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mercoledì 26 marzo 2025

VITA DELLA POESIA  


 
Appunti di un filosofo di estetica, Gabriele Scaramuzza, e di una musicista, Tiziana Canfori, sul libretto di poesie di Gaccione presentato di recente alla Biblioteca Ostinata di Milano.


Gabriele Scaramuzza

Angelo Gaccione ci ha di recente lasciato Poeti. Ventinove cavalieri e una dama, con note introduttive di Vincenzo Guarracino e Alessandra Paganardi, edito nella Collana “La Carena” (diretta da Silvia Elena Di Donato per le Edizioni Di Felice, Martinsicuro 2025). I poeti sono per lo più grandi nomi sulla bocca di tutti, ma anche poeti meno noti, ma non per questo insignificanti. Tutti devono esser stati amati da Gaccione, “gli hanno detto qualcosa”, in modi e sotto luci diverse. 
Del tutto originale, e unico a quanto ne so, è l’impianto del libro: ogni composizione prende l’avvio da un verso di un poeta affermato, spesso grandissimo, e da lì si innescano versi personali di Gaccione. Parole che si inseriscono nella corrente di vita sprigionata da quei versi, e testimoniano la risonanza che tuttora esercitano nelle esistenze di altri. Nella fattispecie di Angelo Gaccione, che si fa qui portavoce di innumerevoli (si spera) altri, in cui tuttora si danno esistenza autori scomparsi, ma le cui voci non si sono estinte nella nostra coscienza.
Un caso particolare per me è il ritorno dell’unica donna presente nella raccolta di Gaccione: Antonia Pozzi. Figura anche a me intensamente vicina, densa di risonanze interiori pur nelle differenze che ci separano.
Gabriele Scaramuzza

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IL LEGAME DELLA POESIA DI GACCIONE CON LA MUSICA


Tiziana Canfori

Un incontro di poesia potrebbe svolgersi nell’imbarazzo, sotto la cappa sinistra della citatissima frase di Croce secondo cui chi scrive poesie dopo i 18 anni è un poeta o un cretino. L’autore potrebbe infatti sentirsi a disagio nel dirsi “poeta” e lottare fra l’amore per le proprie creature e la necessità di mantenere un profilo convenientemente umile e basso; il pubblico potrebbe rimanere impantanato fra mille schemi per decidere se collocare il protagonista fra i poeti o fra i cretini. Per evitare di inciampare in questa trappola ricordo che Fabrizio De André, si affrettava a rifuggire da ogni chiamata in causa come poeta, con il dichiarato timore (maniman… avrebbe detto lui da genovese) di poter passare nell’altra ridicola schiera crociana.
Niente di tutto ciò alla Biblioteca Ostinata di Milano nell’incontro con Angelo Gaccione: complice un ambiente nato per la condivisione attiva della cultura, in cui si convive con i libri in modo confortevole, la presentazione di Poeti. Ventinove cavalieri e una dama è stata una serata piena di energia e di vero piacere. Alessandra Paganardi, che ha presentato il libro, ce ne ha saputo proporre la cifra più autentica, offrendo all’autore la possibilità di raccontarci con sincerità il suo rapporto con la scrittura poetica.
Da musicista, ho apprezzato profondamente il legame di questa poesia con la musica, e non solo dal punto di vista del ritmo e del colore sonoro delle parole, ma più sottilmente nell’atteggiamento dell’autore. Gaccione ci propone infatti un saggio d’interpretazione, simile a quello che porta a termine uno strumentista, un cantante o un direttore d’orchestra: sceglie una schiera di poeti del Novecento fra i suoi preferiti, ne propone un verso come incipit e da quel verso prosegue in un approfondimento nel quale la sua vita e la sua scrittura si esprimono tenendo conto della personalità e dello stile del poeta con cui dialoga.
In musica, se non si potesse fare questo, non varrebbe la pena di accostarsi allo strumento; nello stesso tempo, qualsiasi opera musicale nascerebbe morta, costretta ad essere uguale a se stessa ovunque e per sempre. Simile al diciottenne crociano, il musicista dovrebbe chiedersi costantemente “che diritto ho, proprio io, di far rivivere Bach o Puccini o chiunque altro?”.
Invece bisogna avere l’istinto di riprendere in mano quei mattoni e il coraggio di riutilizzarli per dire una cosa personale, di nuovo unica e viva. Questo è l’insegnamento di Gaccione, che dialoga con la propria sensibilità poetica fin da ragazzino e la nutre di letture ed esperienze per restituircela in questo gioco di specchi in cui ci invita. L’arte non è un processo lineare, con sviluppi e scadenze obbligati, ma un misto di intuizione, scuola, fatica, che si sviluppa attraverso la capacità di filtrare il pensiero di altri e la realtà. È da questo presupposto che l’arte, e quindi anche la poesia, diventa cibo nutriente da condividere: perché il cibo va condiviso, non solo celebrato. Gaccione ci ha servito, con gentilezza e autentica passione, un cibo molto nutriente di cui lo ringrazio.
Tiziana Canfori


 
Poeti. Ventinove cavalieri e una dama contiene 30 testi poetici ispirati ai versi di altrettanti grandi maestri della poesia del Novecento: Caproni, Santucci, Barile, Sbarbaro, Sereni, Raboni, Pavese, Loi, Betocchi, Calogero, Bertolucci, Pozzi, Quasimodo, Tessa, Sanesi, Pasolini, Rebora, Montale, Testori, Sinisgalli, Ungaretti, Fortini, Roversi, Saba, Luzi, Turoldo, Gatto, Penna, Zanzotto, Giudici.