Ha fatto molto bene la casa editrice siciliana Il Convivio a
raccogliere in un unico volume e ripubblicare in questa bella edizione: Litania
periferica (2000), Un diverso lontano 2003, Frontiere del tempo
(2006), di Alida Airaghi, sotto il titolo onnicomprensivo Tre libri.
Perché di tre libri in effetti si tratta, usciti in tempi diversi ed oramai
divenuti introvabili. Ne è venuto fuori un corpus compatto di 184 pagine (euro
18), e al lettore appassionato di poesia possono dare un quadro preciso del
lavoro meticoloso e rigoroso dispiegatosi in un arco di tempo significativo di
una poetessa vera, autentica, come scrive Castronuovo nella quarta di
copertina. Naturalmente di raccolte poetiche ne sono venute tante altre nel
corso degli anni, fino a Quanto di storia uscita nel 2023, è dunque è
tutto un mondo di ragioni, di sentimenti, di visioni, che si è andato
sedimentando, come avviene in ogni vita; e di un poeta in modo particolare,
perché particolare è la parola che egli impiega, particolare la forma espressiva
diversa da ogni altra, particolare volta a volta lo stile che sorregge la
materia lavorata. Si può dire che ogni componimento è un mondo, racchiuso in un
testo breve o più ampio ed elaborato, come accade in questi Tre libri. E
tuttavia, finisce sempre per essere inadeguato ciò che si cerca di
rappresentare con parole “altre”, dei versi di un poeta. Ci si accorge di far
loro torto, di sminuirne la pregnanza. E allora è meglio leggerli direttamente
i versi, lasciando che un’anima tenti, per quanto può, di entrare in risonanza
con un’altra anima. Vediamone qualche frammento.
[Da: Il Lago] Non sono onde. Ne avrebbero forse l’intenzione; increspature leggere, rughe dell’acqua, e basta. Non sarà mai tempesta, questo lago, scarso coraggio di farsi mare: se accoglie un fiume, lo placa, lo annulla in una quiete casta. E così niente corse né fughe di pesci, ma vaghi girotondi, guizzi di piume d’anatra in festa. Bisogna avere paura di chi non sa osare: laghi colline periferie. Acque chete e profonde celano malefici, stregonerie.
* [Da: Tempo mio] Non morirmi anche tu; non prima che io abbia finito di esserci, di pensarti. Mio pensiero, lasciami almeno l’abitudine preziosa e modesta dell’attesa, la speranza che qualcosa di noi sopravviva, in un tempo smarrito, in un dove straniero. Ti prego, resta.
* [Da: Un diverso lontano] Sei venuto ieri notte a trovare le bambine e le hai viste così tanto cresciute, senza te così tanto cresciute che una è quasi donna. E allora cerca nei loro sonni di riscoprirle, recuperando compleanni e natali, le canzoni che non hai ascoltato. Assomigliano sempre di più ai loro nomi, che insieme abbiamo scelto (la prima fatta d’aria, l’altra di selva): hanno il tuo modo di battere gli occhi di corrugare la fronte. Guardale dalla porta come facevamo prima, attenti a non svegliarle. Entra nei sogni che hanno, e poi rimani lì, nel loro respiro che non se ne accorge. Ecco, se versi come questi vi prenderanno alla gola come me,
può bastare.