Bisogna credere a Jimmy
Fontana o pensare che i tempi sono troppo cambiati per cantare ancora la sua
canzone? Per chi è convinto e preoccupato della piega sempre più drammatica che
sta prendendo l’irrazionalismo Occidentale, per chi non parteggiando
passionalmente (e spesso ciecamente) per l’uno o per l’altro fanatico
appartenente o seguace acritico di una delle “cinque follie” ideologiche
(religiose o politiche) che rendono caotica e invivibile la nostra esistenza,
per chi, in buona sostanza, non ha portato, con un atto di pura fede, il
proprio cervello a uno dei “centri di ammasso” esistenti nella parte ovest del
Pianeta, per chi, fuor di metafora, non rifiuta diadeguarsi passivamente a unavolontà non
propria ma altrui,per chi, per pigrizia
o incapacità rinuncia a ragionare con la propria testa, per chi è diventato
aduso ad aderire ciecamente (id est: in modo del tutto non ragionato) a
idee altrui,diventa impossibile
sfuggire al fascino perverso della rissa (sia pure solo verbale e non
concretantesi in una fisica aggressione). La ricerca dei motiviper uno scontro è ricca di risultati. Le
cinque irrazionalità dell’Occidente parlano, con accentuazioni diverse ma unidirezionali,
di amore per il prossimo, di solidarietà per i meno fortunati, di tutela dei
cosiddetti diritti umani, di pace e di benessere diffuso ma in pratica l’odio
ha la meglio e si attua con la guerra agli infedeli, la ricchezza di sacerdoti
di Dio e di uomini di nomenklature di varia specie ideologica è straripante e
il benessere è tutt’altro che diffuso,dei diritti umani si parla con frequenza
ma solo perché sono sistematicamente violati. Naturalmente in una parte di
mondo dove locupletazioni immense, lager, gulag, foibe, privazioni sottolineano
il fallimento di tutte le fole raccontate ai quisque de populo, la rissa
diventa la cifra di riconoscimento di una società sull’orlo della sua
distruzione. Difficilmente, chi alterca si preoccupa degli
effetti dell’aspra e violenta contrapposizione dialettica di cui si rende
protagonista: ignora di dare colpi di vanga per lo scavo di una “fossa comune”. Il polemista incallito si compiace dei suoi colpi
bene assestati, degli insulti e dei vituperi che rivolge al suo duellante
(o più avversari) del momento, non si rende conto che la volgarità degli
epiteti usati, spesso solo per dare sfogo a un odio irreprimibile, lo porta
lontanoda un dibattito che solo impropriamente
può definirsi politico.
Il recente litigio tra Trump e Musk ha dato la
stura a fuochi d’artificio terminologici ancora più ineffabili. L’homo occidentalis
non ha esitato a buttarsi nella mischia a capofitto. Tra le sue follie più
recenti v’è l’intelligenza artificiale che dà le risposte più banali, perché la
“cultura” di cui è stata dotata non può essere che la stessa che imperversa in
Occidente da duemila anni con le sue utopie irrealizzabili, i suoi divieti
contro-natura, le sue favole per bambini ritardati e via dicendo. Alla domanda
su chi ricada la colpa dello scontro tra Elon e Donald, Grok il chatbot
di intelligenza artificiale sviluppata nell’azienda di Musk ha accusato proprio
il suo papà, ma il disaccordo di molti “notisti” politici è stato subito
evidente. La domanda sorta più frequentemente in chi si è occupato
dell’argomento munito di paraocchi ideologici ha riguardato l’asserita
impossibilità dell’attuale Presidente degli Stati Uniti di impicciarsi della
pace in Ucraina se deve farsi perdonare fornicazioni di molti decenni fa, fatte
con la complicità di Epstein e Ghislane, noti “perturbatori” della morale del
casto Occidente. Domanda: che la rissosità degli
Occidentali non sia solo la riprova del “tramonto” così lucidamente previsto da
Spengler? Che cosa ci si può aspettare da leader politici eletti da
masse invelenite, inferocite, orientate da odi religiosi o ideologici che
tolgono ogni possibile visione lucida dei problemi sul tappeto per suggerire
unicamente invettive acrimoniose e trucide? Quali suggerimenti utili ci si può
attendere da chi si dimostra solo capace di odi e di rancori?