Non è sufficiente la richiesta di uno spazio politico per il
pacifismo richiesta espressa da centinaia di migliaia di persone capaci di
porre questo tema all’interno della assoluta centralità dell’incommensurabile
dramma del popolo palestinese.In piazza lunedì 22
settembre, i sindacati di base hanno evocato una presenza che ha dimostrato una
complessità di emergenze che va compresa e posta in primo piano nel dibattito
politico.Un grande successo di popolo che ha
dimostrato l’esistenza di una base sociale capace di richiedere un cambio di
paradigma da parte della capacità di espressione della progettualità e della
presenza politica della sinistra (senso del limite, società sobria): il
combinato disposto con la guerra ci costringe a reiterare la richiesta di una
riflessione comune per alzare il tiro dal nostro tran-tran e dalla mera
vocazione elettoralistica.Pacifismo ed
ecologia, con la digitalizzazione, rappresentano le grandi transizioni nella
modernità ma rischiano di essere brutalmente cacciate indietro in un vortice di
arretramento epocale.Non basta l’invocazione
a definire un perimetro entro il quale far vivere una proposta di alternativa
di sistema.Serve definire un quadro
complessivo nel quale l’insieme di queste emergenze come i frutti dell’imporsi
della chiamata alle armi come la crisi energetica, la ripresa dell’inflazione,
l’attacco al mondo del lavoro e della condizione dei ceti più deboli.Si impone per tutto ciò una stretta connessione con la
difesa della democrazia repubblicana rappresentativa, il pieno sviluppo del
confronto pubblico e della libertà d’informazione, la centralità del parlamento
quale effettivo luogo del dibattito pubblico.Non
dobbiamo cedere al dominio di quell’epistemocrazia su cui si basa non tanto
semplicisticamente una idea astratta di dominio della tecnica sulla politica ma
l’oscurità di un potere che ha preso la via della guerra come autenticazione di
un dominio semplificatore del conflitto.È necessario
definire, nell’irreversibilità del giudizio di immoralità della guerra e di
condanna dello sterminio dei palestinesi, l’esigenza di una rappresentanza
politica della complessità che deriva direttamente dalle esigenze di questo
drammatico ma straordinario momento storico.