Pagine
▼
mercoledì 5 febbraio 2025
VERSO LA FINE
SAN GIORGIO A CREMANO
Gli studenti scrivono al Sindaco.
Caro
Sindaco,
Siamo un gruppo di studenti della scuola media I.C. Don Milani Dorso di San Giorgio a
Cremano e scriviamo questa petizione per chiederle
che i beni confiscati alla mafia
vengano intitolati alle vittime innocenti delle organizzazioni criminali.
I beni confiscati sono simboli della vittoria dello Stato contro la
criminalità e, per noi, dovrebbero onorare chi ha perso la vita per combattere
la mafia. Troppo spesso le vittime vengono dimenticate, ma è fondamentale
mantenere vivo il loro ricordo, affinché il loro sacrificio non vada perduto.
Le 9 strutture confiscate dal
Comune potrebbero diventare
luoghi di memoria e speranza. Ogni nome associato a questi beni sarebbe non
solo un atto di giustizia, ma anche un messaggio forte per le future
generazioni sul valore della legalità e della lotta contro la criminalità
organizzata. Chiediamo inoltre che il Comune garantisca trasparenza nella gestione dei beni confiscati (procedura
di assegnazione, destinazione d’uso, realtà assegnataria) affinché tutti
possano sapere ed essere coinvolti. Chiediamo dunque che sul sito del Comune
tutti possano sapere, leggere e comprendere quali sono i beni confiscati e
quale uso se ne fa.
Con affetto,
Gli studenti delle classi 2I, 2E e 2A
I.C. Don Milani Dorso di San Giorgio a Cremano
Firma questa
petizione se anche tu credi che ogni vittima della mafia meriti di essere
ricordata e che i beni confiscati possano diventare simboli di memoria e rinascita. Unisciti a noi per costruire un
futuro dove giustizia e legalità prevalgano.
https://www.change.org/p/diamo-nome-alla-memoria-intitoliamo-i-beni-confiscati-alle-vittime-della-mafia/psf/promote_or_share
martedì 4 febbraio 2025
BIBLIOTECA
SORMANI
Immagini e Parole
contro le guerre.
Cliccare sulla locandina per ingrandire
Dal 6 febbraio al 1° marzo 2025
Corso di Porta Vittoria 6 - Milano
Lo spazio Sormani
Svelata ospiterà da giovedì 6
febbraio una selezione di testi poetici tratti dal libro di Paolo De Benedetti, Cantano tutti i ricordi. Nulla può fare ch’io non sogni (MC Editrice), accompagnati da alcune delle
illustrazioni originali realizzate da Francesco Santosuosso per il libro, oltre a riproduzioni dei disegni ingranditi e
impreziositi da ritocchi eseguiti per l’esposizione.
Cosa dicono oggi questi testi datati 1944? La giovinezza che incontra morti
atroci, il grido che chiede ricordo e che, come sottolinea la sorella Maria
nell'introduzione, afferma il diritto a non sottomettersi.
Lo sguardo poetico di Paolo De Benedetti,
che restituisce memoria trasformando il dolore, ci è d’aiuto ancora per vedere
la dimensione collettiva dell’esistenza e agire con una rinnovata
coscienza e responsabilità.
A corredo dell’esposizione, la biblioteca proporrà una selezione di documenti
sul tema della pace e dell’opposizione alla guerra, tratti dalle proprie
raccolte librarie e archivistiche e dal libro Pace per Vivere. Gandhi
Einstein in dialogo edito
da MC Editrice.
Cliccare sulla locandina per ingrandire |
CONFLITTI E PREPOTENZA
di Romano
Rinaldi
Con l’entrata in vigore dei nuovi dazi, l’America
di Trump si avvia alla guerra commerciale col resto del mondo. Dunque potremo
presto riconoscere la vera natura del “pacifismo” del nuovo presidente degli
USA. Per ora scatena la guerra del 25%, ovvero un quarto di guerra… Niente male
per essere considerato un pacifista solo per aver dichiarato, in campagna
elettorale, che avrebbe posto fine alla guerra Russa contro l’Ucraina in 24 ore
e a quella scatenata da Netanyahu contro Hamas, i palestinesi et al., in men
che non si dica. Se il buon giorno si vede dal mattino, non credo ci sia molta
speranza di una pace duratura in molte parti del mondo da ora in poi. Chiunque
sa bene che le guerre sono spesso provocate o da motivi religiosi o da
motivazioni economiche (spesso da entrambi) e sono alimentate dall’odio, una
volta scatenate. Basta guardare la faccia che fa il neo-presidente del paese
più ricco e potente al mondo nella sua foto ufficiale, per rendersi conto che
difficilmente un piglio di quel genere può evocare simpatia, convivenza pacifica
o addirittura amorevole compassione. Non è quindi difficile prevedere che pur
se dovessero verificarsi le condizioni per un cessate il fuoco nelle aree al
momento più calde e preoccupanti di conflitto, la Pace in generale sarà una
chimera ancora almeno per i prossimi quattro anni.
Penso
dunque che le attese dei veri pacifisti che hanno confidato e tutt’ora
confidano in questa nuova amministrazione americana per vedere realizzati i
loro sogni, saranno ben presto tradite dall’evidente narcisismo egocentrico
dell’era MAGA.
A proposito della prepotenza data
dalla forza e dal denaro, guarda caso i due peggiori conflitti degli ultimi
tempi sono stati scatenati da due potenze nucleari all’apice di una fase di
ricchezza (o prosperità) delle classi dirigenti di quei due Paesi. Spinte da un
chiaro desiderio espansionista. Il prossimo passo, già annunciato dalla Casa
Bianca, sarà la sottomissione, in un modo o nell’altro del Canada e della
Groenlandia. Sarà interessante vedere se la NATO, in virtu’ dell’Art. 5 del
Trattato, sarà costretta a lanciare un’offensiva militare preventiva su
Washington D.C. per evitare un conflitto con gli USA!
LIBERARE ÖCALAN
Verso
la soluzione.
Il 15 febbraio
2025 segnerà il 26° anniversario della cattura di Abdullah Öcalan, il leader
storico del movimento curdo e figura centrale nella lotta per i diritti e
l'autodeterminazione del popolo curdo. Dal 1999, Öcalan è detenuto in
isolamento sull'isola-prigione di Imrali. La sua prigionia rappresenta un
simbolo della più ampia repressione contro le rivendicazioni curde, ma anche
della difficoltà della Turchia nell'affrontare una soluzione politica e
pacifica a un conflitto che perdura da decenni. La liberazione di Abdullah
Öcalan non riguarda soltanto la giustizia per un uomo imprigionato in
condizioni che violano il diritto internazionale e lo stesso sistema giuridico
turco, ma costituisce anche un passo fondamentale per la costruzione di una
pace duratura tra lo stato turco e il popolo curdo. Nel corso degli anni,
Öcalan ha più volte espresso la sua disponibilità a negoziare e a promuovere la
pace, avanzando proposte che prevedono il riconoscimento dei diritti dei curdi
all'interno di una Turchia democratica e pluralista. In tutto il paese, le
pratiche utilizzate sull'isola di Imrali sono state estese per soffocare ogni
forma di dissenso e di opposizione che veda nella soluzione politica della
questione curda una possibile svolta verso una trasformazione democratica
dell'intero Medio Oriente. Attraverso la prigionia di Abdullah Öcalan, lo Stato
turco non solo cerca di isolarlo fisicamente come individuo, ma mira anche a
soffocare i risultati democratici emersi dalle sue idee.
Il 28 dicembre scorso, una
delegazione del Partito DEM, composta dai parlamentari Sırrı Süreyya Önder e
Pervin Buldan, ha incontrato Abdullah Öcalan nell'isola-prigione di Imrali. Si
trattava del primo incontro completo con Öcalan dopo nove anni, a seguito dei
negoziati del 2015 tra lo stato turco e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan
(PKK) interrotti da Erdogan. Questo incontro è stato preceduto da una visita
familiare, avvenuta a ottobre, con il nipote Omer Öcalan.
Pur rappresentando un segnale
positivo, considerando che Öcalan era stato sottoposto a un isolamento totale
per quasi quattro anni, le condizioni della sua detenzione rimangono
inaccettabili e continuano a costituire un ostacolo a un possibile nuovo
processo di pace. Infatti, se i colloqui avviati a Imrali dovessero portare a
una nuova fase negoziale, essi non sarebbero né equi né trasparenti se una
delle parti fosse costretta a parteciparvi in condizioni di prigionia, senza la
possibilità di comunicare liberamente con il proprio movimento politico e con
il popolo curdo. Le implicazioni di un nuovo processo di pace non si limitano
ai confini turchi. Un possibile accordo potrebbe infatti rimuovere l'ostacolo
maggiore per l'Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est (Rojava) nella
partecipazione alla costruzione di una nuova Siria, dopo la fine del regime di
Assad. Le minacce, le pressioni e le operazioni militari turche, che attraverso
i suoi mercenari ha già occupato vasti territori del Rojava, minacciano di
distruggere la rivoluzione delle donne del Rojava e di sfollare i popoli che la
portano avanti.
Il Confederalismo Democratico,
proposto da Abdullah Öcalan, ha innescato un risveglio sociale in tutto il
Kurdistan. I principi di uguaglianza di genere e la costruzione di una società
democratica ed ecologica sono alla base di importanti processi di
trasformazione, come quelli in atto in Rojava e nell'autogoverno ezida di
Shengal.
Per queste ragioni invitiamo tutti i
partiti, organizzazioni politiche e umanitarie, sindacati, collettivi e singoli
solidali a partecipare alle manifestazioni che si terranno alle
14:30 a Roma Piazzale Ugo La Malfa e Milano Piazza Cairoli il 15
Febbraio 2025.
Ufficio d’informazione del Kurdistan
in Italia
Rete Kurdistan Italia
Associazione Centro Socio-Culturale
Ararat
Per adesioni:
Info.uikionlus@gmail.com
info@retekurdistan.it
Adesioni
COBAS Confederazione dei Comitati di
Base
Associazione Ya Basta
Bologna
Municipi Sociali
Bologna - Tpo e Làbas
Associazione Anbamed
Associazione Verso il Kurdistan Odv
CRED - Centro di Ricerca ed
Elaborazione per la Democrazia aderisce!
CULTURA È LIBERTÀ
Catanesi solidali con il popolo curdo
Rete Jin
Alkemia News Modena
La redazione del giornale "Odissea" di Milano
Associazione Senzaconfine
Jineoloji Italia
COBAS SCUOLA SARDEGNA
Cooperazione Rebelde
Napoli
LOA Acrobax
Il Comitato Berta Vive
Milano
COBAS
Pescara-Chieti
Palermo Solidale con il Popolo Kurdo,
Assemblea NoGuerra di Palermo
Laboratorio Andrea Ballarò di Palermo
Gianni Sartori (giornalista
free-lance)
Caterina Mecozzi -
Marino (RM)
Stefano Mannironi,
avvocato
lunedì 3 febbraio 2025
IL PARTITO DELLA NAZIONE
di Franco Astengo
Arianna Meloni: “Siamo il partito della nazione”.
Al di là delle ragioni
motivazionali rivolte alla propria squadra che possono risultare anche
comprensibili questa frase merita un approfondimento senza il quale si lascia
intatta tutta la sua - pericolosa - valenza enfatica. Prima di tutto l’idea di
autoproclamarsi “partito della nazione” si scontra contro una crisi costante
del sistema dei partiti e di trasformazione di natura stessa del partito
politico che appare assolutamente evidente. Verifichiamo prima di
tutto il piano del consenso elettorale: gli ultimi dati complessivi in nostro possesso
riguardano le elezioni europee 2024 (elezioni europee che rappresentano
storicamente il punto di più basso di raccolta del consenso da parte
dell'insieme del sistema politico).
Il 9 giugno 2024 su 51.214.348 aventi
diritto i voti validi espressi furono 23. 415. 587. Fratelli d’Italia ha
conseguito la maggioranza relativa con 6.733.906 voti e le tre forze che
formano il governo hanno ottenuto complessivamente 9.079.242: nell’analoga
votazione svolta nel 2019 la maggioranza relativa spettò alla Lega con
9.175.208 voti (all’incirca 2.500.000 in più rispetto a FdI 2024: fu quando
Salvini chiese i “pieni poteri”) mentre l’insieme del centro destra raccolse
13.252. 990 voti (oltre 4 milioni di voti in più rispetto al 2024) in un quadro
generale di partecipazione al voto che aveva visto l’espressione di 26. 783.732
suffragi su 50.974.994 aventi diritto.
Per quel che può valere il dato
elettorale appare evidente il calo di consenso complessivo: nel tempo Fratelli
d’Italia ha tolto voti agli alleati (in particolare alla Lega) in un quadro di
calo complessivo nella raccolta di consenso sia del centro-destra sia del
sistema nel suo insieme (un dato questo che dovrebbe preoccupare tutti e
nell'occasione tralasciamo le cifre - paurose - del calo accusato dal M5S soggetto
trainante dell’anti-politica e assoluto primo fornitore della crescita della
disaffezione e della crisi complessiva del sistema). L’altro elemento da
prendere in considerazione in uno sviluppo d’analisi è quello della funzione di
governo che Fratelli d’Italia esercita in una dimensione fortemente accentrata
nella figura della presidente del Consiglio.
Esaminiamo allora alcuni aspetti di
questa politica di governo:
1) Sul piano della politica economica la
legge di bilancio si situa tranquillamente nell’alveo dell’austerity imposto da
Bruxelles e interpretata, attraverso modeste torsioni sul piano fiscale, a
favore dei ceti più abbienti e a scapito di “ultimi” e “penultimi” (copyright
questo dei “penultimi” del convegno di Orvieto dell’area liberaldemocratica);
2) Sul piano della politica estera le
vicende più recenti segnalano una sorta di delega al “nuovo corso” USA cui la
presidente del consiglio si è prontamente allineata nel tentativo di
interpretare una variazione sostanziale soprattutto nel riguardo dell’UE di cui
l'Italia intenderebbe farsi ambasciatrice in un quadro di ripresa
nazionalistica (verificheremo cosa ci dirà l’esito delle elezioni tedesche);
3) sul piano degli obiettivi di riforma a
livello nazionale, finora si sono mossi gli obiettivi degli altri partner
(Lega: autonomia differenziata; Forza Italia: magistratura) che urtano con la
tradizione storica del partito di discendenza ideologica di FdI (il MSI)
nazionalista e giustizialista (addirittura pro-pena di morte, del resto esercitata
con larghezza nel corso della Repubblica Sociale 1943-45). Si è perso per
strada l’improbabile premierato, bandiera di partenza della formazione di
maggioranza relativa mentre del tutto fallimentare si è dimostrata la politica
fin qui perseguita nei confronti del delicato tema dei migranti. Insomma: una politica di
governo che parafrasando il motto di un film americano: “tutta chiacchiere e
distintivo”. Quanto uscito fuori dalla riunione della
Direzione Nazionale di Fdi non può restare senza risposta, una risposta però
che - sui contenuti - dovrebbe far riflettere anche le forze di opposizione:
infatti ci sono punti che li riguardano direttamente.
SALERNO
di Luigi Mazzella
Luigi Mazzella
Sono nato a
Salerno e sono stato sempre felice di sentirmi un figlio della Magna
Grecia della cui cultura sono molto orgoglioso. Ad essa ho sempre ispirato la mia vita pubblica e
privata. Ho sempre pensato che se gli immigrati dal Medio Oriente, ebrei,
cristiani e mussulmani, con il loro fantasioso dualismo (un mondo di qua, reale
e concreto, e uno di là, solo immaginato) non avessero
contaminato la filosofia monistica, empiristica, sperimentale e razionale dei
filosofi sofisti e presocratici dell’era greco-romana e che se il
supponente e autoritario Platone non avesse fornito la base per l’ideazione
delle due utopie politiche più nefaste e funeste mai sognate ad occhi aperti
(il fascismo e il comunismo), oggi la cultura Occidentale non sarebbe
caratterizzata dall’assolutismo, dall’intolleranza e dall’autoritarismo
camuffato della cosiddetta “democrazia” (termine usurpato).
Luigi Mazzella |