LA GUERRA NELLE MISSIONI DI PACE di Luigi Mazzella
Rifiutando
il raziocinio e il pensiero libero dalla suggestioniinevitabilmente fuorvianti di credenze
utopiche e come tali irrazionali, è difficile sfuggire alle insidie delle false
propagande religiose o ideologiche e delle ipocrisie che necessariamente ne
conseguono. In altre parole, l’Occidente, con la cosiddetta “cultura” che si è
data non può che vivere sotto il manto protettivo del “fake” più denso e
fuorviante. Per quanto riguarda l’Italia la prova più folgorante di tale
affermazione è data dall’articolo 11 della nostra Costituzione e da tutta la
normativa connessa e conseguente della legislazione relativa alla guerra.
Naturalmente,
a favorire il successo delle “mistificazioni” italiche, anche le più grossolane, contribuiscono in pari misura i “beoti” e i “furbi sedicenti dottori sottili” di
casa nostra che, in misura crescente, gli uni per gli effetti del sovraffollamento
del Pianeta, gli altri per la lorogenerale “dipendenza” dal “Consorzio spionistico, militare e
finanziario” costituito intorno al Partito Democratico degli Obama e dei Biden,
contribuiscono, gli uni e gli altri, alla rovina di un Paese che, quanto meno
nella sua parte centro-meridionale aveva dato all’umanità menti lucide e
perspicaci. I “beoti” avevano letto nel “ripudio della guerra” solennemente
sancito dall’articolo 11 della Costituzione una sorta di proclama stentoreo ed
univoco di neutralità del “Bel Paese” come chiara e autentica essenza di uno
Stato costituzionale “vero”, e si erano sentiti confortati dal fatto che anche
l’art. 78 e l’art.87 della stessa Carta fondamentale prevedevano,rispettivamente, per lo stato di guerra una
delibera del Parlamento e una proclamazione formale e solenne della stessa delibera
da parte del Presidente della Repubblica, fermo restando il sacro dovere del
cittadino di difendere la patria sancito dall’articolo 52 Cost. in caso di
violazione dei confini nazionali.
I “furbetti”, ispirati dalle “teste di uovo”
del Partito Democratico Statunitense e Plurinazionale, avevano subito dato la
loro interpretazione che annullava il valore di tutti i disposti sopra citati
(ripudio della guerra, delibera parlamentare, dichiarazione formale del Capo
dello Stato, difesa del “patrio suol”) ammettendo la giuridica possibilità
dell’Italia, sempre in base al dettato costituzionale, di potere aderire, senza
osservare le prescrizioni citate, a scelte belliche decise da altri
(preferibilmente, si può desumere: organizzazioni internazionali) per garantire
la pace e la giustizia tra le Nazioni. Detto in soldoni: la guerra si può fare
a patto di non usare tale termine e di chiamarla “missione di pace”. È
possibile immaginare un’ipocrisia più manifesta?