Pagine

sabato 19 luglio 2025

DETRATTORI
di Angelo Gaccione

 

Non provo simpatia verso i detrattori della propria terra per almeno due buone ragioni: la prima è perché non capisco che colpa possa avere un luogo di cui impropriamente diciamo: ci ha dato i natali. Semmai la rivalsa dovrebbe essere diretta verso coloro che realmente ci hanno messo al mondo, e cioè i propri genitori. Non è il luogo che ti ha generato, ma due persone fisiche concrete: un uomo e una donna. La seconda è che se nel luogo in cui siamo nati ci troviamo male, ad esserci ostili non sono gli elementi del mondo naturale: il cielo, le nubi, il vento, le stelle, gli alberi, il mare, le colline, le montagne, i ruscelli, i prati, e quant’altro compone l’universo, ma, ancora una volta, uomini e donne in carne ed ossa. Dunque, se proprio dovessimo provare disprezzo, dovremmo farlo non verso il luogo natio, ma verso costoro. Ricordo di essere rimasto molto impressionato, negativamente impressionato, dalla lettura dei versi di un poeta della mia terra che così dicevano: “Non torno al paese che non merita niente”. Mi sono sembrati ingiusti allora, e mi sembrano ingiusti anche ora che li sto citando, anche se so bene quanto affetto questo poeta conservi per la propria terra.


Mai potrei maledire i fichi e i mandorli della mia terra, e dovunque sono andato non ce ne sono stati altri che mi siano parsi tanto dolci e gustosi al palato, tanto favolosi alla vista, tanto splendidi nella fioritura. E le nubi? Oddio le nubi! Quelle della mia terra non hanno eguali al mondo, e se Pasolini ha potuto scrivere che non c’è acqua più fresca della sua Casarsa, chi può impedire a me di scrivere con altrettanto amore delle nubi della mia città? Sono sempre gli uomini e le donne che offendono o provocano disonore ad un luogo, non è mai il contrario. È la tua personale condotta che può conferirgli prestigio, considerazione, nobiltà. La tua onorabilità gli procura onore; la tua meritata fama gli procura rispetto e ammirazione. Dunque, fai in modo che di te non si debba vergognare.