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domenica 9 marzo 2025

I POETI DI GACCIONE
di Adam Vaccaro

Angelo Gaccione (2025)
 
“Odissea” ringrazia il quotidiano “Il Giornale d’Italia” per la concessione della pubblicazione. 

 

La conoscenza, la frequentazione e gli scambi, personali e culturali, accumulati nei decenni con Gaccione dovrebbero aiutare la lettura di questa raccolta di poesie. E invece sconcertano, fedeli all’autentica scrittura poetica, che apre nuovi spazi e livelli di conoscenza. In primo luogo di tratti inediti del Soggetto Scrivente (SS), che il Soggetto Storicoreale (SSR), ha avuto bisogno di istituire e incarnare in nuove carte. Questa mia metodologica partizione nominativa del cosiddetto Autore, in questo caso pare particolarmente giustificata. Chi e cosa ha generato il moto e il progetto realizzato nell’arco di circa un mese, “tra la fine di luglio e il mese di agosto del 2022” (NdA) questi 30 testi, che partono da un verso di un poeta: “Sono volutamente trenta, volutamente ventinove uomini e volutamente una sola donna”, Antonia Pozzi. Cui aggiunge; “Non chiedetemi il perché, non vi saprei rispondere”.
È una esemplare confessione delle dinamiche complesse che agiscono e danno vita a un SS, mai completamente consce, e che risiedono sia nell’inconscio, sia in moti generati dalla complessità sia razionale che emozionale del SSR. Una dinamica in cui è certamente incistata nel tema della morte, come rilevato da Alessandra Paganardi nella sua nota, che insieme a quella di Vincenzo Guarracino, corredano la Raccolta. Credo sia giustificato, anche dalla scelta di Autori tutti morti, cui Gaccione rivolge come un appello alla sua molteplice, fluviale e inesausta scrittura, opportunamente sottolineata da entrambe le suddette Note.
Anche in chi, come me, incrocia Angelo da decenni, non può in effetti fare a meno di rimanere a tratti sbalordito dalla quantità e varietà di scritture, sia di impronta giornalistica (dentro e fuori Odissea) impegnate contro i degradi, gli orrori e le guerre, perpetrati contro i popoli, sia narrative con recupero di memoria critica tanto della propria origine calabrese, quanto della acquisita Casa-Milano. Solo per citare alcuni scomparti. Ambito specifico è poi quello poetico, con pubblicazioni e testi che sviluppano in versi la passione sociale e sempre ricchi di energia vitale, come nei più interessanti poeti contemporanei. Ma questa Raccolta tende ad andare oltre i bordi creativi disegnati in precedenza. Per cui integrerei il richiamo della morte fatto da Paganardi, ponendo l’accento su una tensione più ampia che ricomprende il tema e insieme lo dilata entro le motivazioni etiche di tutto il suo orizzonte e percorso di scrittura.


La copertina del libro

In questi testi rilevo quale nucleo epifanico la tensione all’oltre, che implica anche l’evento terminale della nostra vita, ma parte qui e ora dal bisogno di ampliare il bordo del noto, scavando e scovando anche l’ignoto del noto, affidando tale compito – che rientra poi nello statuto dantesco – etico e conoscitivo, che non si stanca di indagare i nostri limiti, che sono l’alimento e l’energia con cui cresce, insieme alla conoscenza, la vita entro il bordo estremo della morte. Mi sembra che sin dai primi versi, questa raccolta, sia un appello ad Autori di cui Gaccione riconosce il magistero, per comporre una sorta di inno corale alla sacralità della Vita.
Ne è un esempio la prima poesia agganciata al pre-testo di un verso di Caproni: “Il sale del mondo…”, che Gaccione giocosamente rovescia in sole, talché il verso che segue irride al sale e ne fa un’alba: “s’era levato presto a illuminare”. Ne scaturisce come uno squillo d’avvio di una forsennata instancabile caccia alla Vita, quale è da sempre il senso di tutta la poesia. Che qui viene articolato richiamando ventinove poeti che compongono un corteo di voci con al centro un sole femminile, credo col senso di dire che senza quella luce, il loro compito di riduzione dello sconosciuto e del mistero si affloscerebbe come un pallone aerostatico, rimasto senza fiamma.
È questa la risposta alla domanda inesauribile dell’esigenza di indagare? posta sin dall’avvio della poesia iniziale, e che riguarda in primo luogo il poièin: “Chissà per quale scopo/ vengono al mondo i poeti”, domanda che informa tutto il libro, anche se la risposta integrale non può essere data, perché ucciderebbe ogni voglia ulteriore. È l’unico segreto che può essere rivelato: la nostra imperfezione è fondamento di bisogno dell’altro, di amore, di arte e poesia, che ci incantano con le loro perfezioni.
Il libro rincorre quest’ansia di vita, nonostante orrori, tremori, nebbie e misteri, a partire dal bordo di conoscenza che chiede di essere ampliato, e che credo anche solo alcuni versi che seguono sintetizzino:
“FORTINI – Mai una primavera come questa è venuta nel mondo…/ ma è costata cara, molto cara”;
“SANESI – Di tutti quei beati che si intrattengono/ in consonante dialogo sul mistero/ della sostanza pura e della forma”;
“POZZI – Anima, andiamo. Non ti sgomentare/ Facciamo un tratto di percorso ancora”.



Angelo Gaccione
Poeti. Ventinove cavalieri e una dama
Di Felice Edizioni 2025 - pagg. 56 € 10

 
*[“Il Giornale d’Italia” mercoledì 5 manzo 2025]