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martedì 15 luglio 2025

SCUOLA: PRIORITÀ DI UN’INIZIATIVA POLITICA
di Franco Astengo



Quando si pensa al governo Meloni come al governo “del ritorno all’indietro” la priorità svolgendo questo tipo di riflessione tocca alla scuola e al tentativo del ministro Valditara di imporre un nuovo modello fondato, come giustamente è stato fatto rilevare, su di una precisa visione ideologica.
Infatti la proposta del formato “4+2+1” (quattro anni di scuola superiore tecnica, due di ITS e un solo anno universitario) per ottenere una laurea triennale rientra in un quadro di ritorno al dualismo nella logica del sistema educativo. Tutto assomiglia alla riforma Gentile del 1923: i percorsi liceali più lunghi e teorici resteranno canale esclusivo per la formazione di élite intellettuali, l’accelerazione dei percorsi tecnico-professionali porterà ad un immediato rivolgersi al mercato ovviamente da parte di studenti meno agiati e con punti di partenza più difficoltosi. Anche nel 1923 si parlava di differenziazione formativa e si tracciavano binari separati per chi era destinato comunque nella sua vita lavorativa a rimanere subalterno: una subalternità che in un regime totalitario si sarebbe automaticamente trasferita all’ambito politico, sociale, civile. 



Su questo tentativo di modifica portato avanti dal governo di destra sono state elaborate analisi molto puntuali di contrasto sottolineando come la coerenza formativa rimarrebbe quale nodo irrisolto con la costruzione di percorsi basati sull’operatività (fino al 60% delle ore negli ITS è dedicato a laboratori e tirocini aziendali) e ponendo in secondo piano il fondamento dei contenuti teorici e di acquisizione di un linguaggio critico su cui si basa l’Università.
Non sarebbero così garantite le basi teoriche e un simile modello finirebbe con il creare una nuova categoria di laureati definiti “non competitivi” sul piano europeo con un titolo formalmente identico ma sostanzialmente indebolito rispetto a possibili ruoli di operatività dirigenziale: ecco così formata una “categoria subalterna”.



Ferma restando la necessità di incrementare il numero di laureate/i in materie STEM (di cui l’Italia soffre un grave deficit) così come di operare un contrasto al riguardo del fenomeno della cosiddetta “fuga dei cervelli”, fenomeno annoso che richiama molteplici questioni prime fra tutte di fruizione di ruolo e di status economico nell’accesso a determinate posizioni di lavoro oltre ad altri temi più complessivamente intesi sul terreno della vivibilità nel nostro Paese (giovani/casa, welfare, trasporti, situazione delle grandi città). Esistono poi altre rilevanti questioni collocate in un ambito più specifico (ad esempio riguardante l’autonomia degli atenei) che in questa sede si omette di affrontare per economia del discorso.



L’occasione è dunque quella di lanciare un allarme e di chiedere un intervento politico molto più deciso tale da affiancare l’opposizione sindacale.
Un intervento politico che si faccia promotore di una iniziativa tale da far sì che il tema della scuola, della sua qualità di insegnamento, della sua finalità di fondo rivolta alle giovani generazioni non venga piegata a questa torsione ideologica che sta introducendo pesantemente il tema della differenziazione di classe: perché di questo si tratta e non di minor questione.