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domenica 4 maggio 2025

TRE LIBRI
di Alice Figini


Alida Airaghi

 
Annotazioni sulla poesia di Alida Airaghi
 
La parola si tesse come tela nel tentativo di spiegare il mistero inenarrabile dell’esistenza; in fondo è lo scopo di tutte le nostre storie. E in questi versi il senso si dipana luminoso, indissociabile dalla matrice autobiografica del dolore.
«Non può finire tutto, così, / per niente. Nel vuoto. //… Lo urlerò nell’abisso, / nel non tempo: / dove non sarò».
Tre libri, la silloge edita da Il Convivio Editore a gennaio 2025, rappresenta il compendio dell’opera poetica di Alida Airaghi: vi troviamo radunati tre volumi, da Litania periferica (2000) a Diverso lontano (2003) sino a Frontiere del tempo (2006). La raccolta si apre con Euridice, poemetto che è canto di rivalsa dell’uomo contro l’ineluttabilità della morte. Perché Orfeo si volta? La domanda assilla sin dall’antichità: «Orpheu, quis tantus furor?» domandava Virgilio, gli faceva eco Ovidio tentando un’ardita spiegazione: per amore.  



Airaghi, nella propria riscrittura poetica, propone una risposta diversa: «Tu, trasparente pensiero di vetro: voglio appannarti. Ecco, mi volto». Il gesto di Orfeo non è dettato dal rimpianto, ma dalla consapevolezza: Euridice è morta – e non si può tenere in vita un’ombra. Il poeta vuole sfidare il confine supremo, ma si scontra con il limite della propria condizione umana.
È una poesia intessuta di mitologia, che rispecchia la formazione classica dell’autrice. Da Orfeo ed Euridice a Filemone e Bauci, il mito è la chiave di lettura che accompagna e disvela il segreto ultimo del tempo, ovvero la metamorfosi. Alida Airaghi utilizza la parola nella sua essenza pura, assoluta, per scrutare nell’abisso a occhi aperti e lo fa servendosi di una scrittura che ha il soffio salvifico di un testo sapienziale e la capacità creativa del mito.  Tra «il tutto e il niente di un’assoluta pace» c’è la parola, ciò che esprime l’origine e la vertigine della meta: «Esserci, nel tempo, è farlo nostro, il tempo/ imprimerci nel tempo/lasciare un’orma».