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mercoledì 19 marzo 2025

ROMANO PRODI SULL’EUROPA E LA PACE
di Giacomo Costa


Romano Prodi

Allo sconcerto per il fatto che l’Europa sia esclusa dai negoziati tra Usa, Russia, e Ucraina di solito si oppone la totale inerzia diplomatica dell’Europa nei tre anni della guerra.  In una recente interessante intervista rilasciata a il Fatto Quotidiano (15 Marzo) Romano Prodi ha osservato dispiaciuto che “L’Europa non ha fatto niente per la pace”, in particolare non ha offerto canali diplomatici per una trattativa: “Vi rendete conto della gravità del fatto che la trattativa sia in Arabia Saudita? E i mediatori siano turchi, sauditi, brasiliani?”. Cercando le ragioni di questa inerzia Prodi indica la mancanza di unità politica dell’Europa, la perdurante azione ostativa degli “ex-imperi [Gran Bretagna e Francia] che sono peggio degli imperi”, la paralizzante regola dell’unanimità del Consiglio Europeo. Tutte ipotesi di spiegazione plausibili e che possono anche essere concorrenti invece che reciprocamente esclusive. Ma che mi sembra non vadano al fondo del problema.



I paesi europei sono membri della Nato, ossia di un’alleanza militare capeggiata dagli Usa che è stata sin dall’inizio dell’invasione schierata a difesa dell’Ucraina. Invero come fu reso orgogliosamente noto dal funereo Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato, proprio all’inizio dell’invasione, la Nato preparava, armava, equipaggiava, addestrava da anni l’esercito ucraino ad uno scontro con quello russo. Inoltre, l’obiettivo dichiarato della Nato, come anche degli Usa, era di ottenere una “pace giusta”, che significava completa indipendenza politica dell’Ucraina e mantenimento della sua integrità territoriale. 



In questa posizione, ai paesi europei non restare che seguire scrupolosamente le istruzioni e assentire generosamente alle richieste della Nato, degli Usa, dell’Ucraina, e… aspettare le vittorie sul campo che si sarebbero concluse con la ritirata dell’esercito russo nel suo territorio se non la sua rotta. Questa ipotesi di soluzione del conflitto, che è stata tenacemente mantenuta dall’Amministrazione Biden anche dopo il fallimento delle contro-offensiva ucraina del 23, aveva il merito di una grande semplicità: non c’era bisogno di alcun negoziato. Si ricordi la nettezza con cui Zelensky (14 Maggio 2023) respinse le profferte di mediazione del Pontefice. I russi sarebbero stati respinti, sconfitti, forse addirittura disarmati, aveva annunciato prima di lui Lloyd Austin, Segretario della Difesa statunitense nella famosa dichiarazione di Ramstein (26 Aprile 2022). Rimproverare all’Europa la mancanza di iniziativa diplomatica si può fare solo se si dimenticano questi importanti passaggi degli ultimi tre anni. È sorprendente quanto in fretta tutti se ne siano dimenticati.  



Ora, molto è cambiato. Prodi nella sua intervista non ne parla. Dal fallimento della contro-offensiva la guerra ha perso ogni interesse per gli Usa. L’occasione di approfittare della debolezza della Russa per “renderla inoffensiva”, l’obiettivo dichiarato della Presidenza Biden a Ramstein, era svanita. Per Biden la guerra si reggeva su se stessa, cioè, sulla preoccupazione di non perdere nuovamente la faccia. Ma Trump non avendo istigato la guerra non aveva questa preoccupazione. Né conserva gli istinti anti-russi di Biden, formatosi nella Guerra Fredda, e dei neo-con, con il loro suprematismo imperialistico. Trump è il primo Presidente degli Usa a dire che “la Russia non è un nemico”. 



Molti in tutto il mondo, ad esempio, il Parlamento europeo, hanno trovato questa affermazione sconvolgente e inconcepibile, un vero oltraggio all’Europa: di un nemico c’è pur bisogno! La nuova politica statunitense verso l’Ucraina (e l’Europa) nella sintetica formulazione del nuovo Segretario della Difesa, Pete Hegseth, è la seguente: 1) una sconfitta militare russa è irrealistica, e perseguirla ad oltranza catastrofico; 2) l’ingresso dell’Ucraina nella Nato impraticabile; 3) la sicurezza dell’Ucraina a conclusione dei negoziati sarà un compito che dovrà ricadere sui paesi europei. È difficile sintetizzare le reazioni europee ai tre punti di Hegseth. Almeno gli “ex-imperi” - come li chiama Prodi- non accettano 1). 



Forse nessuno accetta 1). Sono tutti così riluttanti ad accettare 1) che il Parlamento europeo il giorno dell’approvazione di Re-Arm ha anche approvato una mozione per aiutare l’Ucraina a rifiutare i risultati del negoziato di pace condotto da Trump: ne potrebbe seguire una ripresa della guerra di durata indeterminata. Anche se gli ucraini ormai sono sfiniti, i paesi europei, a differenza degli Statu Uniti, non esiterebbero a mettere in campo corpi d’armata loro. La Ue avrebbe finalmente una ragione di essere, una guerra infinita con la Russia. Ma gli ex-imperi sono anche indaffarati ad evitare 3), evitare cioè il taglio al cordone ombelicale atomico, che tutti considerano una iattura. La Russia fornirebbe un eterno nemico, gli Usa un eterno protettore e dissuasore atomico.



In questo rimescolio di carte, in cui la von der Leyen si precipita a Parigi e a Londra dimentica di essere la Presidente della Commissione Europea, c’è un grande assente, un’entità totalmente ignorata o dimenticata e ritenuta un inutile residuo del passato. Ma forse per far coesistere il mondo serve ancora e non sarebbe saggio buttarlo nel cestino dei rifiuti: l’Onu. Tutti i paesi occidentali, non solo gli Usa, stanno agendo come se non esistesse. C’è un’eccezione: un minimo di lealtà universalistica è stato mostrato dal governo italiano, che ha lodevolmente dichiarato che schiererà delle truppe, se mai, solo come contingente dell’Onu.