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lunedì 12 maggio 2025

LE PRIME FRASI “STORICHE” DI PAPA PREVOST
di Luigi Mazzella



Tra le citazioni di frasi pronunciate dal Papa neo eletto, ne ricordo
due: 
1) La prima frase è: “la perdita della fede è un dramma esistenziale”.
Essa, pronunciata da chi lascia presumere la sua soddisfazione di  non averla mai perduta, pur volendo apparire come un’espressione generosa di comprensione per una disgrazia altrui, appare, di primo acchito, apodittica, sfornita di prove convincenti e smentita dal fatto che tra i pretesi “traumatizzati psichici” vi sarebbero stati (e oso aggiungere: vi sarebbero) molti “geni” dell’umanità universalmente riconosciuti e, per ciò che è noto, abbastanza soddisfatti, se non felici della loro lucidità mentale. Papa Prevost, con buona probabilità, nei luoghi dove ha vissuto e operato, non si è imbattuto in laici autentici, non credenti e felici di essersi (a loro parere: intelligentemente) liberati dal peso di un ingombrante bagaglio, ritenendolo colmo di fandonie irrazionali e fantasiose e di avere riscoperto il gusto della conoscenza attraverso la filosofia, quella vera degli antenati lontani della civiltà greco-romana, della libertà di pensiero e d’azione più piena e della felicità di una vita volta edonisticamente alla conquista della serenità, dell’equilibrio psichico, dell’armonia con sé stessi e con gli altri, nonché, dulcis in fundo, dell’amore e del coniugio, costruiti su profonde affinità psichiche e mentali, pur senza benedizioni e odori d’incenso. I non credenti hanno seguito la sua elezione al soglio pontificio con interesse e pur senza farsi soverchie illusioni circa un avvicinamento della soluzione dei problemi realmente importanti del consorzio umano che riguardano guerre distruttive e morti atroci; odi sempre più feroci tra gli esseri umani soprattutto nella parte occidentale del globo dove dominano la sua religione e le altre due monoteiste, oltre al fascismo e al comunismo; aggressioni violente personali e collettive; aggregazioni innaturali e forzate di gente con usi e costumi diversi che portano comunque scompiglio in rapporti consolidati da secoli di convivenza sullo stesso territorio; finanze statali dissestate e in profondo rosso, foriere di incontri e scontri non sempre commendevoli; corruzioni diffuse; disordini sociali e via dicendo.
Gli “infedeli” si arrogano anche il diritto di poter liberamente criticare il linguaggio pregiudizialmente compiaciuto, zuccheroso, sdolcinato, mieloso che ha accompagnato la sua elezione a Papa (a differenza di quanto molto più compostamente avviene per ogni altro Capo di uno Stato estero). L’untuosità non necessaria conduce, infatti, ai livelli più bassi la prostituzione professionale e il servilismo espresso, scrivendo o concionando in tivù, da gente che dimostra di non conservare neppure il ricordo di che cosa possa significare vivere mantenendo la schiena dritta.
2) La seconda frase esprime la tesi secondo cui le donne debbano essere tenute lontane dai vertici ecclesiastici. Essa non ha sorpreso nessuno: costituisce, purtroppo, solo l’ennesima prova di una visione ingiustificatamente maschilista del genere umano (di cui pochi, anche se credenti e fedeli, avvertivano il bisogno).


 
Per compensare il miele sparso a piene mani dall’esercito dei laudatores, v’è il veleno, altrettanto potenziato da contributo straordinario di new entry, del battaglione mass-mediatico capitanato da una giornalista che più che intervistare pretende di ricevere consensi alle sue idee che espone senza i limiti di tempo (che impone agli altri partecipanti al talk show). Forte del suo ruolo, la sua voce predomina su quella dei partecipanti e raggiunge insolite note di altisonanza. E ciò nel tentativo ripetuto e petulante di sospingere il neo eletto Pontefice a pronunciare frasi contrarie all’odiato (da lei) Donald Trump e alla sua politica che, guarda caso, è di pace, come quella di Papa Prevost. Un proverbio dice: Ride bene chi ride per ultimo!