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martedì 4 marzo 2025

CANI E PORCI
di Romano Rinaldi

 
Venerdì sera (28-2-2025), dopo aver assisto allo scontro da saloon svoltasi nello Studio Ovale, anziché in una bettola di Santa Fé, mi è venuta in mente un'immagine. Se è vero che riguardo la guerra in Ucraina, la NATO è colpevole per aver abbaiato alla porta della Russia, in questo caso abbiamo visto due cani rabbiosi abbaiare in faccia al legittimo presidente di un paese che fino ad allora aveva potuto contare sulla fedeltà di tanti cani dello stesso canile. Ma in fatto di cani bisogna fare molta attenzione alla razza perché per alcune non ci si può mai fidare, come si legge spesso nella cronaca deigiornali. A corollario di quell’incontro, un famoso Orso parla di quel presidente come di un porco. È questa dunque la nuova fattoria degli animali? Pensando al fallimento inflitto agli accordi originari della Conferenza di Jalta da Stalin riguardo la Polonia, può venire in mente un altro motto animalesco: “il lupo perde il pelo ma non il vizio”. Anche se in questo caso si tratta di quell’Orso che dicevo prima, insieme coi cani...
L’inusitata corrispondenza di “amorosi sensi” tra i due leader delle massime potenze nucleari è fondata su presupposti che non potranno portare pace e armonia né all'interno dei rispettivi paesi né tantomeno al resto del mondo. La volontà di spartizione del “bottino di guerra” è anche troppo evidente. Nel 1900 in risposta ad affronti molto meno gravi e tra persone molto più in basso nella scala gerarchica, ci furono dichiarazioni di guerra. ChiaramenteZelensky è intelligente abbastanza da non dichiarare guerra agli USA (come per esempio fece Mussolini per molto meno). Viceversa, l’eccesso di reazione da parte di Trump e del suo Vice è implicitamente una dichiarazione di guerra all’Ucraina. O forse vorranno chiamarla “operazione diplomatica speciale”?
Solo mostrando unità di intenti nel perseguire la Pace, facendo leva sulla sua enorme potenza economica e sulla sua ampiamente sufficiente forza militare (già presente ma non ancora unitariamente organizzata), l’Europa Unita potrà far valere la sua voce intellettualmente e storicamente autorevole, per evitare le conseguenze catastrofiche dell’attitudine mostrata dalle due principali potenze nucleari al mondo.