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lunedì 19 maggio 2025

REFERENDUM E SISTEMA POLITICO
di Franco Astengo


 
L’8 e 9 giugno prossimi saranno votati per via referendaria abrogativa quattro quesiti riguardanti un tema, quello del lavoro visto nella condizione legislativa nella quale proprio il tema del lavoro era stato trattato nel momento in cui la sinistra (non solo italiana) si trovava al governo trovandosi completamente allineata all’indirizzo neoliberale. In ballo l’8 e 9 giugno ci sarà anche un quinto quesito relativo al delicatissimo tema della condizione di cittadinanza.
L’idea di fondo su cui si erano basati dieci anni fa i provvedimenti in questione era quella di adeguarsi alle richieste di flessibilità del lavoro subordinato che arrivavano dalle imprese (considerate in quel momento soggetto assolutamente centrale sul piano economico, politico e sociale: al di fuori da qualsivoglia idea di programmazione economica democratica) nella speranza che l’adozione di questo criterio di flessibilità (precariato, intensificazione dello sfruttamento) rilanciasse un’economia in affanno.



Oggi che gli esiti di quell’operazione sono risultati disastrosi e a sinistra emergono almeno parziali accenni di autocritica: l’esito eventualmente favorevole del voto referendario dovrebbe avere lo scopo di riequilibrare, almeno su alcuni punti specifici, l’ago della bilancia a favore dei lavoratori cancellando alcune norme particolarmente odiose in modo da promuovere nuove riforme. In sostanza si sta lavorando per un avvio di inversione di tendenza rispetto all'adagiamento neo-liberale della sinistra italiana (ed europea). Inutile negare che nella fattispecie del risultato del voto dell'8-9 giugno pesa l'incognita del raggiungimento del quorum previsto dalla Costituzione al riguardo dei referendum abrogativi: quorum che prevede la validità dell'esito soltanto nel momento del raggiungimento della partecipazione al voto della maggioranza assoluta degli aventi diritto compresi quelli registrati all'estero nelle liste elettorali. Intorno a questo obiettivo si sta portando avanti una forte mobilitazione da parte di diversi soggetti sindacali (specificatamente la CGIL che ha rappresentato il punto di promozione del referendum) e di rappresentanza sociale e culturale ed anche dei partiti politici compreso il PD che però evidenzia al suo interno posizioni diverse, dovute alla natura correntizia del partito e alle sue origini dichiaratamente neppure socialdemocratiche ma di allineamento neoliberale.


E voterò Sì

Inoltre sull’esito del voto peserà la frammentazione del mondo del lavoro (che produce parti consistenti della complessa articolazione sociale presente nella modernità segnata dall’innovazione tecnologica): frammentazione che deriva dalla diversità di ruolo che i lavoratori hanno nell’attualità della dinamica capitalistica (status, condizioni economiche, appartenenza all’esercito di riserva) con evidenti conseguenze dal punto di vista politico sotto l’aspetto dell’espressione di una unificante coscienza di classe. Riflettendo sul possibile esito del voto è il caso allora di domandarsi in anticipo quale potrà esserne il peso sul sistema politico, sia nel caso del raggiungimento del quorum sia nel caso di una mancata affermazione che però risultasse sorretta da una quota di partecipazione molto consistente. La convocazione referendaria ha infatti posto in luce un’assenza nel pur articolato sistema politico italiano e ci sarà da valutare quanto la decisa presa di posizione a favore da parte della segreteria del PD potrà portare ad un percorso di riavvicinamento tra le strutture politiche e le istanze di un mondo del lavoro all’interno del quale la questione dello sfruttamento va ben oltre le possibili rivendicazioni salariali (e sindacali in genere) estendendosi all’insieme del concerto sociale nel quale crescono disuguaglianze sul piano del genere, culturale, di accesso a migliori condizioni di vita. Occorre allora una piena presenza politica capace di combattere la profondità nell’esercizio dell’ingiustizia nelle società moderne tornando ad inserire nella dialettica democratica la presenza della condizione di classe coinvolgendo anche gruppi che nel mondo del lavoro non hanno alcun ruolo e fin qui hanno visto impedita la possibilità di esprimere un’organizzazione stabile delle loro istanze. Insomma: nel referendum i voti non andranno soltanto contati ma anche “pesati” e analizzati nei loro diversi aspetti della provenienza di genere, sociale, territoriale. Non ci potrà a limitarci ai termini di sconfitta/vittoria.