COLOMBIA E NATO
di Luigi Mazzella
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Gustavo Pedro presidente della Colombia |
Quandoque bonus dormitat Homerus, la frase attribuita ad Orazio può estendersi anche all’antica e ben nota saggezza dei brocardi latini. Ve ne sono di mirabili, ma si vis pacem, para bellum è solo uno slogan propagandistico per guerrafondai d’antan. Può fare emettere gridolini di gioia ad alunni disattenti e privi di educazione classica ma nulla di più. Su di esso, però, gli yankee d’oltre Oceano hanno costruito un “reticolo” di misure in funzione pre-bellica che a volte viene ad essere noto ai “non addetti ai lavori” solo tardivamente e per caso. È il caso dell’annuncio del Presidente Petro sull’uscita della Colombia dalla NATO. Che ci faceva nella NATO la Colombia (formalmente la Repubblica di Colombia) che è uno Stato della Regione Nord-Occidentale dell’America Meridionale che s’affaccia appena sul Mar dei Caraibi che è parte dell’Oceano Atlantico ma che gravita, invece, prevalentemente sull’Oceano Pacifico? Si tratta di un Paese dell’America Latina divenuto noto al grande pubblico solo dopo che Netflix ha portato sullo schermo televisivo in un serial il capolavoro dello scrittore Gabriel Garcia Marquez, Cent’anni di solitudine. La comparsa sulla stampa della notizia della sua uscita dalla NATO ha fatto meno scalpore della constatazione che quel Paese fosse della NATO un “partner globale”, alias un alleato strategico del Patto tra Stati del Nord Atlantico come l’Afghanistan, l’Australia, l’Iraq, il Giappone, la Corea del Sud, la Mongolia, la Nuova Zelanda e il Pakistan.
La Colombia che rientra nell’America Latina, autoproclamatasi “zona di pace” con decisione assunta, nel 2014, all’Avana che ci faceva in un’alleanza cosiddetta “difensiva” da nemici non più esistenti (e identificabili, in un tempo ormai lontano, perché raggruppati nel cosiddetto “Patto di Varsavia”)?
L’uscita
annunciata dal Presidente Petro sembra voler essere soprattutto una rottura
netta con la linea seguita dai precedenti governi colombiani. Se esso, rischia di generare contrasti, ciò
avverrà solo a livello interno (nell’assemblea parlamentare e tra le forze
armate locali e i servizi d’intelligence). A chi non crede allo
slogan scoperto in età matura dalla nostra Presidente del Consiglio,
dati significativi (non riconducibili, cioè, a problemi interni alla
Colombia) riguardano:
1)
il posizionamento geopolitico del Paese sudamericano che potrebbe orientarsi
anche verso un distacco dall’alveo Occidentale e dagli Stati della Celac
(Comunità latino-americana e caraibica) e avvicinarsi a Cina e Russia;
2)
la critica aperta e senza reticenze del comportamento dei Paesi
Occidentali accusati - secondo le parole del citato Presidente - di avere
bombardato (sottinteso: crudelmente) civili (tra i quali, bambini) in scenari
di guerra.
Ora,
a parte l’ovvio rilievo sul “pulpito” da cui proviene la predica,
l’importanza che fa ritenere “secondaria” e insignificante
l’uscita, deriva, a mio personalissimo giudizio, anche dal fatto che
un abbandono della NATO da parte di un numero pure maggiore di membri sarebbe,
comunque, del tutto insufficiente a salvare l’Occidente dal suo
declino. Il cancro di cui è affetta la parte ovest del Pianeta
è, a mio parere, nell’assenza quasi totale di un pensiero libero e
incondizionato, nella dismissione “illacrimata” dell’uso della ragione (pur
nella consapevolezza che esso distingua gli esseri umani dagli animali) e nella
credenza di fandonie ritenute, pur in assenza di prove positive o peggio in
presenza di prove negative contrarie, “verità assolute”. È qui che
casca l’asino, non come ritiene Trump sulle posizioni assunte, recentemente, da
organismi internazionali come l’UNESCO!

Il pacifista toscano Claudio Fantozzi
Fascisti
e comunisti, ma anche monoteisti convinti, non rinunceranno, mai, a credere in
assiomi che hanno sempre improntato la loro vita e continuano a
condizionare le loro scelte orientate all’odio e alla distruzione. È verosimile che, come in un famoso romanzo di
Honoré de Balzac, quasi tutti gli abitanti dell’Occidente vedranno in punto di
morte sfavillare croci, candelabri a sette fuochi, scimitarre, fasci con
l’ascia e falci con il martello. Non
c’è “chemioterapia logica” che tenga. Per evitare il disastro dell’Occidente,
il quoziente intellettivo della massa dovrebbe raggiungere i livelli, a tacer
d’altri di un Giacomo Leopardi, di un Woody Allen, di uno dei
tanti grandi uomini di pensiero, antifascisti o degli ancora più rari
anticomunisti.
Conclusione: “Mission
impossible”.
