Pagine

mercoledì 24 settembre 2025

COSTITUZIONE
di Luigi Mazzella
 

Con questo scritto Luigi Mazzella, giudice emerito della Corte Costituzionale di cui è stato anche vice-presidente, inizierà una riflessione sulla nostra Costituzione. Proprio per questo abbiamo deciso di richiamarne il nome nella Rubrica.
 
Cari lettori e care lettrici, in accordo con il direttore di Odissea, Angelo Gaccione, ho deciso di cambiare indirizzo e natura ai miei interventi sulla situazione politica del ‘Bel Paese”, con suggerimenti “giuridici” (ma espressi in forma discorsiva) volti a cambiare la Costituzione, contenuti in una serie progressiva di note, indicate con numeri progressivi sotto la dizione Costituzione. [L. M.]

 
La Costituzione che vorrei per il mio Paese
 
COSTITUZIONE 1
Comincio, ovviamente, con i principi fondamentali (articoli da 1 a 12). 
Mi sta bene definire (per quello che oggi vale, nell’intero Occidente) l’Italia come una Repubblica “democratica”, ma esprimerei un maggiore ottimismo e una più incoraggiante positività sulla base dei quali ritenerla fondata. 
Vedrei con maggiore favore, in alternativa o in consecuzione: la “libertà”, l’uguaglianza davanti alla legge, la pari dignità sociale di tutti gli esseri umani senza veruna distinzione. E ciò in luogo del “lavoro” che è certamente una necessità per la sopravvivenza e per il benessere materiale dei cittadini (e di cui va riconosciuto, a livello certamente costituzionale il relativo diritto) ma non il titolo basilare di uno Stato che mi piacerebbe di più se fosse, almeno tendenzialmente, più eudemonico. 
Stabilirei, poi, che la sovranità della nostra Repubblica, esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione, non dovrebbe poter subire alcuna limitazione neppure in condizione di parità con altri Stati (leggi NATO e UnioneEuropea). In caso di guerra, il suo giusto ripudio come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, dovrebbe essere assoluto e inderogabile. Ovviamente a ciò potrebbe anche conseguire il riconoscimento delle organizzazioni internazionali rivolte a garantire la pace e la giustizia tra i popoli ma ciò non dovrebbe mai escludere l’adesione degli organi competenti dello Stato con una propria unilaterale determinazione alle operazioni militari o belliche disposte in sedi diverse da quella nazionale (solo, ovviamente, per necessità difensive).



Naturalmente, farei restare invariata la norma sulla bandiera della Repubblica che è il tricolore a tre bande verticali di uguali dimensioni: verde, bianco e rosso.
Importante sarebbe prevedere che la Costituzione italiana tuteli i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità e, con apposite norme, le minoranze linguistiche, ma
le confessioni religiose dovrebbero essere tutte egualmente libere, distinti e distanti dall’ordinamento civile davanti alla legge. Il loro diritto diorganizzarsi dovrebbe contemplare norme che non contrastino con il nostro ordinamento giuridico italiano e, soprattutto, mezzi finanziari che non gravino sul bilancio dello Stato Italiano. Ogni patto esistente, contrario a tali principi, dovrebbe essere abrogato. La ragione è chiara: “Credere” anziché “pensare” è certamente una scelta libera dell’individuo, ma far gravare su quelli che “pensano e usano il raziocinio” il peso finanziario un’organizzazione richiesta da chi preferisce “credere” e “non pensare” travalica i limiti del giusto.
Concludo: Se ritengo giusto che l’ordinamento giuridico dello Stato si conformi alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute non mi sembra che esso debba rinunciare a regolare con una rigorosa normativa ad hoc l’ingresso degli stranieri entro i patri confini, la loro condizione giuridica, il diritto di asilo e, infine, l’estradizione o l’espulsione.