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sabato 3 maggio 2025

OBBLIGO DI NEUTRALITÀ
di Luigi Mazzella



Se l’Italia non fosse il Paese servile di cui Dante Alighieri l’accusa di essere (Ahi serva Italia, di dolore ostello)e se avesse una classe politica competente e coraggiosa saprebbe che cosa fare dopo essersi lasciata percorilmente indurre da Biden e Stoltenberg (nomen omen) a violare l’articolo 5 del trattato del patto atlantico per prendere le parti (quindi non imparziale) di Zelensky e divenire, conseguentemente, suo co-belligerante (quindi non neutrale) nella guerra contro la Russia: chiedere scusa al mondo del suo operato (ingiustificabile per un Paese che si vanta di essere la “culla del diritto” e di discendere dai Romani che hanno coniato i termini di imparziale e neutrale) e uscire dalla NATO, di cui l’Ucraina non faceva e non  fa parte, anticipando la stessa mossa che Trump si indurrà, probabilmente, a compiere per gli USA, a pace firmata. Con l’invio di armi a Zelensky, l’Italia è stata indotta a fare ciò di cui Trump ha colto l’errore, rifiutandodsi perseverare diabolicamente in essocon l’invio di ulteriori  armi in Ucraina. (La Svezia, storicamente ostile alla Russia, si è sentita spinta a commettere lo stesso errore interpretativo per potere inviare, senza rischio di ritorsioni,  armi contro i suoi nemici di sempre ed ha abbandonato un luminoso passato di neutralità chiedendo l’ammissione alla NATO, a ciò sospinta da un suo atavico odio).
Ritornando a noi, l’uscita dell’Italia dall’alleanza atlatica (ormai non più difensiva, dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia) consentirebbe non solo di abbreviare i tempi per la realizzazione di quell’ius pacis di cui parla e scrive Antonio Pileggi (in un libro che, in una mia mail,  ho recensito per voi ) ma di avviare per il Bel Paese l’era dello ius neutralitatis: rectius:di un vero e proprio officium neutralitais, inteso come dovere etico per un Paese che  aderisce all’UNESCO e risulta detentore di una parte superiore o pari al 60% del patrimonio culturale mondiale. E ciò per l’insieme delle sue bellezze artistiche e naturali (adde: distaccando ogni altro Paese). Il vero problema è solo di natura politica. Occorrerebbe una leadership che si facesse portatrice di una linea precisa, chiara e univoca in tale direzione e affrontasse il duplice problema dell’uscita dalla NATO e quello di nuovi e ben diversi  rapporti con l’ Europa, più consoni allo spirito dei Padri fondatori e favoriti dalla circostanza che, allo stato, l’Unione è ben lontana da problemi militari e di difesa armata  comune. Il riarmo voluto dalla Ursula Von der Leyen rappresenta, infatti, solo  una sorta di “Tutti a casa dell’8 settembre del 1943 italiano” e sarà utile solo agli interessi economici delle industrie meccaniche tedesche e statunitensi. Considerando il numero degli astenuti nelle ultime votazioni politiche ed europee e il rifiuto della guerra condiviso da  una stragrande maggioranza di elettori, il consenso non dovrebbe mancare.