Non provo simpatia verso i detrattori della propria
terra per almeno due buone ragioni: la prima è perché non capisco che colpa
possa avere un luogo di cui impropriamente diciamo: ci ha dato i natali.
Semmai la rivalsa dovrebbe essere diretta verso coloro che realmente ci hanno
messo al mondo, e cioè i propri genitori. Non è il luogo che ti ha generato, ma
due persone fisiche concrete: un uomo e una donna. La seconda è che se nel
luogo in cui siamo nati ci troviamo male, ad esserci ostili non sono gli
elementi del mondo naturale: il cielo, le nubi, il vento, le stelle, gli
alberi, il mare, le colline, le montagne, i ruscelli, i prati, e quant’altro
compone l’universo, ma, ancora una volta, uomini e donne in carne ed ossa.
Dunque, se proprio dovessimo provare disprezzo, dovremmo farlo non verso il
luogo natio, ma verso costoro. Ricordo di essere rimasto molto impressionato,
negativamente impressionato, dalla lettura dei versi di un poeta della mia
terra che così dicevano: “Non torno al paese che non merita niente”. Mi
sono sembrati ingiusti allora, e mi sembrano ingiusti anche ora che li sto
citando, anche se so bene quanto affetto questo poeta conservi per la propria
terra.
Mai potrei maledire i fichi e i mandorli della mia
terra, e dovunque sono andato non ce ne sono stati altri che mi siano parsi
tanto dolci e gustosi al palato, tanto favolosi alla vista, tanto splendidi
nella fioritura. E le nubi? Oddio le nubi! Quelle della mia terra non hanno
eguali al mondo, e se Pasolini ha potuto scrivere che non c’è acqua più fresca della
sua Casarsa, chi può impedire a me di scrivere con altrettanto amore delle nubi
della mia città? Sono sempre gli uomini e le donne che offendono o provocano
disonore ad un luogo, non è mai il contrario. È la tua personale condotta che
può conferirgli prestigio, considerazione, nobiltà. La tua onorabilità gli
procura onore; la tua meritata fama gli procura rispetto e ammirazione. Dunque,
fai in modo che di te non si debba vergognare.