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mercoledì 24 settembre 2025

PACE E SPAZIO POLITICO
di Franco Astengo


 
Non è sufficiente la richiesta di uno spazio politico per il pacifismo richiesta espressa da centinaia di migliaia di persone capaci di porre questo tema all’interno della assoluta centralità dell’incommensurabile dramma del popolo palestinese. In piazza lunedì 22 settembre, i sindacati di base hanno evocato una presenza che ha dimostrato una complessità di emergenze che va compresa e posta in primo piano nel dibattito politico. Un grande successo di popolo che ha dimostrato l’esistenza di una base sociale capace di richiedere un cambio di paradigma da parte della capacità di espressione della progettualità e della presenza politica della sinistra (senso del limite, società sobria): il combinato disposto con la guerra ci costringe a reiterare la richiesta di una riflessione comune per alzare il tiro dal nostro tran-tran e dalla mera vocazione elettoralistica. Pacifismo ed ecologia, con la digitalizzazione, rappresentano le grandi transizioni nella modernità ma rischiano di essere brutalmente cacciate indietro in un vortice di arretramento epocale. Non basta l’invocazione a definire un perimetro entro il quale far vivere una proposta di alternativa di sistema. Serve definire un quadro complessivo nel quale l’insieme di queste emergenze come i frutti dell’imporsi della chiamata alle armi come la crisi energetica, la ripresa dell’inflazione, l’attacco al mondo del lavoro e della condizione dei ceti più deboli. Si impone per tutto ciò una stretta connessione con la difesa della democrazia repubblicana rappresentativa, il pieno sviluppo del confronto pubblico e della libertà d’informazione, la centralità del parlamento quale effettivo luogo del dibattito pubblico. Non dobbiamo cedere al dominio di quell’epistemocrazia su cui si basa non tanto semplicisticamente una idea astratta di dominio della tecnica sulla politica ma l’oscurità di un potere che ha preso la via della guerra come autenticazione di un dominio semplificatore del conflitto. È necessario definire, nell’irreversibilità del giudizio di immoralità della guerra e di condanna dello sterminio dei palestinesi, l’esigenza di una rappresentanza politica della complessità che deriva direttamente dalle esigenze di questo drammatico ma straordinario momento storico.