ESITO E ALTERNATIVA
di
Franco Astengo
Si
ascoltano dichiarazioni più o meno strampalate attorno all’esito (negativo) del
referendum. In realtà in un Paese sostanzialmente e tradizionalmente di destra
(non rifaccio la storia) scivolato pericolosamente in un qualunquismo che lo ha
governato (e lo sta governando). Ci troviamo in un quadro generale la cui cifra
portante sembra proprio essere la guerra e allora è stato un grande azzardo
cercare di affrontare temi di tale delicatezza come quelli del lavoro e della
cittadinanza attraverso l'accetta del “sì” o del “no” (oltre a presentare la
comoda via di fuga dell'astensione nella cui nicchia si è già rifugiato da
tempo il 50% di un corpo elettorale fortemente rappresentativo della famosa “zona
grigia”). Si è trattato di un azzardo ma anche di un atto di coraggio
rivelatore di cui va dato atto ai promotori: rivelatore perché questo esito ci
ha indicato con chiarezza che la via della costruzione di un’alternativa passa
attraverso il ritorno ad una affermazione delconcetto di pedagogia politica:
proprio di quell’esercizio della pedagogia politica che rappresentava uno dei
tratti distintivi (forse il migliore) dell’antico PCI che dell’educazione di
massa aveva fatto parte rilevante del suo lavoro di radicamento sociale nelle
fabbriche e sul territorio. È non era soltanto pedagogia in funzione dell’ideologia.
Sicuramente oggi c’è da fare i conti con il modello dei social-network e con la
conoscenza calata dall'alto attraverso l’AI e ancora con tanti altri fenomeni
della modernità che provocano contraddizioni per noi inedite ed anche
difficilmente comprensibili. Tutto questo però parla di noi che siamo ancora
qui: l’alternativa non sta nella larghezza o meno del campo (che pure
rappresenta un fattore politico da non trascurare). Oggi l’alternativa sta nel
delineare un progetto di società quel progetto di cui si è sentita tanto la
mancanza proprio in questa campagna referendaria. Un progetto di alternativa
che risulti parte integrante quale elemento fondativo della realtà quotidiana
del singolo come del collettivo che dovrebbe essere chiamato a proporla,
portarla avanti, farne oggetto dello scontro sociale. Scontro sociale e
conoscenza quali prodromi necessari dell'agire politico e quindi della
costruzione del cambiamento.