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domenica 8 giugno 2025

RESTARE UMANI
di Franco Toscani

                       
 
Elogio della carta stampata e delle edicole.
                                       
Nell’era del video e del digitale, degli smartphone, i-Pad, Pc, e-book, audiolibri, possono ancora vivere di vita propria i libri, le riviste, i giornali, la carta stampata in generale? È un interrogativo che si è posto recentemente in un suo articolo (Confessioni e manie di un bibliofilo, ‘Panorama’, 7 maggio 2025, pp. 46-47) anche Marcello Veneziani, dal quale mi separano non poche decisive posizioni culturali e politiche, ma al quale mi sento vicino per la comune passione bibliofila, per l’amore della conoscenza e del sapere.
Provo un vero e proprio piacere estetico nel tenere in mano e nello sfogliare la carta stampata, di cui ricerco e mi piace anche l’odore. In un mondo rumoroso e agitato, nell’epoca dello scorrimento veloce e frettoloso delle immagini e delle parole, leggere la carta stampata può consentire il superamento della superficialità e gli indispensabili approfondimenti nella conoscenza del reale, può contribuire in modo eminente a mantenere quella capacità di sosta e di raccoglimento interiore, di riflessione e di concentrazione che rischiamo sempre più di perdere, con danni irreparabili e tremendi per tutti, soprattutto per le nuove generazioni, bravissime nell’uso della strumentazione tecnologica più sofisticata (che nessuno vuole demonizzare, ovviamente), ma massimamente a rischio per quel che riguarda le capacità di  buona lettura e scrittura, di meditazione e concentrazione.



Perciò la nostra riconoscenza e gratitudine dovrebbero andare a tutti coloro che lavorano nell'ambito delle case editrici grandi e piccole, delle librerie, delle riviste, dei giornali, senza trascurare le edicole e gli edicolanti. Questi ultimi fanno molto spesso sacrifici considerevoli, con levatacce all'alba, orari prolungati e guadagni risicati; si sentono pure dire da alcuni clienti che "non fanno nulla", perché li vedono tranquillamente seduti all'interno delle edicole. Come è noto, vi sono molte edicole che hanno chiuso, in ogni caso ve ne sono sempre meno; per sopravvivere vendono sempre più giocattoli, penne e altri prodotti non cartacei; in esse, non solo è ancora possibile consultare e comperare tanta interessante produzione cartacea (distributori permettendo), ma è possibile pure - ciò vale naturalmente soprattutto per i frequentatori abituali e per coloro che amano indugiarvi, scoprirne le ricchezze nascoste -  conversare fruttuosamente, conoscere nuove persone, ampliare i propri orizzonti umani e sociali. In questo senso, esse sono anche talvolta - soprattutto per chi non va troppo di fretta ed è consapevole del valore della lentezza e della capacità di sosta - specchi della società e palestre di umanità, rivelatrici di molti nostri pregi e valori, bassezze e miserie.
Da lettore forte e assiduo frequentatore di edicole, testate giornalistiche e librerie, ho sempre cercato coi miei edicolanti, librai e amici o conoscenti giornalisti un rapporto fondato non solo sulla convenienza e sull'utile reciproco, ma anche e soprattutto sull'empatia, sulla collaborazione e condivisione, sulla simpatia e sull'umorismo, sulla ricchezza umana e ideale, intellettuale e affettiva. Cerchiamo dunque di restare umani, anche con l'aiuto indispensabile dei libri, delle riviste, dei giornali e di tutti coloro che lavorano quotidianamente in questi vasti campi.