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venerdì 20 giugno 2025

GUTTA CAVAT LAPIDEM 
di Romano Rinaldi 



 
Odissea formula al prof. Rinaldi gli auguri più affettuosi per una totale e rapida guarigione per averlo con noi più vitale e battagliero di prima.
 
Da due settimane questo è il panorama che vedo al risveglio ogni mattina. Mentre osservo la terapia sgocciolare lentamente nelle mie vene mi si riaffaccia questo motto, sepolto dal tempo del Liceo, dai molti significati per la mia presente condizione e non solo. Come primo pensiero c’è l’auspicio che quell’insistente sgocciolio riesca a penetrate la metaforica parete di pietra che al momento mi separa dalla condizione di salute e relativo benessere di cui godevo solo pochi giorni fa. Il secondo significato, meno ottimistico, fa parte dell’eterna e onnipresente dualità bene/male (giorno/notte, luce/buio, bianco/nero, paradiso/inferno, Yin/Yang - Tao, ecc.) e la possibilità che la condizione, lasciata a sé stessa, possa far avanzare la perfida natura del male che a poco a poco può prevalere sul bene. Qui sta in effetti il significato della Medicina nel suo complesso, con la ricerca di un equilibrio tra le due tendenze e il flusso ondivago che le anima ben evidente tutto intorno a me, in questo luogo di sofferenza e di cura. Un terzo significato è del tutto personale ed inerente la mia professione di esperto di minerali e rocce, di cui ho studiato l’intima composizione chimica e le proprietà fisiche fino nei più reconditi dettagli della struttura atomica che li caratterizza. Ecco che, a quel livello, è ben evidente la forza messa in atto dall’apparentemente insignificante goccia d’acqua, tuttavia dotata dell’enorme potere solvente conferitole dalla polarità della sua molecola, unito alla forza di gravità che imprime alla goccia un potere di penetrazione altrettanto efficace, pur se nell’arco di un congruo intervallo temporale. A proposito del male, inteso nel senso di dolore fisico, un recente episodio di mancamento causato dal dolore fisico, mi ha offerto l’opportunità di ottenerne un’esperienza quasi mistica con bellissime sensazioni di pace e beatitudine, durante il seppur brevissimo intervallo di “incoscienza”; allorché tutto il sistema va in protezione e il cervello non percepisce né impartisce più i segnali da e per la periferia. A parte le logiche considerazioni sulla meraviglia della fisiologia umana, quella breve ma intensa esperienza onirica è stata indimenticabile, oltre che dal punto di vista personale, per i risvolti storico-culturali, escatologici, di costume e del pensiero religioso.
In sostanza, la sensazione di estremo benessere dovuta alla totale assenza di stimoli in entrata e in uscita mi ha offerto un seppur brevissimo affaccio su ciò che a seconda dell’ambito culturale, può essere considerato estasi mistica, nirvana o comunque si voglia chiamare una condizione di beatitudine terrena. Qualcosa di simile a una piccola finestra su ciò che la nostra mente neuronale può percepire come l’aldilà, dove la presenza dell’individuo è sentita con estremo piacere e sollevazione da tutto quanto può esistere di negativo in noi e intorno a noi. Volendo riportare quanto detto finora all’attualità che sta là fuori, lascio la miriade di considerazioni all’immaginazione dell’attento lettore. 
Per parte mia vorrei proporne una soltanto, sullo stato evolutivo del nostro cervello e in generale della specie umana. L’attuale stato di belligeranza che va diffondendosi sul nostro bellissimo e unico pianeta di cui possiamo disporre, imporrebbe a tutta l’umanità un uso conforme alla sofisticata e complessa natura del cervello umano come è venuto ad evolversi almeno nell’arco dell’ultima decina di migliaia di anni. Viceversa, l’affermazione di movimenti di massa animati dall’egoismo di posizioni individualiste a livello personale e sovraniste a livello nazionale, porta allo scontro armato e alla logica della sopraffazione del più debole con la pretesa della salvaguardia dei propri diritti. Tutta roba da tribù ultra primitive. Alla faccia dei diritti fondamentali dell’Uomo, del diritto internazionale e del sacrosanto diritto all’autodeterminazione dei popoli.