Sembra
che la futuribile e possibile alleanza tra PD, AVS (e M5S e + Europa?) stia
preparando una manifestazione nazionale di denuncia per gli orrori di Gaza. Una
iniziativa che arriva sicuramente in ritardo e che non dovrebbe essere limitata
all'Italia ma proposta a tutta le sinistra e ai democratici conseguenti a
livello europeo come era già accaduto in passato ma al di fuori dall’ottenere
risultati politici cogenti. Una manifestazione nazionale di denuncia per gli
orrori di Gaza che, va ricordato, dovrebbe svolgersi nel corso della campagna
elettorale per i referendum dove accanto ai temi del lavoro figura quella della
cittadinanza che alla drammatica vicenda palestinese è oggettivamente molto
legata: ragione in più per una riuscita dell’iniziativa e per propugnarne una
identità che spinga favorevolmente l’esito referendario. Occorre una
manifestazione che nei suoi contenuti propositivi non risulti generica ma
affondi nella concretezza di una analisi che non possiamo mettere da parte. È stato scritto da diverse
parti e ne riprendiamo il senso sintetizzando: limitandoci ad assistere a ciò
che sta accadendo in Palestina finiamo spettatori di un esperimento in cui l’Occidente
sta pensando a sé stesso in termini di pura crudeltà, legittimando idee di
deportazione di massa, ignorando radici e legami, spostando a proprio piacere
confini costruiti a tavolino e non certo decisi dai popoli. Non si deve
costruire semplicemente un momento di solidarietà: è necessaria una
manifestazione nella quale un ampio schieramento politico ponga il quesito su
cosa oggi rappresenta il potere in Occidente e analizzi le possibili risposte
per rilanciare subito un progetto politico. Un progetto politico che riguardi
quel potere in Occidente che tende sempre di più a trasformarsi in un soggetto
di coercizione che impedisce l’esercizio dei diritti fondamentali. Un potere
quello della “crudeltà dell’Occidente” che vorrebbe vietare l’esercizio di
diritti di uguaglianza davanti a una legge che li dovrebbe garantire. Esiste un’equivalenza
sostanziale tra il progetto di deportazione dei palestinesi di Gaza e i centri
di detenzione dei migranti in Albania cui guarda la stessa Unione Europea e
alle deportazioni tentate e progettate dal regime USA. Così l’Occidente si
allinea all’idea della negazione dei diritti accomunandosi con tante altre
situazioni nell’Oriente e nel Sud del mondo. Si è scritto “una voce da fuori
urla quello che ha deciso sul come far passare nel mondo migliaia o centinaia
di migliaia o milioni di persone nel mondo”. La possibile
manifestazione italiana deve occuparsi di questo e non di meno: altrimenti
resterebbe una sfilata di resa al silenzio di un’intera civiltà (o
ex-civiltà?). Nell’occuparsi della sostanza del potere una manifestazione
dovrebbe trasformarsi in un momento di costruzione di un progetto ideale e
politico radicalmente alternativo in termini sistemici rispetto alla deriva che
stanno percorrendo i governi dell'autocrazia; un’autocrazia già evidente, a Est
come a Ovest a Nord come a Sud in una globale tensione anti-democratica che
accompagna una modernità che non possiamo permettere sia rappresentata soltanto
da un Potere che alla fine si conclude esclusivamente dentro sé stesso.