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martedì 8 aprile 2025

ANNIVERSARIO DI UN MASSACRO
di Tayeed Dibiee

 
 

Nell’aprile 2002 a Nablus Israele ha compiuto un ulteriore massacro.
In quell’occasione Israele non ha commesso un massacro solo contro la popolazione della città, ma anche contro il patrimonio, la storia e le antichità palestinesi nella Città Vecchia. Ha deliberatamente preso di mira edifici storici, alcuni dei quali risalgono all’epoca romana, poiché la Città Vecchia fu costruita sul suo sito attuale 2.000 anni fa. Fu un’aggressione in cui Israele uccise un gran numero di civili, tagliò l’acqua, l’elettricità e le linee di comunicazione e assediò la città, impedendo l’entrata e l’uscita di persone e merci da e verso la stessa. Numerosi feriti sono rimasti uccisi nella moschea di Al-Baik nella Città Vecchia, utilizzata come ospedale da campo, dopo che l’occupazione ha impedito alle ambulanze di entrare nella Città Vecchia per soccorrerli. Le urla dei feriti riempivano la moschea e i cadaveri dei morti riempivano il cortile esterno. L’odore della morte pervadeva la Città Vecchia, con cadaveri nelle strade, l’odore della polvere da sparo che riempiva nasi e petti, le macerie degli edifici che bloccavano le strade, distruzione ovunque, i bombardamenti che assordavano le orecchie, si sentivano le urla della gente, il rumore dell’acqua che fuoriusciva dai serbatoi perforati dai proiettili o dalle schegge dei missili, il rumore degli edifici che crollavano. Le persone hanno vissuto i giorni più bui della loro vita. Eppure si sollevarono rapidamente, scrollandosi di dosso la polvere della guerra e della morte che Israele aveva seminato ovunque. Con le loro mani e grazie all’iniziativa degli abitanti della città, le macerie sono state rimosse, le strade sono state aperte e gli aiuti sono stati distribuiti alla popolazione, anche se alcuni edifici non sono stati ricostruiti. Gli antichi edifici storici non possono essere riportati al loro antico splendore. Abbiamo perso un’eredità storica insostituibile.



E ora, 23 anni dopo, sembra che tutto ciò sia stato solo una piccola prova di ciò che Israele sta facendo oggi a Gaza. All’epoca l’occupazione sosteneva di voler eliminare il terrorismo, proprio come sostiene oggi. Tuttavia, Israele vuole eliminare il popolo indigeno palestinese dalla sua terra ancestrale e per riuscirci usa il pretesto di eliminare il terrorismo. Tutto ciò che ha fatto dalla sua fondazione nel 1948 non è altro che una serie di politiche sistematiche che prendono di mira l’esistenza palestinese, a vantaggio del progetto espansionistico imperialista sionista che cerca di raggiungere la sua regola aurea (più terra e meno arabi).