Utilizzo
senz'altro in modo arbitrario alcuni interventi apparsi in questi giorni e
incentrati attorno al tema della forma politica della sinistra in Italia e
altrove. "Domani" ha lanciato un vero e proprio dibattito impostato
sulla base di una lettera inviata da Nadia Urbinati e Carlo Trigilia alla
segreteria del PD Schlein, cui hanno già risposto Gianni Cuperlo e Andrea
Lorenzo Capussela: dibattito nel corso del quale il tema appare essere quello di
una visione alternativa da opporre ai demagoghi, reazionari, moderati o
populisti che hanno rinunciato al tentativo di invertire il declino economico e
civile dell'Italia e da decenni si contendono la prerogativa di gestire il
potere a vantaggio di diversi interessi particolaristici. Nello stesso tempo
dalle colonne del "il Manifesto" Luciana Castellina misura da par suo
l'andamento di una assemblea nazionale dell'ARCI svoltasi a Padova e rilancia -
in sostanza- l'idea del "partito sociale della sinistra". Mi permetto
di collegare a questi due spunti di discussione anche il contenuto di una
intervista rilasciata qualche giorno fa sempre al "il Manifesto" da
Yannis Varoufakis, promotore del movimento Diem25 (in verità l'unico che
utilizza il termine "socialista"). Varoufakis accenna all'idea di
ricostruire un internazionalismo socialista europeo (un vero e proprio
"Socialismo Internazionale") con l'idea di collegare la lotta al
riarmo e il movimento pacifista in un quadro complessivo di prospettiva socialista
per la quale, però, mi permetto di aggiungere va compiuto almeno sul piano
teorico il salto di un mutamento di paradigma inserendo nel concetto di
"sviluppo" quello di "limite" (un tema sul quale mi
permetto un accenno ma che credo occorrerebbe approfondire) in una visione di
"socialismo della società sobria" affrontando sul piano progettuale i
nodi della complessità delle contraddizioni post-moderne poste in relazione
alla "frattura" dello sfruttamento (del lavoro, del territorio, del
genere). In tempi di guerra la ricerca di uno strumento utile per avviare la
discussione farebbe saltare in mente vecchie storie, risalenti addirittura alla
prima guerra mondiale con l'opposizione di alcuni dei socialisti di allora
(dopo la tragedia del voto ai crediti di guerra dell'SPD e del Partito
Socialista Francese e il pratico scioglimento della Seconda Internazionale) e
la convocazione delle conferenze di Zimmerwald e Kienthal. Fin qui soltanto un
accenno ad un itinerario (evidentemente impossibile) riferito soltanto per
tracciare un solco non soltanto nella memoria, ma riflettendo che tant'è un
tasto lo si potrebbe battere nella passività imperante.