Individualeo collettivo. Ireligiosi ritengono la fede e tutti i suoi connessi corollari “doni
divini”. Quei
laici che nutrono per i credenti la stessa diffidenza che i Troiani avevano per
i Greci, temono i preti anche per i doni che portano (Timeo Danaos et dona
ferentes. Virgilio, Eneide). Tra i doni possibili dell’Ecclesia
deveritenersi compreso anche il cupio dissolvi che ha l’aria
di essere un’espressione latina ma che, in realtà,nasce nel contesto religioso cristiano; più
precisamente ha la sua origine nella prima lettera ai Filippesi di San
Paolo. Il cupio dissolviesprime
il desiderio di abbandonare la vita terrena per unirsi a Cristo. Di norma,
l’uso dell’espressione è più frequente nell’ambito individuale, dove se ne
registra una versione romantica imperniata sullo spleen messo
in versi da Charles Baudelaire; ma il desiderio come anelito (ovviamente
inconscio e senza essere espresso a chiare lettere) alla distruzione
dell’ordine esistente in cui si vive può manifestarsi anche in un contesto
collettivo e sociale. Di esso, ben distinto dall'anarchia, doveva
avere tenuto conto, probabilmente, Oswald Spengler quando aveva scritto
della tendenza degli abitanti della parte Ovest del Pianeta alla distruzione
della propria cosiddetta “civiltà democratica”. Come
per ogni processo, per così dire “in itinere”, sia sul piano individuale
sia su quello collettivo, il soggetto agente (individuo o massa che sia) crea steps
necessari, premesse condizionanti ed elementi che rafforzino il suo
intento auto-distruttivo.
Nel cupio
dissolvi collettivo, un ruolo deleterio di grande e importante
rilievo svolge la progressiva e incalzante incultura (e quindi inadeguatezza al
ruolo) della classe politica di governo o altrimenti dirigenziale.In Occidente il degrado cognitivo dei vertici dei
Paesi è particolarmente favorito dalla presenza maggioritaria di gente che
“crede” in ciò che le viene insegnato con accenti propagandistici rispetto a
ciò che “potrebbe pensare” se facesse ricorso al proprio raziocinio.Scuole concesse in gestione a preti e a speculatori
(credenti ma con il pelo sullo stomaco in quanto proprietari di
“diplomifici” a pagamento) completano il quadro per giungere a un inevitabile scadimento culturale. Inoltre, una vera e propria cultura non
conformistica e laica dei vertici dirigenziali e di governo è impedita dalla
incombenza, sul piano giudiziario, di “avvisi di garanzia” più precisi di
missili e droni telecomandati nel colpire leader politici capaci che possano
sbarrare il passo a quelli che Franco Continolo nel suo blog definisce
i “super idioti”.La ciliegina sulla torta
dell’incultura politica è data da leggi elettorali truffaldine che
consentono di governare a minoranze (rissose ma interessate ai vantaggi di
entrare nella stanza dei bottoni) che se infischiano del Paese vero (che
non ha altra strada che astenersi).Sul
terreno della concretezza e dell’attualità, gli eventi Occidentali più recenti
hanno dimostrato nel senso più pieno quanto appena detto, con l’eccezione degli
Stati Uniti d’America che, eleggendo Donald Trump (nonostante le
difficili caratteristiche del personaggio) hanno inteso sottrarsi al “cupio
dissolvi” della collettività Occidentale, scaricandolo solo sugli Europei.I “super beoti” (di Francia, Germania, Inghilterra,
Italia in prima linea) si sono dimostrati, grazie alla loro stupida
insipienza leader pronti ad addossarsi il fardello loro imposto dal
neo eletto Presidente Americano.Molto
mal messi, stanchi e spossati fino al punto di articolare male frasi
spesso inaspettatamente tronche e più del consueto prive di senso comune,
quei “tromboni male accordati”, con le loro azioni politiche sono stati
tutti, senza eccezioni, della medesima irresponsabilità per la sconsiderata
politica. Meloni, Macron, Starmer, Metz, dopo avere violato (mentre la
invocavano) una legge NATO che dimostravano di non conoscere, si sono cacciati
in una guerra che da cobelligeranti (non avendo essi seguito l’esempio
di Trump) dovranno sostenere a proprie spese, aiutando l’industria delle
armi, per massima parte statunitense, a non subire perdite per la “resa” e
l’uscita dal gruppo dei Nord-americani.Il
fatto più grave è stato che né in Italia né negli altri Paesi Europei ci
si poteva aspettare altro dagli uomini politici di diverso orientamento
(In Italia la scalmanata e rissosa Elly Schlein, il velenoso e acido Calenda,
l’ineffabile e inaffidabile Renzi non dicevano cose diverse, avendo la stessa
macroscopica e madornale ignoranza delle norme NATO).
Post-scriptum: È
anche probabile che Ursula Von der Leyen e Donald Trump (per
ipotizzabili, sotterranei accordi intervenuti con il Partito
Democratico Transnazionale sconfitto degli Obama & Co.) abbiano puntato, a
bocce ferme dopo lo scontro elettorale statunitense allo stesso obiettivo:
lasciare un’Europa nuovamente armata di tutto punto, libera di riprendere i
suoi plurisecolari scontri bellici dovuti all’uguale litigiosità di tedeschi,
inglesi e francesi; affrancata dalla sua dipendenza (molto pesante per il
Nord America) sia sul piano militare (a causa della NATO, che presto sarà,
verosimilmente solo Europea e senza Stati Uniti) sia su quello economico (vedi
politica dei dazi).Sarà ovviamente una Unione Europea: per Trump utilmente impoverita e per la Commissaria Europea
nuovamente egemonizzata dalla Germania.La
vittoria di entrambi, raggiunta con l’aumento delle spese militari nei
Paesi Europei al 5% (percentuale distruttiva di ogni residuo di Stato sociale)
potrebbe significare un clamoroso abbaglio per Giorgia Meloni, che si
riprometteva di costruire un ponte che era già in piedi e fattivamente
percorso.