Un’abile massaia si recò in un noto supermercato della città
che distava pochi minuti dalla sua abitazione, e si diresse direttamente
allo scaffale degli ingredienti. Prelevò un barattolo di amicizia, una bustina
di solidarietà, una fialetta di compassione, decisa a fare un piatto degno del
giorno di ferragosto. Si mise all’opera, ma l’impasto non teneva; per quanti
sforzi la donna facesse l’amalgama non legava: non c’era verso. Provò ad
aggiungere un pizzico di affetto, ne era rimasta una piccola traccia in un minuscolo
vasetto rimasto negletto nella credenza. Da tempo immemorabile non se ne faceva
più uso e non era disponibile presso nessuno dei droghieri che ne avevano avuto
l’esclusiva. Del resto lo si era usato sempre più raramente fino a scomparire
del tutto. Ella stessa non ricordava quanto fosse stata l’ultima volta che lo
aveva aggiunto alle pietanze. Neppure adesso funzionò. Controllò la scadenza
dei prodotti e si avvide che le date erano perfette. Non riusciva a capacitarsi.
Non pensò neppure per un istante che amicizia, solidarietà, compassione,
affetto, fossero merci troppo rare per essere disponibili al supermercato, per
poterle comprare in una bottega. Non le venne in mente che poteva trattarsi di
una perfida pubblicità ingannevole. Irritata, buttò quella insulsa indefinibile
forma nella pattumiera, e si piazzò davanti alla tivù.
Era un programma di
cucina, come ce ne sono tanti.