Oggi
voglio raccontarvi un sogno, pur consapevole che la noia che tale tipo di
narrazione comporta, può essere come suole definirsi (con un tantino di
esagerazione), “mortale”. A tenervi svegli sarà, ne sono quasi certo, il
mio commento successivo alla descrizione dei fatti. Ero, dunque, in una
strada periferica di una grande città; passeggiavo con un amico e
all’improvviso e inaspettatamente ci siamo resi conto che due individui
sconosciuti si stavano dando, reciprocamente, botte da orbi, gridando le
loro ragioni ai quattro venti. Il mio compagno di passeggiata mi
aveva invitato a intervenire nella lotta, dicendomi di avere riconosciuto
nell’individuo che aveva definito “aggredito” un suo amico e viceversa nell’altro
qualificato “aggressore” un suo nemico. Pur non sentendomi nelle migliori
condizioni di forma fisica, mi ero gettato con lui nella mischia. Quando
già uno dei miei occhi era divenuto pesto per un pugno ricevuto, il mio amico
mi aveva sussurrato all’orecchio di essersi sbagliato: non era più sicuro che
quello che mi aveva indicato come “aggressore” fosse veramente tale e
che l’altro più che un inerme “aggredito” gli sembrava, in realtà, un poco
di buono. Fin qui nulla di strano. Avevo capito che egli intendeva
tenersi fuori da quella mischia in cui ci eravamo intromessi e avevo accettato
la sua scelta.Non avevo capito, però, (ed ero rimasto
sconcertato) la sua proposta successiva. Vista la mia naturale e istintiva
tendenza “alla pugna”, l’amico mi offriva la sua pistola superautomatica dal
manico di preziosa madreperla, dietro pagamento di una cifra cospicua, avendo
lui capito che intendevo vendicarmi “dell’occhio pesto”, uccidendo quello
che, però, non dovevo considerare più un suo nemico.
Quando
mi sono svegliato, ho capito che ciò che mi era capitato non era diverso dal
tranello in cui era caduto il preteso fior fiore di statisti della mia grande
patria Europea.I cosiddetti “tre
volenterosi della guerra russo-ucraina” (il Presidente francese Macron, il
premier inglese Starmer e il cancelliere tedesco Merz) seguiti
da un codazzo di Paesi (piuttosto amorfi della restante Europa,
capeggiati - si fa per dire, naturalmente - dall’italica pulzella,
Giorgia Meloni, in ideale abbraccio con tutto il pulzellaggio europeo, da
quello rosso della Schlein a quello fuhreriano della Von der Leyen), avendo
essi dichiarato guerra a Putin, ritenendo l’Ucraina un Paese NATO (e non lo era
e pare che non lo sarà mai) si erano ritrovati in brache di tela con i loro
bilanci fortemente incrementati nel passivo da ingenti spese militari, ma non
meno assetati di sangue Russo. Non rendendosi conto, del maggior
danno che avrebbero fatto al vecchio Continente, quei sedicenti “sapienti
della politica” avevano, di buon grado, ritenuto di favorire quello che
avrebbero invece dovuto considerare il disegno del Presidente americano
Donald Trump di scaricare dalla nave Occidentale e un po’ di “zavorra”,
identificata nella vecchia Europa, e si erano gettati a capofitto tra i
marosi. E
ciò nel momento in cui, a livello di grandi Stati, si parlava, con insistenza
crescente, di un nuovo assetto geopolitico del globo, fondato su equilibri
soprattutto economici e commerciali diversi da quello attuale imperniato sulla
predominanza Occidentale.
Domanda
impertinente: Il neo Presidente
americano, muovendosi per rendere “great again” il nuovo Continente
non ha escogitato uno strepitoso tranello, una poderosa truffa, un furbesco
raggiro, capace di condannare l’Europa alla fame e all’impotenza,
costringendola a riarmarsi “con lacrime, sudore e sangue” al fine di difendere
un Paese in odore di neo-nazismo (o sé stessa, in un impensabile più che
improbabile, attacco russo ai propri confini)? Conclusione
amara: L’intuizione di Donald Trump circa
l’impossibilità dell’Occidente tutto intero di “reggere” ancora per molto nel
suo ruolo attuale di fronte alla crescita di Cina, India, Russia (rifiutata
dall’Europa) e a causa della rissosa inconcludenza dei Paesi membri dell’Unione
Europea va nella direzione giusta; ma il nuovo assetto geopolitico
difficilmente sarà raggiunto senza “impennate” per così dire dei “cavalli in
corsa”. E
un proverbio dice che quando i cavalli s’impennano, i barili cascano e
si rompono. Fuor di metafora, è indubbio che il “cavallo
Democratico (in origine “americano”
ma divenuto “transnazionale” per l’inclusione in esso,
volontaria, pur se favorita dai potenti mezzi di Wall Street e
della CIA, di tutti i partiti europei, eccetto quello di Orban
in Ungheria), si sia imbizzarrito (e non poco) per la vittoria di Trump e la
sua tendenza ad abbandonare l’Europa al suo destino per avviare un discorso con
le grandi potenze mondiali in un’ottica geopolitica del tutto nuova
e inedita.
Il
partito Democratico (ormai Euro-americano), in un tale scenario, non
avrebbe futuro e dovrebbe chiudere i propri battenti nel vecchio e nel
nuovo Continente. Cadrebbe la sua supponenza di ritenersi il “paladino del
progresso avveniristico” contrario al conservatorismo cieco dei liberisti a
oltranza; dovrebbe rinunciare al suo manicheismo di antica origine mesopotamica
e rendersi conto che le sue misure pauperistiche (sussidi, bonus, redditi,
esenzioni tributarie) sono state attuate, con buona disinvoltura, dai partiti
di destra andati al governo in Europa. Per tenere in vita, contro il
progettato assetto “a-ideologico” del nuovo mondo, le contrapposte teorie della
sinistra e della destra hegeliana, la guerra tra un Paese ex comunista e
un altro neonazista potrebbe apparire al Partito Democratico
Transnazionale (o Euro-americano) come l’unico approdo di salvezza e di
sopravvivenza politica. Conclusione
ulteriore: Peccato che esso non lo sia per gli esseri
umani che sono chiusi nei barili al dorso del cavallo imbizzarrito!