Laura
Margherita Volante conversa con Maria Lenti. Nata ad
Urbino dove tuttora vive, docente di lettere alle Superiori, ha spaziato in
vari interessi culturali, riguardanti la scuola e la cultura, compresa la scelta
politica, facendone parte attiva. Scrittrice, poetessa, saggista, giornalista
per L’Unità e Paese Sera, nel 1994 viene eletta deputato per Rifondazione
Comunista e poi riconfermata nel 1996. Da questa breve sintesi si evince che la
Lenti è persona di cultura letteraria, non fine a sé stessa, ma con lo sguardo
sulla società fino ad una scelta identitaria, sui valori della sinistra
italiana rigorosa e precisa. Molti i libri della stessa, fra cui risaltano
raccolte di poesie, i cui titoli sono una inequivocabile chiave di lettura
della sua filosofia di vita e del proprio mondo interiore. Ho conosciuto Maria
anni fa un paio di volte per incontri culturali a Pesaro/Urbino, dove percepii
la bella personalità di Maria Lenti per la correttezza dei modi nel proporsi
sia con le letture sia nell’argomentare sul tema della relazione. Il suo impegno
è stato rivolto soprattutto a temi sociali di grande attualità e nello stesso
tempo universali: i diritti delle donne, la pace, la giustizia sociale, i diritti
umani. È un onore presentarla su “Odissea”. Laura Volante:Riguardo il fenomeno sociale dei
femminicidi le cause affondano le proprie radici in retaggi culturali, in una
regressione inquietante oppure altri elementi si sono inseriti nelle dinamiche
sociali e quali?
Maria Lenti:Certamente il retaggio e un
patriarcato fissato nella mentalità degli uomini, il chiuso-uso del possesso,
del comando, un “maschile” fermo culturalmente, che non ha visto, non vede, non
ammette e rifiuta la strada compiuta dalla donna, che le donne compiono per la
propria libertà e la propria vita.
L. V.Si parla di Pace e intanto le guerre
imperversano su tutto il pianeta con alcuni centri focali di distruzione di
massa, di paesi rasi al suolo e genocidi disumani a dir poco. Il fallimento
della globalizzazione e la rottura degli equilibri mondiali, la cui lettura è
ardua, da cosa dipendono, in questo periodo epocale complesso dove nulla è
certo?
M. L.Noi, in Europa, abbiamo vissuto
decenni di tregua e di pace. Ma nel mondo le guerre non sono mai finite e in
qualcuna s’è esposto anche il nostro Paese. Oggi viviamo un mondo di “potere”
che stravolge e fa scomparire Paesi e Popoli, che potrebbe anche intensificarsi
nella crudeltà e nella distruzione. Guerre tragiche: ogni giorno ci vengono propinate
notizie come manciate di brustolini e sono, invece, stermini e dolori. In
questo “potere” c’è la prevaricazione e l’accumulazione capitalistica e
politica che non tiene conto nemmeno degli accordi intercorsi tra Stati e delle
direttive dell’Onu. Conseguenza e, forse, causa, anche uno sprezzo delle vite
umane, il venir meno del sentimento della fraternità, la considerazione della
prossimità degli esseri viventi.
L. V.Del mondo della scuola, della
cultura, anche con una produzione di raccolte di poesie, pubblicate ottenendo
prestigiosi riconoscimenti non solo in Italia, ne hai fatto una poetica della
tua esistenza. Vuoi parlarci del tuo ultimo libro: Segn e Taj/Segni e
Tagli, pubblicato nel 2024? Quale il senso dello scrivere in poesia
sentimenti emozioni valori?
M. L.Poesie nella parlata di Urbino,
nella quale italiano e dialetto sono insieme. Una radice da non perdere: la
faccio vivere in un libro, in cui vi sono poesie su me e sul contesto in cui
vivo, il desiderio che si aprano spiragli nella società, la riconoscenza verso
i Maestri e le Maestre che mi hanno nutrita con la loro poesia, l’indignazione
per i “potenti armati del mondo”. “Segni”, appunto, come valori e “ritagli”
come insieme di emozioni e sentimenti che hanno puntellato, puntellano i miei
giorni, che, spero, siano anche i giorni dei miei simili.
L. V.Ex deputato per Rifondazione
Comunista, come impegno e risposta politica ai grandi fenomeni sociali, per cui
ti sei battuta in ogni ambito, puoi dirci dove le radici di tale scelta? Senso
di giustizia, fede, pragmatismo?
M. L.Senso della giustizia, vicinanza a
chi necessita di diritti non riconosciuti o negati, possibilità di
miglioramenti sociali e civili, solidarietà anche tra popoli: con puntigliosità
da giovane, con la ragionevolezza, oggi, dell’esperienza e della riflessione.
Con il cuore sempre dalla parte di chi meno ha (in ogni senso).
L. V.La morte di Papa Francesco ha
risvegliato le coscienze? Tutto il suo pontificato ha avuto uno sguardo
planetario per un mondo di popoli e non di nazioni, gettando il seme della
convivenza pacifica fra tante diversità. Come potrebbe realizzarsi tale sogno?
M.L.Le coscienze da risvegliare sono
quelle dei potenti, gli stessi presenti al funerale di Papa Francesco: faranno
propria la sua voce, alta in tutti gli anni del suo pontificato, di pace e di
fratellanza concreta, nei fatti, di sguardo e attenzione a chi è “lontano”
dalla sopravvivenza e più bisognoso e/o desideroso di vita non mendicata? Non
significa niente piangere la morte di un Grande Uomo se se ne dimentica
l’afflato e la Parola. Questa la mia risposta ad una domanda che implica anche
un cambiamento delle coscienze individuali oltre che una rivoluzione dei
rapporti e delle relazioni politiche tra Stati. Mi chiedo: i Capi leggono libri
importanti, quei libri che rimuovono le convinzioni radicate, che toccano le
ragioni profonde del vivere, le fibre del corpo, che spingono a scelte diverse
dalla morte? Ecco, un passo, un gradino che i Capi potrebbero fare proprio a
partire da sé.