Con questo scritto Luigi
Mazzella, giudice emerito della Corte Costituzionale di cui è stato anche
vice-presidente, inizierà una riflessione sulla nostra Costituzione. Proprio
per questo abbiamo deciso di richiamarne il nome nella Rubrica.
Cari lettori e care lettrici, in accordo con il direttore di Odissea, Angelo
Gaccione, ho deciso di cambiare indirizzo e natura ai miei interventi
sulla situazione politica del ‘Bel Paese”, con suggerimenti “giuridici” (ma
espressi in forma discorsiva) volti a cambiare la Costituzione, contenuti in
una serie progressiva di note, indicate con numeri progressivi sotto la
dizione Costituzione. [L. M.]
La Costituzione che vorrei per il
mio Paese COSTITUZIONE 1 Comincio, ovviamente, con i principi fondamentali (articoli da 1 a
12). Mi sta bene definire (per quello che oggi vale, nell’intero
Occidente) l’Italia come una Repubblica “democratica”, ma esprimerei un
maggiore ottimismo e una più incoraggiante positività sulla base dei quali
ritenerla fondata. Vedrei con maggiore favore, in alternativa o in consecuzione: la
“libertà”, l’uguaglianza davanti alla legge, la pari dignità sociale di tutti
gli esseri umani senza veruna distinzione.E ciò in luogo del “lavoro” che è certamente una necessità per la
sopravvivenza e per il benessere materiale dei cittadini (e di cui va
riconosciuto, a livello certamente costituzionale il relativo
diritto) ma non il titolo basilare di uno Stato che mi piacerebbe di più
se fosse, almeno tendenzialmente, più eudemonico. Stabilirei, poi, che la sovranità della nostra Repubblica,
esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione, non dovrebbe
poter subire alcuna limitazione neppure in condizione di parità con altri
Stati (leggi NATO e UnioneEuropea). In caso di guerra, il suo giusto
ripudio come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, dovrebbe
essere assoluto e inderogabile.Ovviamente a ciò potrebbe anche conseguire
il riconoscimento delle organizzazioni internazionali rivolte a garantire
la pace e la giustizia tra i popoli ma ciò non dovrebbe mai escludere
l’adesione degli organi competenti dello Stato con una propria unilaterale
determinazione alle operazioni militari o belliche disposte in sedi diverse da
quella nazionale (solo, ovviamente, per necessità difensive).
Naturalmente, farei restare invariata la norma sulla bandiera della
Repubblica che è il tricolore a tre bande verticali di uguali
dimensioni: verde, bianco e rosso. Importante sarebbe prevedere che la Costituzione italiana tuteli i
diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali
dove si svolge la sua personalità e, con apposite norme, le minoranze
linguistiche, ma le confessioni religiose dovrebbero essere tutte egualmente libere,
distinti e distanti dall’ordinamento civile davanti alla legge.Il loro diritto diorganizzarsi dovrebbe contemplare norme che non
contrastino con il nostro ordinamento giuridico italiano e,
soprattutto, mezzi finanziari che non gravino sul bilancio dello Stato
Italiano.Ogni patto esistente,
contrario a tali principi, dovrebbe essere abrogato.La ragione è chiara: “Credere” anziché “pensare” è certamente una scelta
libera dell’individuo, ma far gravare su quelli che “pensano e usano il
raziocinio” il peso finanziario un’organizzazione richiesta da chi preferisce
“credere” e “non pensare” travalica i limiti del giusto. Concludo: Se ritengo giusto
che l’ordinamento giuridico dello Stato si conformi alle norme di diritto
internazionale generalmente riconosciute non mi sembra che esso debba
rinunciare a regolare con una rigorosa normativa ad hoc l’ingresso
degli stranieri entro i patri confini, la loro condizione giuridica, il diritto
di asilo e, infine, l’estradizione o l’espulsione.