POST GLOBALIZZAZIONE E
LOGICA DEI BLOCCHI di Franco Astengo
Mi
permetto di sottolineare alcuni punti che considero emergenti dall’andamento
del summit dello Sco (Shangai Cooperation Organisation) in corso di
svolgimento: 1) Dovrebbe essere attentamente
considerato l’aspetto della conformazione geografica dei paesi aderenti allo
SCO così come questa conformazione si disegna sulla carta dell’Europa e dell’Asia:
un blocco presso che compatto con confini ben delimitati con al centro la
ricostituzione della parte centrale dell'ex-URSS e un rapporto con l’India che
ricorda quello realizzato con Nehru al tempo dei non allineati. Naturalmente
non si tratta di un blocco direttamente politico così come non era direttamente
politico quello alla Conferenza di Bandung del 1955: ma emerge un certo tipo di
impronta e almeno un comune punto di contrasto a livello globale; 2) Appare evidente la diversità
tra lo SCO e i BRICS: diversità che si rileva soprattutto sul piano politico.
Salvo l’India formalmente una democrazia molto complicata tutti gli altri Paesi
sfuggono alla (definiamola così) crisi delle democrazie occidentali; 3) Nonostante quanto affermato
nel punto 2 sarebbe un errore favorire una contrapposizione con un sedicente “mondo
libero” formato da UE e USA (la NATO appare già altro soggetto ricordando che
il secondo esercito dell’organizzazione atlantica è quello turco). Difatti da
una contrapposizione secca tra il “blocco” dello SCO e quello Europa/USA
rimarrebbero comunque fuori il Medio Oriente e l’Africa che ai tempi della
guerra fredda rappresentavano situazioni marginali in via di de-colonizzazione
(nella seconda parte della guerra fredda si registrò, per quel che riguarda l’Africa
una contesa per definire zone d’influenza e diversi Paesi emergenti si
allinearono all’influenza sovietica. In quel periodo si ravvisarono anche
speranze “socialiste” in paesi di grande importanza: l’Egitto senza dimenticare
il tentativo della RAU, Iraq, Algeria). 4) Potrebbe così profilarsi una
post-globalizzazione strutturata su di una “logica dei blocchi” sia pure
affatto diversa da quella “storica”. Si consideri che diversi paesi dello SCO
dispongono dell'arma atomica; 5) Nell’attuale frangente il
prezzo più alto sarà pagato dal popolo palestinese stretto tra sparizione ed
esilio (biblico). Nonostante la forte corrente di simpatia verso la causa
palestinese che percorre - prima di tutto - l’Europa questo esito appare
inevitabile nella spinta da parte USA e nell’assenza di iniziativa da altre
parti; 6) All’interno di questo quadro
un compito importante spetterebbe alla sinistra europea e ad altre forze
democratiche. Posto il tema della pace come centrale si tratta di opporsi all’allineamento
dell’Europa agli USA elaborando un progetto che contribuisca ad evitare la
formazione di una situazione di rigida contrapposizione e neppure di illusione “pontiera”
(cosa poi potrebbe accadere sul terreno economico dopo decenni di spinta alla
finanziarizzazione globale dell’economia rimane tutto da stabilire). In ogni
caso rimanendo sul piano più strettamente geo-politico la sinistra europea
dovrebbe essere chiamata a un compito non facile, stabilendo prima di tutti un
quadro di nuovo internazionalismo e di prospettiva di rafforzamento degli
organismi sovranazionali (primo fra tutti l’ONU). L’Europa andrebbe considerata
“ autonomo spazio politico comune” e avviate iniziative almeno su 2 punti:
quello definibile sbrigativamente come del “deficit democratico” tornando ad un
progetto di costituzionalizzazione e di conseguente assunzione di ruolo del
Parlamento; quello di una proposta di politica estera e militare che oltrepassi
la NATO e ponga il terreno europeo disponibile a iniziative di smilitarizzazione
e di zone neutre al centro del continente (antichi modelli: il già citato
movimento dei non allineati e il “Piano Rapacki”). Fondamentale che la sinistra
europea agisce nel segno dell’internazionalizzazione e lavori a un programma
comune che naturalmente deve comprendere i temi economico-sociali non disgiunti
da quelli geo-politici: in sostanza un progetto unitario sistemico che tenga
conto della complessità delle contraddizioni in atto. Esposto il tutto molto
schematicamente con tante scuse per l’inadeguatezza.