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sabato 22 marzo 2025

L’EUROPA E LA PACE
di Romano Rinaldi


 
Il lunghissimo e nonostante questo, bellissimo monologo di Benigni sulla nascita, storia e presente situazione dell’Unione Europea su Rai 1 mercoledì sera 19-3 2025 (https://www.raiplay.it/programmi/ilsogno - per chi l’avesse perso), è stato un esempio lampante di come l’uso delle parole possa essere efficace nell’espressione e comunicazione del pensiero. L’ampiezza e la profondità degli argomenti trattati, la capacità di tenere alta l’attenzione, la proprietà di linguaggio, la mancanza di ripetizioni o di alcuna monotonia per tutta la durata, senza interruzioni per oltre due ore, ne fanno una delle migliori interpretazioni di questo grande artista e comunicatore del nostro tempo. Un esempio di grande maestria dei principii che ho cercato di delineare nel mio brevissimo e schematico articoletto su “Pensieri e parole” (https://libertariam.blogspot.com/2025/03/parole-e-pensieri-di-romano-rinaldi-l.html?m=1 ).



Alla luce di questa necessariamente breve introduzione, è un gran peccato che la nostra (sì, rappresenta tutti noi, volenti o nolenti) Presidente del Consiglio si sia ritenuta in obbligo di scagliare un sasso provocatorio, preventivo e fuori luogo, contro l’opposizione nell’aula del Parlamento proprio sull’argomento che avrebbe trattato Benigni nella stessa serata in diretta nazionale ed in Eurovisione. A parte la solita sguaiatezza formale, alla quale siamo ormai quasi assuefatti, l’intervento evidentemente mirato a suscitare la reazione pavloviana dell’opposizione, ha toccato un argomento che accomuna tutti gli europeisti, italiani e di tutte le altre 26 Nazioni, a prescindere dalla tendenza politica. Si è trattato di un attacco nientepopodimeno che al Manifesto di Ventotene, con la lettura strumentale di un passaggio, avulso dal contesto di tutta l’opera e in sfregio al contesto temporale (1941) in cui l’opera fu concepita. In modo da portare offesa a coloro che a buon diritto, sono da ritenere i padri fondatori dell’Unione Europea nella sua configurazione democratica e federale alla quale l’impianto UE non è ancora giunto nonostante abbia potuto godere, in virtù dei principi di base di quel documento, del periodo di Pace più lungo in assoluto in almeno 3000 anni di storia.



Nel bellissimo intervento di Benigni appaiono ben chiari anche i motivi per questo tutt’ora faticoso e impervio cammino delle nazioni europee verso un disegno federale e democratico come auspicato dai padri fondatori. Benigni ne ha tracciato alcune delle vie da percorrere. Primo fra tutti, il superamento del diritto di veto che può opporre una sparuta minoranza al volere della stragrande maggioranza per fare avanzare il progetto. È esattamente la medesima condizione in cui si dibattono altri organismi sovranazionali, come la stessa ONU, dove il potere di veto anche di un solo Stato può bloccare qualunque risoluzione del Consiglio. Alla luce dell’idea di democrazia che alberga in ciascuno di noi, è fin troppo evidente che questo sistema non ha nulla a che vedere con le decisioni che i consessi di persone ragionevoli, dalle sedute di condominio in su, devono poter prendere per attuare processi e innovazioni nell’interesse di tutti e per il bene comune. Ma tant’è, si tratta di imperfezioni necessarie al momento della istituzione di questi organismi, per evidenti motivi di salvaguardia del volere di ciascuno in attesa della maturazione in seno a tutti i componenti, dell’idea di compartecipazione ai benefici di tutti anche rinunciando ad un eventuale temporaneo e particolare interesse, a turno, di ciascuno. Ecco, se proprio avesse voluto muovere una critica all’attuale forma delle istituzioni europee, la Presidente del Consiglio avrebbe potuto esprimersi su questo aspetto, piuttosto che rimarcare strumentalmente la presenza in quel documento di 84 anni fa di espressioni che fanno riferimento alla condizione in cui si trovava l’Italia e gran parte dell’Europa in quel momento: la dittatura e la conseguente peggior guerra in assoluto per tutta l’umanità.