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L’EUROPA DELLA GUERRA
di Luigi Mazzella
L’Unione Europea è nata per la
pace non per la guerra!
Questa volta comincio con una domanda:
È un “Italiano” osservante della Costituzione chi, rifacendosi a un brocardo
latino di dubbia coerenza logica, afferma si vis pacem para bellum?
La mia risposta è no! È solo un “furbetto” che cerca di eludere il
sano principio del “ripudio assoluto della guerra” sancito dalla nostra Carta
fondamentale con infantili giochi di parole. Si può mai imporre, infatti, di
ripugnare il bellum e volere la pacem e
convincere al tempo stesso chi dovrebbe “repellere” il conflitto armato a prepararlo?
Altra domanda: Può dirsi vero “Europeista” chi
ignora, volutamente a causa di una devianza psichica che lo induce
all’aggressività e alla violenza, che il patto dell’Unione Europea fu stretto
per garantire agli abitanti del vecchio Continente una pace duratura,
senza limiti di tempo, dopo che ben due guerre mondiali erano scoppiate in
Europa? La mia risposta è ancora no! Si tratta anche in questo caso
di persone affette da turbe psichiche che inducono a ignorare che l’Unione
Europea è stata creata precipuamente per promuovere la pace e la stabilità nel
Vecchio Continente e per fare sì che tale impegno si estendesse a tutto il
mondo.
Terza domanda: Costituzione italiana e Creazione
dell’Unione Europea c’entrano qualcosa per giustificare un riarmo di
tutto punto, per schierare battaglioni di giovani destinati a morire, per
allineare su rampe ad hoc missili e bombe distruttive al fine,
falsamente proclamato, di voler perseguire la pace? Dico no e
aggiungo: “falsamente”, non a caso. Ad appoggiare, con l’invio di armi e di
aiuti a Zelensky, la guerra ucraina contro la Russia, l’Europa è stata
motivata dalla versione sui fatti data dagli Stati Uniti di Biden
(con l’appoggio della Cia del Pentagono ma tale narrazione è stata poi smentita
clamorosamente dagli stessi Nordamericani con la contestuale denuncia di una
crescita del nazifascismo a Kiev volto, tra l’altro, a massacrare una quantità
enorme di filo russi e russofoni nelle zone ucraine di confine.
Domanda ulteriore: che cosa induce il francese
Macron, la teutonica Ursula Albrecht Von der Leyen e il britannico Starmer a
rendersi promotori di una sorta di “crociata” del Terzo Millennio contro i Russi
che a giudizio degli alleati Americani sarebbero stati unicamente denigrati da
una propaganda costruita ad arte?
Conclusione: Chi si sente “italiano”, dotato di
sano raziocinio, privo di istinti aggressivi inconsciamente nutriti, ed “europeista”
per amore di pace e di esistenziale serenità non può che ripudiare (come suol
dirsi, senza se e senza ma) ogni guerra e considerare l’Unione una delle più
grandi realizzazioni della storia moderna per mantenere la pace. Oggi,
quindi, non può dirsi soddisfatto del “riarmo” annunciato dalla teutonica
Commissaria di Bruxelles e purtroppo votato dalla maggioranza degli ex
pacifisti del vecchio Continente di sinistra, di centro e di destra (salva
l’eccezione di Orban). In queste condizioni, a fronte del vile attentato ai propositi
istituzionali di pace perpetrati con la volontà (chiaramente) manifestata di
dotarsi di armi distruttive di massa, un europeista per così dire “di prima e
vera maniera” non può che uscire allo scoperto e isolare, con comportamenti
inequivoci, gli Stati che, più di altri, hanno sempre fomentato
guerre in Europa.
Perorazione finale, conseguente: Francia,
Germania, Inghilterra continuino a seminare zizzania tra i popoli e a
promuovere guerre. Gli Stati veramente pacifisti si tengano lontani dallo
sposare tesi propagandistiche elaborate da spie e generali di quei tre Paesi e
dichiarino senza remore la loro neutralità, anche ammettendo apertamente di
essere stati spudoratamente ingannati. L’Europa deve restare lontana dalla
guerra, entità incompatibile; come avevano sperato i suoi Padri fondatori.
domenica 30 marzo 2025
DISTURBARE I MANOVRATORI
di Luigi Mazzella
Panem et circenses, ma anche pace e neutralità
Dopo più di duemila
anni di battaglie in nome di pretese verità assolute, religiose o ideologiche
(rivelate rispettivamente da presunti rappresentanti sulla Terra di divinità
celesti o escogitate da sedicenti Maestri del pensiero); dopo oltre venti
secoli di false fandonie su fatti alterati (se non più supposti che reali) di
storia o di cronaca; dopo il crollo clamoroso di utopie fantasiose e
irrealizzabili (e comunque mai realizzate o disastrosamente attuate con
violenza da tirannie feroci e sanguinarie, dopo l’accertata
incapacità di fumisterie diplomatiche a incidere nei rapporti internazionali, dopo
tutto ciò, la gente comune, la cosiddetta massa amorfa dei governati, in
Occidente (forse) e in Italia (di certo) sembra sul punto di dire: basta!
Il che non significa che i quidam
de populo, risvegliatisi da un ottundente torpore, pretendano un
cambiamento che sostituisca una rotta ideale invece di un'altra: no! La loro
scelta è quella di “lasciar fare” sempre di più ai cosiddetti “addetti ai
lavori” (id est: gli uomini dediti alla politica).
E ciò per effetto non di certo per una
ritrovata fiducia nelle loro capacità di governo (che diventano
sempre più basse e sconcertanti) quanto per il fatto che, dopo aver concionato
di finti e irraggiungibili obiettivi, si sono accordati tutti (appartenenti ai
cosiddetti poli di sinistra, di centro, e di destra) a garantire alla “plebe”,
come ai tempi di Giovenale a Roma, solo panem (sotto
forma di bonus, sussidi, redditi variamente denominati, agevolazioni,
benefici) et circenses (festival di vario tipo, manifestazioni
sportive, agonistiche e persino, con gusto macabro, meste e
ripetutissime commemorazioni di eventi tragici).
L’uniformità dell’offerta politica
consentirà, certamente, ai rappresentanti del popolo (da eleggere al
Parlamento e al Governo del Paese) di non dover più dare prova e dimostrazione
di falsi buonismi, di risparmiarsi di dichiarare ipocritamente inavvertite
solidarietà di tipo umano, sociale o geopolitico, ma essi non potranno
liberarsi dal peso di osservare scrupolosamente un’altra massima del pensiero
romano: salus rei publicae suprema lex est.
Il che significa che in un
frangente drammatico qual’ è quello che stiamo vivendo in questi giorni nella
nostra “nei secoli martoriata Europa” (con redivivi Napoleoni desiderosi di
altre Waterloo, di “eredi” ariani di più ampio numero rispetto, ai tedeschi
smaniosi di armarsi nuovamente di tutto punto per aggredire la
Russia con il rischio di ripetere “i nefasti” della seconda guerra mondiale,
con inglesi, nostalgici masochisti dell’epiteto di “perfida Albione”,
largamente usato in Francia fin dal secolo XVII) è all’ Italia che
essi dovranno innanzitutto pensare come “lex suprema”, superiore a ogni altro
impegno internazionalmente assunto.
Suggerimento: un
ritorno al sistema proporzionale di votazione favorirebbe la scelta dei partner
di governo in momenti difficili come quello attuale, dove è in gioco la
sopravvivenza del Paese. Allo stato, i pazzi e i sanguinari sono presenti
in tutte le “coalizioni” (di destra, di sinistra e di centro) previste
dall’attuale, osceno sistema elettivo, che possiamo definire “maggioritario per
la minoranza meno minoranza”.
A cambiare una legge elettorale non ci
vuole molto. Occorre, però, non porre indugio e fare presto per isolare in
un unico ghetto (come quelli “anti pestilenziali” di epoche remote) tutte
quelle forze che vogliono la rovina del Paese, ingigantendo pericoli
inesistenti. Se a votare saranno tutti i pacifisti presenti in Parlamento la
maggioranza necessaria dovrebbe esserci. E per le votazioni si potrebbe sperare
in un radicale ridimensionamento degli astensionisti (pacifisti delusi dalla
presenza di guerrafondai, manifesti o mascherati, in ogni coalizione). Per
il resto, parafrasando con un mutamento il titolo di un noto film: “L’Europa
può attendere!” Per “rovinarsi” c’è sempre tempo!
CITTADINI SENZA
PAROLA
di Laura
Margherita Volante

Laura Margherita Volante
Dal macro al micro-potere sociale
Ancona. Giovedì 27
marzo 2025 alle ore 16.30, nell'incrocio da via Maggini e via della Montagnola,
del quartiere Pinocchio di Ancona, alla guida della mia auto con precedenza,
a velocità rallentata per immettersi nel centro abitato, ho subito un sinistro
con forte impatto con un’altra auto che mi tagliava il passo. Nonostante la
frenata, con gomme nuove e invernali essendo il manto bagnato per la pioggia,
lo scontro è stato forte con dolore al torace spalla e collo. La giovane alla
guida della sua Polo mi è venuta a chiedere scusa, molto dispiaciuta.
Spaventata e dolorante in mezzo alla viabilità e sotto pioggia battente, ho
chiamato i vigili urbani per i rilevamenti del caso. In un secondo momento è
intervenuta anche la polizia stradale. Dai comportamenti dei soccorritori di
Stato, ho poi realizzato di non essere stata soggetto di diritto ma oggetto e
neppure di assistenza. Infatti nessuno ha chiesto come stavo e se avevo bisogno
di un bicchiere d’acqua. Con disinvoltura non mi si dava la possibilità di
spiegare sia il fatto sia il mio stato d'animo, anzi bisognava stare agli
ordini e in fretta dare generalità libretto di circolazione, ecc. La procedura
burocratica senza mezzi termini era prevalente alla persona, vittima del
sinistro. Telefonai al 118, data la resistenza dei vigili a farlo, per avere
prestazione sanitaria. Purtroppo ho rifiutato di andare al Pronto Soccorso per
una radiografia, poiché dovendo affrontare il giorno seguente intervento
chirurgico all’occhio sinistro, temevo di rimanere bloccata al Pronto Soccorso
stesso. Terminate le procedure di circa due ore in una situazione
caotica, ho ringraziato dicendo alle forze dell’ordine che fui docente di
Cultura generale per graduatoria presso il Centro di Polizia Stradale di
Cesena, anni in cui la Polizia fu smilitarizzata per diventare civile. In tale
circostanza diedi a giovani allievi, di circa la mia età un tema dal titolo: “Poliziotto
senza divisa: cittadino tra i cittadini”. Ho aggiunto infine, con i miei
saluti che il loro lavoro al servizio dei cittadini è molto
prezioso. Quando poi ho visto in un video il Presidente del Consiglio,
signora Giorgia Meloni, ridere mentre il deputato della Repubblica italiana
Antonio Conte alla Camera faceva il suo intervento, ho capito che tra macro
e micro-potere corre buon sangue. Infatti delegittimare
un esponente del Parlamento autorizza a fare altrettanto, anche a chi dovrebbe
servire lo Stato nel rispetto di regole civili, come chiaro esempio anti
democratico. Cosa ci dobbiamo aspettare noi cittadini, soggetti di diritto
o oggetti di ludibrio senza diritto di parola?

sabato 29 marzo 2025
L’ITALIA DEI
CONFLITTI PERMANENTI
di Luigi Mazzella

Alessandro Orsini
Il professore
Alessandro Orsini, esperto di politica internazionale, dice in tono pacato e
quasi dimesso, cose terribili sul pericolo di una terza guerra mondiale che
dovrebbero preoccupare gli Italiani: almeno quelli che non seguono pecorilmente
le farneticazioni dell’esagitato Calenda. Di recente il
politologo ha detto che la Russia di Putin, in un conflitto armato con
l’Europa, distruggerebbe l’Italia in un istante. Se la previsione non ha
sconvolto nessuno è solo perché si ritiene difficile ipotizzare un possibile
interesse della Russia a prendersi una parte dello Stivale. Né è pensabile che
Giorgia Meloni, pur essendo riuscita a dissotterrare l’ascia di guerra di
Giovanna d’Arco (in un empito di trasporto per Joe Biden che, a differenza di
Romano Prodi, i capelli delle donne non li strappa ma li bacia), compia anche
il prodigio di ricostituire i battaglioni del Duce (quelli “della morte, creati
per la vita”), dando, per giunta, un dispiacere al suo nuovo amico
Donald. Diciamo, oltretutto, che in rapporto alle invasioni, è stata
l’Italia a invadere la Russia insieme agli antenati di Ursula Von der Leyen e
non viceversa. Il professore Orsini, da uomo saggio e
avveduto non ha neppure ipotizzato un conflitto con gli Anglosassoni che,
oltretutto avendoci già distrutto una volta, sia pur senza usare le
bombe atomiche (utilizzate a Hiroshima e a Nagasaki), oggi, con le ogive
nucleari, lo farebbero in un battibaleno. Al professore
Orsini suggerirei, da apprendista della materia, di appuntare piuttosto la
sua attenzione di persona competente al minacciato “riarmo” dei Paese Europei,
che rappresenta, a mio giudizio, il vero pericolo di un
coinvolgimento bellico dell’Italia. E ciò per
una serie di ragioni che elenco:


Basta armi
1) I due
conflitti mondiali precedenti della Storia sono entrambi sorti in Europa,
anche se poi hanno coinvolto altri Paesi.
2) L’Europa con
le tre religioni monoteiste importate nei suoi territori è diventata come una
sorta di appendice del Medio-Oriente da sempre ritenuto un vero “focolaio” di
guerre, perennemente acceso.
3) In più:
sulla base delle uguali farneticazioni dualistiche di un filosofo, Platone,
distruttore implacabile della “razionalissima” filosofia sofista e
pre-socratica, ha favorito la crescita di due cancri politici, il nazifascismo
e il socialcomunismo che ha esportato fuori dai suoi confini, con grave danno
per le popolazioni che hanno ceduto a quel canto di malefiche “sirene”.
4) L’Italia è
ritenuta “il giardino d’Europa”, per le sue bellezze paesaggistiche e
artistiche, oltre che per il suo clima ed è invidiata non di certo da Paesi
lontani ma da quelli ad essa più vicini se non confinanti.
5) Non a
caso tutte le mutilazioni del proprio territorio che essa
ha subìto sono state la conseguenza di guerre perse con Paesi Europei:
Nizza, Savoia, Corsica, Istria, Carso, Quarnaro, gran parte cioè della Venezia
Giulia, Malta (con le sue molteplici, storiche vicissitudini).
