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lunedì 30 giugno 2025

CUPIO DISSOVI
di Luigi Mazzella


 
Individuale o collettivo.
 
 
I religiosi ritengono la fede e tutti i suoi connessi corollari “doni divini”. 
Quei laici che nutrono per i credenti la stessa diffidenza che i Troiani avevano per i Greci, temono i preti anche per i doni che portano (Timeo Danaos et dona ferentes. Virgilio, Eneide). Tra i doni possibili dell’Ecclesia deveritenersi compreso anche il cupio dissolvi che ha l’aria di essere un’espressione latina ma che, in realtà, nasce nel contesto religioso cristiano; più precisamente ha la sua origine nella prima lettera ai Filippesi di San Paolo. Il cupio dissolvi   esprime il desiderio di abbandonare la vita terrena per unirsi a Cristo. Di norma, l’uso dell’espressione è più frequente nell’ambito individuale, dove se ne registra una versione romantica imperniata sullo spleen messo in versi da Charles Baudelaire; ma il desiderio come anelito (ovviamente inconscio e senza essere espresso a chiare lettere) alla distruzione dell’ordine esistente in cui si vive può manifestarsi anche in un contesto collettivo e sociale. Di esso, ben distinto dall'anarchia,  doveva avere tenuto conto, probabilmente, Oswald Spengler quando aveva scritto della tendenza degli abitanti della parte Ovest del Pianeta alla distruzione della propria cosiddetta “civiltà democratica”.
Come per ogni processo, per così dire “in itinere”, sia sul piano individuale sia su quello collettivo, il soggetto agente (individuo o massa che sia) crea steps necessari, premesse condizionanti ed elementi che rafforzino il suo intento auto-distruttivo. 



Nel cupio dissolvi collettivo, un ruolo deleterio di grande e importante rilievo svolge la progressiva e incalzante incultura (e quindi inadeguatezza al ruolo) della classe politica di governo o altrimenti dirigenziale. In Occidente il degrado cognitivo dei vertici dei Paesi è particolarmente favorito dalla presenza maggioritaria di gente che “crede” in ciò che le viene insegnato con accenti propagandistici rispetto a ciò che “potrebbe pensare” se facesse ricorso al proprio raziocinio. Scuole concesse in gestione a preti e a speculatori (credenti ma con il pelo sullo stomaco in quanto proprietari di “diplomifici” a pagamento) completano il quadro per giungere a un inevitabile scadimento culturale. Inoltre, una vera e propria cultura non conformistica e laica dei vertici dirigenziali e di governo è impedita dalla incombenza, sul piano giudiziario, di “avvisi di garanzia” più precisi di missili e droni telecomandati nel colpire leader politici capaci che possano sbarrare il passo a quelli che Franco Continolo nel suo blog definisce i “super idioti”. La ciliegina sulla torta dell’incultura politica è data da leggi elettorali truffaldine che consentono di governare a minoranze (rissose ma interessate ai vantaggi di entrare nella stanza dei bottoni) che se infischiano del Paese vero (che non ha altra strada che astenersi). Sul terreno della concretezza e dell’attualità, gli eventi Occidentali più recenti hanno dimostrato nel senso più pieno quanto appena detto, con l’eccezione degli Stati Uniti d’America che, eleggendo Donald Trump (nonostante le difficili caratteristiche del personaggio) hanno inteso sottrarsi al “cupio dissolvi” della collettività Occidentale, scaricandolo solo sugli Europei. I “super beoti” (di Francia, Germania, Inghilterra, Italia in prima linea) si sono dimostrati, grazie alla loro stupida insipienza leader pronti ad addossarsi il fardello loro imposto dal neo eletto Presidente Americano. Molto mal messi, stanchi e spossati fino al punto di articolare male frasi spesso inaspettatamente tronche e più del consueto prive di senso comune, quei “tromboni male accordati”, con le loro azioni politiche sono stati tutti, senza eccezioni, della medesima irresponsabilità per la sconsiderata politica. Meloni, Macron, Starmer, Metz, dopo avere violato (mentre la invocavano) una legge NATO che dimostravano di non conoscere, si sono cacciati in una guerra che da cobelligeranti (non avendo essi seguito l’esempio di Trump) dovranno sostenere a proprie spese, aiutando l’industria delle armi, per massima parte statunitense, a non subire perdite per la “resa” e l’uscita dal gruppo dei Nord-americani. Il fatto più grave è stato che né in Italia né negli altri Paesi Europei ci si poteva aspettare altro dagli uomini politici di diverso orientamento (In Italia la scalmanata e rissosa Elly Schlein, il velenoso e acido Calenda, l’ineffabile e inaffidabile Renzi non dicevano cose diverse, avendo la stessa macroscopica e madornale ignoranza delle norme NATO).
 

 


Post-scriptum: È anche probabile che Ursula Von der Leyen e Donald Trump (per ipotizzabili, sotterranei  accordi intervenuti con il Partito Democratico Transnazionale sconfitto degli Obama & Co.) abbiano puntato, a bocce ferme dopo lo scontro elettorale statunitense allo stesso obiettivo: lasciare un’Europa nuovamente armata di tutto punto, libera di riprendere i suoi plurisecolari scontri bellici dovuti all’uguale litigiosità di tedeschi, inglesi e francesi; affrancata dalla sua dipendenza (molto pesante per il Nord America) sia sul piano militare (a causa della NATO, che presto sarà, verosimilmente solo Europea e senza Stati Uniti) sia su quello economico (vedi politica dei dazi). Sarà ovviamente una Unione Europea: per Trump utilmente impoverita e per la Commissaria Europea nuovamente egemonizzata dalla Germania. La vittoria di entrambi, raggiunta con l’aumento delle spese militari nei Paesi Europei al 5% (percentuale distruttiva di ogni residuo di Stato sociale) potrebbe significare un clamoroso abbaglio per Giorgia Meloni, che si riprometteva di costruire un ponte che era già in piedi e fattivamente percorso.