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venerdì 7 marzo 2025

LA “NEUTRALITÀ” TRA MUSSOLINI E I SANTI 
di Luigi Mazzella


 

Il termine “ripudio della guerra”, di cui parla l’articolo 11 della Costituzione, intende esprimere qualcosa di più di un semplice rifiuto; è il risultato di una scelta decisa e senza possibilità di compromessi. In altre parole, per chi ripudia la guerra, essa sarebbe solo una “res inter alios acta che, sul piano della pura razionalità, non dovrebbe scuotere chi ne ha una ripulsa profonda e meditata e si dimostra saggiamente refrattario a farsi convincere dalle contrapposte (e spesso ugualmente false) propagande dei belligeranti. Ancora: l’approdo naturale per chi “ripudia” la guerra dovrebbe essere la “neutralità” del proprio Paese, perseguita, con leggi o iniziative referendarie adeguate, da Governanti e Parlamentari che non amano tenere a lungo il prosciutto sugli occhi. Tutto ciò a livello di pensiero puro e libero. In pratica e nella  confusione dei convergenti, seppure opposti o quanto meno diversi, irrazionalismi Occidentali, purtroppo, non è così. 


Tajani e von der Leyen
due facce della guerra

In Italia, per esempio, a tacere del motto Mussoliniano sugli Italiani come un “popolo di eroi” e della sua retorica sui “battaglioni della Morte creati per la Vita”, continuano ad avere un peso rilevante le dissertazioni di un dottore della Chiesa cattolica, fatto “santo” (Agostino) sulla “guerra giusta”, che, riprese da un altro santo (Cirillo di Alessandria) e sviluppate da Tommaso d'Aquino,   sono state tenute ferme dalla Chiesa fino a nostri giorni. E si tratta, è bene precisare, di valutazioni moderate perché la cultura religiosa di origine mediorientale ha elaborato e diffuso anche il concetto di “guerra santa”, ben più gravido di conseguenze criminali. Orbene, rifiutare con dichiarazioni di “neutralità” una guerra “santa” o anche solo “giusta” ha il valore di una blasfema bestemmia.


Calenda, la faccia della guerra

Ecco, perché l’espressione, comparsa molte volte nel mainstream diffuso dal sistema massmediatico dell’Occidente, nella sua più profonda sostanza non è stata smentita neppure da Papa Francesco che ha parlato sempre di pace tenendosi ben lontano dall’idea di dichiararsi “neutrale” rispetto al conflitto russo-ucraino. Non deve meravigliare, quindi, che la neutralità e il connesso desiderio di pace mal si concili con le posizioni, nel migliore dei casi, tiepide, espresse da molti uomini politici italiani, anche sedicenti “laici”, in queste ultime ore. E ciò, non solo della Sinistra più oltranzista (una Schlein forsennata ha dato, come suole dirsi, “i numeri”) legata al Partito Democratico mondiale, ma nel Centro (un Calenda, con la faccia “da funerale” si è mostrato sugli schermi ispido e bellicoso) e persino nella Destra (Taiani, è divenuto stranamente loquace, dopo prove di persistente mutismo). Guerrafondai in pantofole, per amore della fede (religiosa o politica) hanno voluto dimostrare di avere, come si diceva un tempo, “l’Achille in seno” e di essere pronti a smentire il “prode Anselmo”, muovendosi per davvero. Il quadro è desolante ma non preoccupa gli Italiani: la confusione mentale sullo Stivale ha data antica. E l’Italia in questo desolante quadro non è sola. I “cinque malfattori dell’umanità” (cresciuti di numero dopo Baruch Spinoza) hanno uniformato l’Occidente.