Se
l’Italia non fosse il Paese servile di cui Dante Alighieri l’accusa di essere (Ahi
serva Italia, di dolore ostello)e se avesse una classe politica competente
e coraggiosa saprebbe che cosa fare dopo essersi lasciata percorilmente indurre
da Biden e Stoltenberg (nomen omen) a violare l’articolo 5 del trattato
del patto atlantico per prendere le parti (quindi non imparziale) di Zelensky e
divenire, conseguentemente, suo co-belligerante (quindi non neutrale) nella
guerra contro la Russia: chiedere scusa al mondo del suo operato
(ingiustificabile per un Paese che si vanta di essere la “culla del diritto” e
di discendere dai Romani che hanno coniato i termini di imparziale e neutrale)
e uscire dalla NATO, di cui l’Ucraina non faceva e nonfa parte, anticipando la stessa mossa che
Trump si indurrà, probabilmente, a compiere per gli USA, a pace firmata. Con
l’invio di armi a Zelensky, l’Italia è stata indotta a fare ciò di cui Trump ha
colto l’errore, rifiutandodsi perseverare diabolicamente in essocon l’invio di
ulteriori armi in Ucraina. (La Svezia,
storicamente ostile alla Russia, si è sentita spinta a commettere lo stesso
errore interpretativo per potere inviare, senza rischio di ritorsioni,armi contro i suoi nemici di sempre ed ha
abbandonato un luminoso passato di neutralità chiedendo l’ammissione alla NATO,
a ciò sospinta da un suo atavico odio). Ritornando
a noi, l’uscita dell’Italia dall’alleanza atlatica (ormai non più difensiva,
dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia) consentirebbe non solo di
abbreviare i tempi per la realizzazione di quell’ius pacis di cui parla
e scrive Antonio Pileggi (in un libro che, in una mia mail,ho recensito per voi ) ma di avviare per il
Bel Paese l’era dello ius neutralitatis:rectius:di un vero e
proprio officium neutralitais, inteso come dovere etico per un Paese che
aderisce all’UNESCO e risulta detentore
di una parte superiore o pari al 60% del patrimonio culturale mondiale. E ciò per
l’insieme delle sue bellezze artistiche e naturali (adde: distaccando
ogni altro Paese). Il vero problema è solo di natura politica. Occorrerebbe una
leadership che si facesse portatrice di una linea precisa, chiara e
univoca in tale direzione e affrontasse il duplice problema dell’uscita dalla
NATO e quello di nuovi e ben diversi rapporti con l’ Europa, più consoni allo
spirito dei Padri fondatori e favoriti dalla circostanza che, allo stato,
l’Unione è ben lontana da problemi militari e di difesa armatacomune. Il riarmo voluto dalla Ursula Von der
Leyen rappresenta, infatti, solo una
sorta di “Tutti a casa dell’8 settembre del 1943 italiano” e sarà utile solo
agli interessi economici delle industrie meccaniche tedesche e statunitensi.
Considerando il numero degli astenuti nelle ultime votazioni politiche ed
europee e il rifiuto della guerra condiviso dauna stragrande maggioranza di elettori, il consenso non dovrebbe
mancare.