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mercoledì 21 maggio 2025

LE AMBIGUITÀ DI MELONI
di Luigi Mazzella
 


Giorgia Meloni dovrebbe avere finalmente capito che le ambiguità non pagano: piedi e scarpe vanno tenuti rispettivamente al loro posto senza confusioni che rendono scomodo il camminare. La Presidente del Consiglio, aspirante al titolo di premier (e non solo) per legge della Repubblica, deve fare una sua scelta ben precisa e non saltellare tra Ursula e Donald, come sta facendo, strizzando alternativamente l’occhio all’una e all’altro. La “pulzella” italiana si trova di fronte a due pretese “verità” che rappresentano la versione della propaganda bellica delle due parti in conflitto in Ucraina. 
1) L’una parla di “aggressione e invasione russa” nell’intento di “divorare” i Paesi che facevano parte dell’Unione Sovietica (e magari qualcuno di più). 
2) L’altra sostiene che sono stati violati molteplici accordi intervenuti dopo il crollo dell’Unione Sovietica che prevedevano:
a) la non estensione ai Paesi dell’ex Unione della NATO, divenuta strumento di offesa e non di difesa dopo l’annullamento del Patto di Varsavia; 
b) la non ricostituzione di Stati nazisti dopo le ingenti perdite russe nella seconda guerra mondiale (la presenza, invece, in Ucraina di battaglioni e milizie professanti il verbo di Hitler sarebbe incontrovertibile); 
c) la tutela delle minoranze filo-russe e russofone delle zone di confine ucraine (massacrate di botte, invece, dalle milizie di Zelensky).
Essendo stata, come Arlecchino, “serva di due padroni”, la Meloni ha seguito: A) il primo (Joe Biden) fino al punto di violare l’articolo 5 del Patto Atlantico, divenendo “co-belligerante” di Zelensky e dissanguando il popolo italiano con l’invio di armi e altro a milizie dichiaratamente neo-naziste; 
B) il secondo (Donald Trump) tirandosi parzialmente fuori dal clima di furori bellici coltivati, invece, dai Macron, Stamer, Von der Leyen, “volenterosi” per una guerra permanente contro la Russia, dai loro Paesi odiata da sempre.
Oggettivamente, la situazione in cui è venuta a trovarsi l’italica Giovanna d’Arco non è facile. 
La Presidente si trova, forse del tutto inconsapevolmente e contro la sua volontà, in guerra e per il divieto posto da Trump ai Paesi Europei di partecipare alle trattative di pace si troverà a permanere in tale stato, nella logica della cobelligeranza e in compagnia di Macron, Stamer, Von der Leyen anche dopo l’eventuale firma di un trattato di pace tra Putin e Zelensky; e ciò con le armi acquistate dalle industrie americane per effetto del “riarmo” europeo da lei votato.
Domanda: Capirà, alla fine, in che situazione s’è cacciata e mollerà tutti i co-belligeranti, soprattutto i più rodomonti e smargiassi (e compreso il suo battagliero Ministro di Cuneo) per dare all’Italia la serenità di un popolo che di guerre ne ha fin sopra i capelli e vuole vivere in pace con tutti, Russi compresi?