale di Fdi non può restare senza risposta, una risposta però che - sui contenuti - dovrebbe far riflettere anche le forze di opposizione: infatti ci sono punti che li riguardano direttamente.

 

SALERNO
di Luigi Mazzella 


Luigi Mazzella
 
Sono nato a Salerno e sono stato sempre felice di sentirmi un figlio della Magna Grecia della cui cultura sono molto orgoglioso. Ad essa ho sempre ispirato la mia vita pubblica e privata. Ho sempre pensato che se gli immigrati dal Medio Oriente, ebrei, cristiani e mussulmani, con il loro fantasioso dualismo (un mondo di qua, reale e  concreto, e uno di là, solo immaginato) non avessero contaminato la filosofia monistica, empiristica, sperimentale e razionale dei filosofi sofisti e presocratici dell’era greco-romana e che se il supponente e autoritario Platone non avesse fornito la base per l’ideazione delle due utopie politiche più nefaste e funeste mai sognate ad occhi aperti (il fascismo e il comunismo), oggi la cultura Occidentale non sarebbe caratterizzata dall’assolutismo, dall’intolleranza e dall’autoritarismo camuffato della cosiddetta “democrazia” (termine usurpato). 



Ho sempre avuto una forte antipatia per Platone (nato nella Grecia, “parva” e troppo poco distante da popoli barbari per non conoscerne usi e costumi) creatore supponente e dispotico di una “schola” (l’Accademia) che, imponendo agli allievi di giurare unicamente in verba magistri, ha impedito per secoli ogni progresso e mutamento del pensiero. Di Platone e dei suoi succubi seguaci non mi ha mai convinto un bel nulla: né il mito della caverna né la sua immaginazione dell’“al di là” iperuranico che, a mio giudizio, faceva acqua come una nuvola piena di pioggia.



Il mio ceppo paterno era originario di Procida. Quei miei antenati, trasferitisi in “Continente” si erano assestati a Vitulano nel Beneventano e poi a Eboli, Campagna, altri centri della piana del Sele e Salerno. Mio nonno, Camillo, mi parlava spesso di un cugino, suo omonimo rimasto nel Patriziato di Vitulano e divenuto il primo cardinale gesuita nella storia del Papato. Di questo parente la libreria di nonno Camillo racchiudeva libri voluminosi (oggi in mio possesso) scritti in latino. La famiglia di mia madre era, invece, salernitana tout court e vantava l’esercizio della professione forense a livelli molto alti da diverse generazioni. Grazie al mio amico Vincenzo De Luca, di cui non ho mai condiviso la militanza politica a causa della mia idiosincrasia per ogni assolutismo (religioso o politico, senza alcuna differenza) ma di cui sono stato (e sono) grande estimatore come Sindaco (per diversi mandati) della mia città, ritorno sempre volentieri a Salerno che ha ricevuto una trasformazione urbana che ne ha mutato radicalmente il volto. 



Credo che nessuna città italiana come Salerno possa vantare l’apporto internazionale dei maggiori architetti contemporanei. Il barcellonese Oriol Bohigas ha ridisegnato soprattutto il suo splendido “lungomare”; Ricardo Bofill, anch’egli spagnolo di Barcellona e di madre veneziana, ha firmato il Crescent di piazza della Libertà, costruzione poderosa di grande impatto scenografico che ricalca le linee curve (come quelle della gobba a ponente della “luna crescente”, e prende lo stesso nome dell’edificio esistente a Bath, in Inghilterra; David Chipperfield, inglese, ha progettato la “cittadella giudiziaria” che a dispetto del nome ha un’estensione immensa; a Zaha Hadid si deve la progettazione della Stazione marittima; a Santiago Calatrava quella della Marina d’Arechi (probabilmente, il porto turistico più bello del Mediterraneo. 



Infine, al mio amico fraterno, Paolo Portoghesi, primo di ogni altro suo collega in ordine di tempo, è dovuta la realizzazione della Chiesa della Sacra Famiglia, vero capolavoro dell’architettura contemporanea post-moderna. Naturalmente, vi sono monumenti insigni anche di epoche antecedenti, riportati nei libri di storia dell’arte italiana. I due più famosi sono la Cattedrale dell’XI secolo edificata per volere di Roberto il Guiscardo e del vescovo Alfano I° con un famoso campanile in stile arabo-normanno di notevole altezza e l’Acquedotto medievale eretto, su originalissime (per quei tempi) arcate ogivali, dai Longobardi nel IX secolo. Da non credente ho sempre apprezzato l’equidistanza e l’ironia dei miei antichi concittadini che hanno sempre ammirato, nel Duomo, l’opera di Dio e nell’acquedotto quella di Satana (l’acquedotto è stato battezzato popolarmente “Ponte del Diavolo” perché considerato costruito “con l’aiuto di demoni”).



Salerno, al di là del suo interesse architettonico e della sua bellezza  paesaggistica, è una città considerata, da molti suoi visitatori, civile e ordinata, molto diversa dalla vicina Napoli di cui condivide, con la costiera amalfitana e quella sorrentina, il dialetto ma non la capacità di comporre canzoni di sonora e soave bellezza melodica. È, in altre parole, un centro di vita caratterizzato più dalla razionalità delle scelte dei suoi abitanti che non della loro fantasia creativa. E ciò, forse, perché le influenze subìte dalle due città sono state, nei secoli, diverse. Gli Etruschi aggirarono Napoli e il suo territorio circostante e arrivarono alla piana del Sele e dell’Irno (donde: Salerno). 



In seguito Salerno vide alternarsi sul suo territorio popoli in prevalenza nordici (Normanni, Svevi, Longobardi) dai nomi strani: Arechi, Gisolfo, Ermengarda, Sichelgaita in luogo dei Ciro, Gennaro, Carmela, Concetta del capoluogo napoletano, dominato prevalentemente da Francesi e Spagnoli (il motto “Franza o Spagna purché se magna” sarebbe nato nei vicoli di Forcella). Salerno, come colonia romana, era frequentata da villeggianti amanti del mare, come Orazio.



La mia città vanta primati più in sede scientifica che artistica. Nel Medio Evo divenne nota per la Scuola Medica, di fama europea, particolarmente esperta nella conoscenza e nella cura dei veleni e per i giardini della Minerva. In letteratura, Salerno è citata in tre novelle del Boccaccio, nel Cunto de li Cunti di Basile, nella tragedia Ricciarda di Ugo Foscolo e in un romanzo di Andersen L’improvvisatoreGli scrittori nativi divenuti celebri sono stati Masuccio salernitano che esalta i suoi concittadini e sbertuccia amalfitani e cavaiuoli (deformazione di: cavesi) e tra i contemporanei Alfonso Gatto che nel nome della citta coglie una “rima d’inverno (dolce) e di eterno”. A Salerno ho frequentato il Liceo classico “Torquato Tasso” ma per l’Università ho dovuto recarmi a Napoli negli imponenti edifici, siti sul Rettifilo, della famosa “Federico II”, nota soprattutto per la sua Facoltà di Giurisprudenza. La mia città, infatti, è divenuta sede universitaria solo dopo oltre un decennio dal mio trasferimento a Roma.



Un’ultima annotazione. Come avvocato dello Stato (fino al culmine della carriera con la carica di Avvocato Generale) e, poi, giudice della Corte Costituzionale, oltre che come Ministro per la Funzione Pubblica e capo di gabinetto in molti Ministeri sono vissuto nell’ambiente forense e della pubblica Amministrazione per circa sessanta anni. Orbene, a parte la Corte Costituzionale (costituita successivamente), Cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Ministeri hanno avuto, sia pure per breve tempo, sede nella mia città e ho avuto modi di conoscerne esistenza e struttura prima del mio trasferimento a Roma. 



Dal febbraio all’agosto del 1944 Salerno è stata, infatti, la sede del governo italiano, ospitando due Esecutivi Badoglio ed uno Bonomi. Nei libri di Storia si parla pure di “svolta di Salerno”; ma data la sostanziale immobilità dell’Occidente da oltre duemila anni credo che il valore enfatico dell’espressione sia indubbio.