Pagine

domenica 1 giugno 2025

DUE POESIE



 
Appunti incompiuti di viaggio di Giovanni Borroni
 
Giovanni ci ha lasciato nel marzo del 2025 dopo fulminea malattia. Quando lessi per la prima volta queste poesie mi parvero il lascito disincantato di un uomo ironico incamminato verso la vecchiaia. Alla luce di quanto accaduto a marzo questo libro postumo ha preso le sembianze di un testamento e, ai miei occhi, ogni verso pare un consapevole e sereno addio. Ma noi sappiamo che non era questa la sua intenzione; Giovanni non poteva immaginare quello che sarebbe successo, sono le parole ora ad avere acquisito un senso differente. Forse è questo il mistero della vera poesia, delle parole destinate a sopravviverci. [Giuseppe Airaghi]
 
 
“Se la vita non ci sa stupire, forse non la stiamo davvero vivendo. Non serve inseguire imprese o eroismi per farlo, se non ce ne siamo costretti, per fare di essa un’avventura e ogni attimo l’occasione per coglierne la complessità e, tuttavia, la sua naturalezza. È proprio quest’ultima caratteristica, che si può cogliere solo quando non se ne faccia un feticcio metafisico, che la rende così significativa. I nostri miti, i nostri sogni, la vita possono colorarla e farcela godere anche senza snaturarla e farne un idolo da custodire o venerare, servire o temere, ma mai davvero e semplicemente partecipare. Noi ne siamo manifestazione transitoria e locale, siamo parte di lei e del suo divenire universale, come lei stessa, e non viceversa: lei come virtù donataci come fossimo entità al di fuori del tutto e fatti di una sostanza estranea ad esso, che senza di lei non esisteremmo né mai esistemmo… Gli appunti di viaggio che seguono sono allora solo il diario intimo di un gioco ogni volta reinventato e profondamente sperimentato”. Giovanni Borroni
 
 
Penultime volontà
 
Figlio, ciò che ti lascio è quello che non so
e l’ansia di sapere quello che c’è più in là;
la mia certezza è il dubbio, la soglia del futuro
tu chiamala ignoranza, io curiosità.
 
Figlio, ti lascio quello che io non ho saputo
fare o disfare, un po’ anche per viltà
ma senza rinnegare ciò che sentivo vero
solo per non sentirmi in colpa o vanità.
 
Figlio, ti lascio quello che so d’aver sbagliato,
ma sappi che l’ho fatto senza disonestà;
ti restano i miei limiti, ora, da superare:
non te ne vergognare ed abbine pietà.
 
Figlio, ti avessi avuto, questa sarebbe stata,
senza pudori o debiti, la mia eredità
ma dato che non sei stato, altro che un’idea
darò questo mio lascito a chiunque lo vorrà.
 
 
Io e la vita
 
La vita è una puttana dispettosa
che mi graffia di continuo il volto
e mi sporca i capelli e mi lascia
le sue ciprie, le sue polveri di gesso.
Sospetto che lentamente mi avveleni,
mi fa sgambetti e quindi mi schernisce,
promette mille volte e poi mi inganna,
mi alletta, si fa inseguire e scappa via.
Però confesso, ho le mie colpe anch’io
l’ho sempre usata e spesso maltrattata;
l’ho mal pagata e a lungo l’ho venduta
ed ho sfruttato di lei quel che ho potuto.
Quindi credo che il bilancio chiuda in pari
e dunque continuiamo a frequentarci
senza rimpiangere di trovarci ogni mattina
a chiederci oggi a che gioco giocheremo.
 
 


Giovanni Borroni
Appunti incompiuti di viaggio 
ChiareVoci Edizioni 2025
Pagine 99 - € 12.00