Prescindiamo da ciò che
avviene nell’Occidente e segnatamente in Europa e rappresentiamo per l’Italia
uno scenario reale che metta in evidenza le falsità di quello
apparente; disegnato, quest’ultimo, dall’ignoranza o dalla malafede (o da
entrambe congiunte) della classe politica e dai mass media.Con la dichiarazione di guerra alla Russia e di co-belligeranza con
l’Ucraina è andato, come suole dirsi, “a farsi benedire”, in modo eclatante, il
concetto dello “Stato di Diritto” che, com’è noto, presuppone che l’agire dei
reggitori della res publica sia sempre vincolato e conforme
alle leggi vigenti. In altre parole, in tale sistema, lo Stato sottopone, prima
di ogni cittadino, sé stesso al rispetto delle norme di diritto e della
Costituzione.Nel silenzio complice
dell’intera classe politica italiana e del sistema mediatico Occidentale il
Governo Italiano ha violato, invece in maniera clamorosa, l’articolo 11
della nostra Carta Fondamentale che consente di derogare al principio di
ripudio della guerra solo in ipotesi particolari tra cui l’osservanza degli
obblighi derivanti dall’adesione alla NATO. Ora tali obblighi (soccorso,
difesa, assistenza di un Paese facente parte dell’Alleanza) non sussistevano,
perché l’Ucraina non era membro della NATO. Più chiaro di così… Negli Stati Uniti
d’America, l’elettorato, consapevole o meno della situazione più che
incresciosa, gravissima, creata da Joe Biden, ha preferito “cambiare
la guardia” alla Casa Bianca, eleggendo Donald Trump che si è subito affrettato
ad “arrendersi” e ad uscire dal conflitto in Ucraina.In Italia, per avere lo stesso risultato si sarebbe dovuto procurare o
almeno sollecitare, chiedere a gran voce la caduta del governo in carica e mandare,
con mosse adeguate, a casa la Meloni, per sostituirla con leader pacifisti che
fossero d’accordo con gli Stati Uniti di Donald Trump.Così, come era avvenuto in America per Joe Biden. E ciò per i danni
provocati al Paese dalla Meloni: impoverendolo ed esponendolo al rischio
di ritorsioni e rappresaglie da parte della Russia. Non è stato così. Come in
altri tipi di ordinamenti di collettività diverse dallo Stato, la gravissima
violazione delle leggi da parte del Governo in carica non è stata ritenuta
una colpa: né dall’opposizione di invasati e sbraitanti banditori di
equivoci slogan né dai membri solo apparentemente e cautamente dissenzienti
della stessa coalizione governativa. Il “popol morto” di carducciana
memoria ha dovuto assistere, nel “silenzio-stampa” (e radiotelevisivo),
all’ennesimo colpo inferto alla sua credibilità civile e democratica e
affidarsi sterilmente ai social, senza neppure più porsi la domanda: “fino a
quando?”.