Sulle pagine di questo giornale siamo stati sempre
rigorosamente attenti a non confondere le politiche criminali dei Governi e
degli Stati con i loro cittadini, ed evitando di fare di ogni erba un fascio.
In Israele ci sono oppositori radicali alla politica di sterminio dei
palestinesi che scendono in piazza, e ce ne sono anche fra i tanti che
rifiutano di farsi forzatamente militarizzare e preferiscono farsi arrestare.
Abbiamo pubblicato un discreto numero di lettere dal carcere di soldati
israeliani detenuti. Ho sempre detto e scritto che tutte le generalizzazioni
sono false: non sono tutti mafiosi i siciliani, non sono tutti mariuoli i
napoletani, come non sono ospitali e pronti ad aprirvi le porte tutti i calabresi
della mia regione, come sento dire da una insopportabile retorica. I popoli
sono fatti di uomini e di donne con gli identici pregi e difetti, e bisogna
prenderne atto senza illusioni. Conosco gente di sinistra di vari luoghi, che
si comporta umanamente come qualsiasi stronzo del pianeta; altri che vivono in
maniera profondamente incoerente con le idee che dicono di sostenere. Conosco
atei con un senso di solidarietà e di compassione maggiore di tanti che vanno
nelle chiese a battersi il petto. Il fatto che io non voglia avere niente a che
spartire con certi calabresi, e che consideri le politiche di alcune amministrazioni
oscene quanto quelle di Milano o di qualunque altro luogo, non significa che
sarei disposto ad accettare senza adirami di brutto, se qualcuno osasse in mia
presenza offendere indiscriminatamente tutti i calabresi. Capisco, dunque, la
reazione del cittadino francese di religione ebraica rispetto agli insulti
ricevuti all’Autogrill un paio di giorni fa.
Intanto chi ha stabilito che
l’uomo fosse un sostenitore della politica genocida del governo di Israele? Su
quali prove? Era un funzionario governativo? un militare? un uomo della destra
fanatica? Non lo era, e una semplice kippah sul capo non autorizza a ritenerlo
tale. Dal cimitero ebraico di Praga, per una visita alla tomba di Kafka, ne
portai via una che ero stato obbligato ad indossare. È l’unico peccato veniale
commesso nella mia vita, indifferente come sono alle cose e al possesso, e da
allora sta dentro un minuscolo cestino su un tavolo assieme ad una delle
pietruzze della tomba dello scrittore boemo. Bisogna evitare di cadere in
queste trappole semplificatorie che danneggiano anche le cause più nobili. Tra
l’altro ce li abbiamo in casa i responsabili del massacro palestinese: stanno
al governo e li conosciamo tutti benissimo. Sono loro che mandano armi a
Israele contribuendo allo sterminio, alla morte per fame e sete di civili
innocenti: bambini, donne, malati, anziani, padri e madri di famiglia. A
fischiare e gridare si dovrebbe andare sotto palazzo Chigi, davanti alle
fabbriche d’armi, sotto il ministero della guerra, dell’Ambasciata americana, delle
sedi di alcuni partiti e dei sindacati, delle abitazioni dei tecnici che
progettano le armi, senza ritegno e senza un minimo di senso di colpa, degli
operai che non si chiedono che razza di merce stanno costruendo e per quali
fini. A tutti costoro bisogna gridare vergogna e di andarsene da questa
nazione: sono loro il nemico interno, il nemico vero della patria.