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domenica 8 giugno 2025

ALBERI
di Anna Rutigliano


I Giganti di Fallistro in Sila (Calabria)

Fu molto più tardi che si capì
ch’erano morti alberi
non semplici uomini
”.
Angelo Gaccione - Una gioiosa Fatica, La Scuola di Pitagora editrice, 2025
 

Bambini abbracciano
i Giganti

(...)Und allem Weh zu Trotze bleib ich verliebt in die verrückte Welt.”(“e a dispetto di ogni pena, rimango innamorato di questo folle mondo”) sono questi i versi finali della celebre poesia di Herman Hesse dedicata alla sua Quercia potata (Gestutzte Eiche) e declamati in lingua originale, con relativa lettura collettiva, in versione italiana, fra i banchi della Scuola Media Monterisi di Bisceglie, in occasione della quindicesima edizione de Il Maggio dei Libri 2025, la campagna di promozione etico-sociale del libro che varca i confini nazionali, da poco conclusasi. La tematica discussa, quest’anno, con le classi prime e seconde, ha riguardato la resilienza degli alberi creando un parallelismo con la resilienza degli individui, grazie all’intervento dello scrittore Zaccaria Gallo, il quale, nei suoi panni di ex medico, ha evidenziato concretamente le analogie fra mondo vegetale e umano, entrambi esseri viventi, mediante la personificazione di Studente-Albero: le braccia stanno ai rami come i capillari alle foglioline, in cui circola linfa vitale. 


Gli allievi della Monterisi di Bisceglie

Mutuato dal campo della tecnica, quale capacità di un materiale di conservare le proprie caratteristiche intrinseche a seguito di un urto, il termine resilienza è stato utilizzato nel settore della botanica, per la prima volta negli anni ’70, ad opera dell’ecologista canadese Holling; successivamente esso è stato esteso in ambito psicoanalitico, antropologico e sociologico, quale capacità umana di resistere alle difficoltà che occorrono nella sfera del reale. Non sono forse i lunghi e snelli platani che svettano lungo i viali torinesi o nei boulevards parigini, esempio di resistenza agli agenti inquinanti industriali e non solo, conservando tuttavia una peculiarità fondamentale di fitodepurazione atta a ridurre le immissioni di carbonio nell’atmosfera? E cosa dire della nostra imponente e longeva quercia, così paziente e tenace agli occhi del poeta tedesco, indistruttibile, nonostante le tormentate avversità che la vita le ha riservato? Il poeta ligure Camillo Sbarbaro fu un appassionato di botanica, tanto da conquistarsi fama a livello internazionale come il maggior collezionista di licheni. Le classi hanno proseguito, infatti, nella lettura ad alta voce di alcuni suoi versi appartenenti alla raccolta poetica del 1920 intitolata Trucioli: “Più che d’uomini ho in cuore fisionomie di alberi… alberi scapigliati e alberi raccolti come mani che pregano”.



Per la scrittrice canadese Rochelle Mass, emigrata in terra israeliana negli anni ’70, gli alberi, invece, assurgono a simbolo di crescita individuale e cambiamento, una sorta di lente attraverso cui ispirarsi per avvicinarsi il più possibile all’irraggiungibile, quasi un luogo mistico in cui assistere all’esplodere dei frutti e al loro appassire, evocando versi leopardiani; così leggiamo nella sua lirica “Waiting for a message”, nei versi iniziali: “ Trees help you see slices of sky between branches, point to things you could neve reach…” (“Gli alberi ti aiutano a guardare pezzi di cielo fra i rami, puntare a cose irraggiungibili”).
La giornata dedicata al Maggio dei Libri, si è conclusa adattando il testo La Filastrocca dell’albero della scrittrice e copywriter bolognese Sabrina Giarratana con l’improvvisazione, a suon di rap, da parte degli studenti e studentesse, di cui ancora fa eco il canto di foglie che vibra d’incanto. 




In un mondo tecnologicamente frenetico, dovremmo tutti avere un Amico Albero, da venerare, quasi fosse un santuario, così come Hesse ci racconta nella sua opera dedicata agli alberi, dal titolo Bäume del 1919 (“Alberi”), in cui raccogliersi con la propria anima e rallentare con i propri pensieri, per potersi connettere con la parte più profonda del Sé, recuperando l’autenticità smarrita con il progresso (?), così come tutti dovrebbero avere il diritto di potersi adagiare ad un tronco di albero, sentirne l’odore della corteccia in attesa di un messaggio di pace  che ancora  tarda ad arrivare  e che tanto mi ricorda la bambina dai capelli d’oro, protagonista non della fiaba dei fratelli Grimm, ma del documentario israelo-palestinese “No Other Land”, proiettato nelle sale cinematografiche italiane a partire da gennaio 2025 e vincitore, come miglior documentario, degli Oscar 2025: la bambina, ma anche altri membri della famiglia, si sottrae alla bruttura causata dall’occupazione dell’esercito israeliano, cominciato molto prima del 7 Ottobre 2023, adagiandosi su di un materasso, tenendo con sé un telefonino per poter giocare e “distrarsi” dai continui sfratti e demolizioni, nella propria terra di Gaza, il villaggio Masafer Yatta. È questo il paradosso del ventunesimo secolo: il progresso può salvare e annientare allo stesso tempo, come già Brecht aveva ribadito nella sua lirica “General”. Dovremmo sperare che scenda una pioggia di stelle ad illuminare la mente umana ormai da tempo in totale decadenza in materia di Umanità perché dove tutto vien distrutto, non vi è spazio neppure per il sentimento di resilienza, né per un albero.