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domenica 13 aprile 2025

BRECHT
di Anna Rutigliano


B. Brecht

Negli anni successivi alla Repubblica di Weimar, non solo in Germania ma in tutto il mondo, si assiste ad una rapida discesa del movimento culturale espressionista provocato dalle disillusioni degli avvenimenti bellici e postbellici. Si avverte l’esigenza di mostrare la vita quotidiana nelle sue miserie, di parlare della guerra e delle sue conseguenze, come ci ricorda il titolo di un famoso dipinto ad olio su tela, del 1638, del pittore fiammingo Rubens, che ho avuto modo di ammirare dal vivo presso Palazzo Pitti a Firenze qualche anno fa. Tale urgenza di guardare alla realtà nella sua oggettività, nota come Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività), emerge in particolare nelle attività teatrali degli anni venti-trenta di significativi drammaturghi del novecento tra cui Bertolt Brecht, Thomas Mann e Erwin Piscator.
Nei drammi brechtiani, tra cui annovero i Lehrstücke (Drammi didattici), composti attorno agli anni 30, il drammaturgo tedesco fa confluire tutto il suo pensiero marxista fondato sul materialismo storico, concependo la messa a nudo di una struttura sociale basata unicamente sul denaro e sugli interessi di classe: la sua teoria del teatro epico, antiaristotelico e dialettico, mira principalmente a non far immedesimare lo spettatore nella vicenda rappresentata ma a mobilitarlo sul piano intellettuale col tentativo di suscitare stupore di fronte all’artificiosità delle convenzioni sociali, utilizzando l’elemento drammatico attraverso l’effetto di straniamento o Verfremdungseffekte, espressione mutuata dallo studio brechtiano del marxismo.
Nel 1933, con l’ascesa del potere nazista, Brecht è costretto a fuggire in esilio nella città danese di Svendborg, città che dà il nome alla sua silloge di poesie Svendborger Gedichte (Poesie di Svendborg), pubblicate nel 1939 dopo aver lasciato la Danimarca. Di seguito vi propongo la traduzione di una delle poesie della silloge in questione: General, dein Tank ist ein starker Wagen (Generale, il tuo carro armato è un mezzo potente): lo stile è asciutto, scarno, semplice, non vi è alcuna traccia di nebulosità o virtuosismi linguistici; mediante anafore, assonanze (si legga a tal proposito nel testo originale, nella seconda strofa, la triade: stark-schneller- Sturm) e un discorso paratattico, Bertolt Brecht ci invita a riflettere sulla duplice natura distruttivo-costruttiva della razionalità di cui è forgiato l’uomo; da un lato il genere umano ha compiuto progressi nella tecnica, dall’altro, con la stessa, è capace di provocare orribili stragi dei suoi simili. La lirica di Svendborg è un invito urgente a riflettere sulla Pace e ad agire nel Bene dei popoli in funzione di essa.
 

Generale, il tuo carro armato è un mezzo potente.
 

Generale, il tuo carro armato è un mezzo potente.
Abbatte una intera foresta e schiaccia centinaia di uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo cacciabombardiere è potente.
Vola più veloce di una tempesta e trasporta molto più di un elefante
ma ha un difetto:
ha bisogno di un tecnico.
Generale, l’uomo è molto utile.
Sa volare e sa uccidere
ma ha un difetto:
Sa riflettere.