Questo intervento è stato elaborato sulla spinta
di almeno due (si ritiene legittime) preoccupazioni:1) la
stretta vicinanza (che non data da oggi) tra il governo italiano e
un'autocrazia militarista al limite della dittatura come quella turca;2)
la collocazione strategica degli stabilimenti liguri di Piaggio dopo l'accordo
tra Leonardo e Baykar che ha allargato il campo dopo l'acquisizione di Piaggio.
Sorgeranno sicuramente problemi di management, direzione operativa, tecnologia,
linee produttive e di carattere geopolitico (riferimento in tutti i
campi del governo di questa destra populista, corporativa e soprattutto
preoccupata di estendere le maglie del proprio potere clientelare).
L'accordo Baykar-Leonardo che
segue l'acquisizione di Piaggio Aerospace da parte dell'industria militare
turca va seguita con grande attenzione, in particolare in Liguria. Il colosso
turco dei droni Baykar ha firmato un accordo preliminare storico con il gigante
della difesa italiano Leonardo, segnando un nuovo capitolo nei crescenti legami
strategici tra Turchia e Italia, e nella crescente influenza turca nel settore
globale della difesa. L'accordo - che si concentra sulla cooperazione nello
sviluppo e nella produzione di veicoli aerei senza pilota (UVA) e tecnologie
avanzate - è stato uno dei numerosi protocolli firmati durante il Quarto
Vertice Intergovernativo Türkiye-Italia, co-presieduto dal Presidente Recep
Tayyip Erdogan e dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Roma martedì.
Baykar, noto soprattutto per la produzione dei droni Bayraktar TB2, già testati
in combattimento, e dei più avanzati droni Akinci, è emerso come un attore di
primo piano nelle esportazioni globali di UAV. L'azienda ha venduto i suoi
sistemi a oltre 30 Paesi e ha attirato l'attenzione internazionale per
l'efficacia dei suoi droni in conflitti come quelli in Ucraina, Libia e
Karabakh. La joint venture coinvolgerà anche gli
stabilimenti di Tonchi dei Legionari, centro specialistico nel settore unmanned
(senza equipaggio), Roma Tiburtina per lo sviluppo delle tecnologie
integrate multi-dominio e Nerviano per l'offerta di soluzioni congiunte per il
settore Spazio. L'acquisto di Piaggio Aereospace secondo quanto
riportato includeva infrastrutture di produzione di valore e competenze nel
settore aeronautico, è stato ampiamente interpretato come parte della strategia
più ampia di Baykar per stabilire una presenza in Europa e ottenere accesso al
mercato della difesa dell'UE.
Ora si tratta di verificare prima di tutto il ruolo dell'industria pubblica
italiana nel campo degli armamenti. Per quel che riguarda Piaggio le questioni
relative alle fabbriche di Villanova d'Albenga e Sestri ponente appaiono essenzialmente
due: 1) La questione tecnologico-strategica.
Andranno verificate le prime dichiarazioni dei dirigenti turchi sul
"preservare l'identità storica di Piaggio" soprattutto alla luce
dell'accordo Baykar-Leonardo. Non è questione semplicemente di richiedere
chiarezza sugli eventuali piani industriali. Il punto risiede sullo sviluppo
della capacità tecnologica dello stabilimento Aerospace in rapporto al tipo di
produzione che sarà sviluppato: ristrutturazione delle linee, sedi di
elaborazione dello sviluppo tecnologico. Sono questi i nodi del tipo di
sviluppo produttivo che si intende perseguire da cui dipendono - ovviamente - i
livelli occupazionali. Senza contare come si presenti un problema di indotto e
di eventuale adattamento. Nessuno nega che l'Italia debba costruire droni ma
che questa produzione strategica debba dipendere da una autocrazia militarista
armata fino ai denti e fortemente aggressiva nella sua strategia nazionalista
dovrebbe far riflettere; 2) Il tema territoriale. Va ricordato che lo
stabilimento Piaggio Aerospace di Villanova d'Albenga assieme ad Alston di Vado
Ligure (trazione ferroviaria) risulta essere uno degli ultimi baluardi della
presenza industriale nella provincia di Savona, la più anziana d'Italia, 69°
posto nella classifica della vivibilità stilata dal "Sole 24 ore" e
94a rispetto al tema del lavoro. Appare fin troppo evidente che siamo ad un
delicatissimo passaggio nella stessa prospettiva economica e produttiva della
provincia di Savona: un passaggio che (considerati anche i ritardi accumulati
con la debolezza dimostrata dal progetto di crisi industriale complessa che ha
lasciato in sospeso il tema della reindustrializzazione della Val Bormida e del
Vadese) potrebbe anche rappresentare un momento di definitiva cesura in una
prospettiva di recupero industriale necessario per far sì che la provincia di
Savona non sprofondi definitivamente in logiche di servizio speculativo,
corporativo, di "lavoro povero".
In conclusione sul piano più generale: le scelte di politica industriale del governo e le strategie produttive
di Leonardo e degli altri protagonisti del settore hanno portato a più alte
quotazioni di Borsa e a maggiori dividendi per gli azionisti, ma fanno delle
produzioni militari un “cattivo affare” per l’economia e l’occupazione in
Italia. In Italia come in Europa, un allargamento del “complesso militare
industriale” non fa che alimentare il riarmo e i rischi di estensione dei
conflitti, mentre il governo di destra oscilla privo di un qualsiasi
riferimento di politica estera che non sia quello di un richiamato antistorico
ad una sorta di "interventismo di ritorno" contrabbandato come
interesse nazionale e addirittura del "nazionalismo occidentale". In
questo senso l'accordo Leonardo-Baykar e il passaggio di Piaggio Aerospace non
fa che alimentare legittime preoccupazioni: vocazione bellica,
finanziarizzazione, interessi azioni intrecciati a quelli geopolitici
potrebbero rappresentare un ulteriore punto di sviluppo di crisi industriale
nella rinuncia a una capacità di riconversione e questo avviene mentre
ulteriori produzioni strategiche stanno abbandonando il Paese come nel caso di
Portovesme, dove si producono principalmente zinco e piombo. Su tutto questo
fin qui descritto continua a stagliarsi l'ombra fosca del nucleare.