Venerdì
sera (28-2-2025), dopo aver assisto allo scontro da saloon svoltasi nello
Studio Ovale, anziché in una bettola di Santa Fé, mi è venuta in mente
un'immagine. Se è vero che riguardo la guerra in Ucraina, la NATO è colpevole
per aver abbaiato alla porta della Russia, in questo caso abbiamo visto due
cani rabbiosi abbaiare in faccia al legittimo presidente di un paese che fino
ad allora aveva potuto contare sulla fedeltà di tanti cani dello stesso canile.
Ma in fatto di cani bisogna fare molta attenzione alla razza perché per alcune
non ci si può mai fidare, come si legge spesso nella cronaca deigiornali. A
corollario di quell’incontro, un famoso Orso parla di quel presidente come di
un porco. È questa dunque la nuova fattoria degli animali? Pensando al
fallimento inflitto agli accordi originari della Conferenza di Jalta da Stalin
riguardo la Polonia, può venire in mente un altro motto animalesco: “il lupo
perde il pelo ma non il vizio”. Anche se in questo caso si tratta di quell’Orso
che dicevo prima, insieme coi cani... L’inusitata corrispondenza di “amorosi
sensi” tra i due leader delle massime potenze nucleari è fondata su presupposti
che non potranno portare pace e armonia né all'interno dei rispettivi paesi né
tantomeno al resto del mondo. La volontà di spartizione del “bottino di guerra”
è anche troppo evidente. Nel 1900 in risposta ad affronti molto meno gravi e
tra persone molto più in basso nella scala gerarchica, ci furono dichiarazioni
di guerra. ChiaramenteZelensky è intelligente abbastanza da non dichiarare
guerra agli USA (come per esempio fece Mussolini per molto meno). Viceversa,
l’eccesso di reazione da parte di Trump e del suo Vice è implicitamente una
dichiarazione di guerra all’Ucraina. O forse vorranno chiamarla “operazione
diplomatica speciale”? Solo mostrando unità di intenti nel perseguire la Pace,
facendo leva sulla sua enorme potenza economica e sulla sua ampiamente
sufficiente forza militare (già presente ma non ancora unitariamente
organizzata), l’Europa Unita potrà far valere la sua voce intellettualmente e
storicamente autorevole, per evitare le conseguenze catastrofiche dell’attitudine
mostrata dalle due principali potenze nucleari al mondo.