IL SIGNIFICATO DELLA
PAROLA TERRORISTA di Romano Rinaldi
Qualche
tempo fa mi occupai dell’uso improprio della parola “patriota”(1)
anzi dovrei dire, dell’appropriazione indebita di quella parola da parte di chi
ne fa un uso strumentale. Citavo l’esempio, tra gli altri, che ne fece (e
tutt’ora ne fa) il capo della tribù MAGA riferendosi ai facinorosi che sotto
sua precisa istigazione tentarono di sovvertire l’esito delle elezioni del suo
predecessore (a quel tempo immediato successore) con l’assalto al Campidoglio
mentre erano in corso nel Parlamento le attività di ratifica del risultato
elettorale, sfavorevole al capo tribù, il 6 Gennaio, 2021. Oggigiorno ricorre
sempre più spesso l’uso improprio delle parole “terrorista” e “terrorismo” in
riferimento a persone o fatti che solo una faziosa cecità può indurre chi le
utilizza a farne un uso tanto fuorviante da travisarne totalmente il
significato. Mi riferisco, in primis, all’uso che ne fa l’attuale
governo di Israele nei confronti di tutti coloro (gruppi o persone) le cui
attività o pensiero possano rappresentare posizioni contrarie al suo operato e alle
sue azioni criminali attuate da due anni a questa parte nei confronti della
inerme popolazione civile di Gaza. Una più eclatante applicazione della favola
di Fedro (o Esopo) sul lupo e l’agnello è difficile da ritrovare nella storia a
partire dai tempi della favola, appunto. Insomma, usare l’appellativo di
terrorista nei confronti delle persone che, animate dal semplice sentimento di
solidarietà con la popolazione oppressa e martoriata dalla furia criminale di
quel governo, cercano di portare loro qualche aiuto morale e materiale
attraversando il mediterraneo su barche e barchette piene di aiuti e di buona
volontà, è un caso più unico che raro di stravolgimento della verità. Ecco in
effetti un’altra parola (verità) che come recita l’arcinoto detto, è la prima
vittima della guerra. Lo stesso appellativo viene
applicato nei confronti dei giornalisti di cui il governo di Netanyahu ha
causato la morte in numero superiore a qualsiasi altro conflitto mondiale
(oltre 270), accampando la mai documentata accusa di appartenenza a qualche
formazione terroristica. Dunque un caso in cui l’uso della parola terrorista è
strumentale anche all’uccisione della verità o comunque della libertà di
espressione a mezzo stampa, uno dei principi fondamentali di ogni democrazia.
Ora, sulla definizione di
terrorista nei confronti di Hamas, dopo il massacro perpetrato contro Israele
il 7 ottobre di due anni fa, non si può nutrire più alcun dubbio. Tuttavia,
volendo esaminare la trama che sottende tutta la storia dei rapporti tra
Israele e Hamas e i suoi predecessori (ANP, OLP, Al-Fatah e le varie Intifada),
da quando l’ANP è stata esautorata con le elezioni del 2006, e il sostanziale
apporto di Israele a favorire di fatto, nel 2007, la vittoria di Hamas su Fatah
(braccio politico armato di OLP), i contorni della faccenda sono talmente
complicati che non è certo il caso di argomentare sul colore della gallina che
ha deposto le uova ora che la frittata è fatta e in gran parte mangiata.
Tuttavia, all’orecchio di chiunque ascolti i notiziari di questa quanto mai
asimmetrica “guerra di Gaza”, non può che suonare alquanto strano sentir
parlare del Ministero della Sanità palestinese o di qualsiasi altra agenzia
governativa di quello Stato-Non Stato come guidata da Hamas. Ebbene sì,
un’organizzazione terroristica che ha vinto le elezioni ed ha la maggioranza
dei seggi nel parlamento palestinese e ne guida il governo. È chiaro che, da
quella parte, il massacro degli innocenti civili israeliani del 7 ottobre 2023
non sarà visto, immagino, come un’azione terroristica. Così come i morti
palestinesi e di Hamas, anche a seguito di azioni terroristiche, sono
considerati martiri meritevoli del paradiso secondo la loro dottrina. D’altra parte, a nessuno (o
quasi) è ancora venuto in mente di bollare come terrorismo di stato questa
famigerata guerra che Israele conduce contro i palestinesi. Tuttavia, a ben
guardare è assai difficile non affibbiare anche ad Israele l’accusa di
terrorismo. Cos’altro si può dire di uno stato che manda il suo esercito a compiere
letali azioni di mitragliamento e bombardamento da terra e dall’aria su
abitazioni, ospedali, scuole, ecc. o direttamente e indiscriminatamente sui
civili nelle strade di Gaza (compresi bambini, donne e vecchi) con l’intento
dichiarato di scacciarli dal loro territorio anche con l’uso della sete, della carestia
e della fame? Se questo non è terrorizzare la popolazione, cos’altro può essere
escogitato per far piangere di terrore tutto un popolo di qualche milione di
persone? Le conseguenze di questa totale
dissennatezza anzi, totale idiozia oltre che oltraggio a tutte e ciascuna delle
regole di convivenza tra i popoli e delle leggi del diritto internazionale e
umanitario, non tarderanno a verificarsi. Anche solo da un punto di vista
contabile, le 65.000 vittime palestinesi, di cui solo 1/16 riferibili ad Hamas
(miliziani o civili), forniranno una riserva di odio e perpetuazione della
vendetta per entrambi quei popoli (e alleati) tanto da alimentare azioni
terroristiche di un tipo o dell’altro per diverse generazioni a venire.
Parallelamente è da attendersi il dilagare di pensieri e azioni di
antisemitismo anche da parte di individui che non avrebbero mai osato nutrire
tali sentimenti. Insomma la spirale dell’odio non potrà essere fermata né con
la fine delle ostilità né riesumando accordi (Washington, Oslo, Abramo, ecc.)
di cui è stata fatta carta straccia anzi, pallottole!
Fatte le debite proporzioni, si
tratta di una rappresaglia contro la popolazione civile che supera per ordini
di grandezza le rappresaglie naziste in Italia durante l’occupazione, dall’otto
settembre 1943 alla fine del conflitto nell’aprile del 1945 (Fosse Ardeatine,
Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, ecc., ecc.). Insomma, lungi dal poter persino
immaginare, non certo realizzare, l’eliminazione di Hamas, la totale mancanza
di visione da parte di quel governo estremista di destra, porterà lutti e
disastri per il popolo ebraico (e non solo) in Israele e in tutto il mondo.
Tanto per non far venir meno qualche motivo per perpetuare la maledizione che
accompagna la storia millenaria di entrambi quei popoli. Compito primario dello Stato di
Israele, anche di fronte alla comunità internazionale che gli ha fornito
sostegno a partire dalla sua fondazione nel 1948, dovrebbe essere quello di
agire come una democrazia responsabile. Un mandato che, già incrinatosi con l’assassinio
del premier Yitzhak Rabin trenta anni fa ad opera di un estremista di destra, è
stato totalmente tradito dalla presente compagine governativa, con l’inopinato
sostegno della più potente tra le democrazie occidentali, ormai avviata
anch’essa, col suo governo di destra estrema, verso il tradimento dei medesimi
principi di democrazia e l’affermazione di un presidente autocratico con la sua
cerchia di ricconi e variamente arricchiti alle spese degli alleati e della sua
stessa popolazione. In questo caso con l’attuazione di un terrorismo economico-commerciale
che non sarà certo foriero di alcuna pacificazione, contrariamente a quanto la
propaganda vorrebbe farci credere. Anzi, un’affermazione del principio “might is right” ovvero la forza ha ragione. Un principio
che porta a disconoscere qualsiasi ed ognuna delle leggi e delle istituzioni
sovranazionali messe faticosamente in funzione da persone di buona volontà che
avevano capito le dure lezioni impartite all’umanità dalle due guerre mondiali
del secolo scorso. Per non tediare nessuno con una pedante lista di altri governi,
governanti e politici in Italia e nel resto del mondo che fanno un uso
improprio del termine “terrorismo” lascio all’attento lettore il compito di
scovarli. Propongo un indizio: cercateli soprattutto tra coloro che abusano
della religione arruolando il loro Dio e la sua volontà a sostegno della loro
“causa”. Alternativamente, si può sempre provare con l’intelligenza
artificiale…! (1)Il Significato della Parola Patriota R.
Rinaldi, “Odissea” 18-12-2021. https://libertariam.blogspot.com/2021/12/il-significato-della-parola-patriota-di.html