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martedì 30 settembre 2025

SAN SIRO: ABBIAMO PERSO
di Angelo Gaccione
 

È
andata come si poteva immaginare. Del resto è da lunga data che l’opinione della città e dei cittadini non conta nulla. Se si avesse l’onestà di dire che il diritto di voto è diventato un voto senza diritti; che la stragrande maggioranza dei candidati che eleggiamo per fare gli interessi pubblici finisce per diventare nemica di chi l’ha eletta, le cose sarebbero più chiare. E magari troveremmo altri metodi e altre pratiche. Ed è da lunga data che i privati fanno del bene pubblico merce ghiotta per i loro arricchimenti ed i loro piani perché i decisori, molti nemmeno eletti, ma cooptati come “esperti”, riciclati nelle istituzioni come contrappesi dei rapporti di forza e di potere delle cricche che si formano nei vari partiti, non debbono tener conto della volontà di chicchessia, e diventano i loro più preziosi alleati. Basta il consenso di un pugno di consiglieri, di un sindaco compiacente, di qualche assessore ben disposto, e il sacco della città si può compiere legalmente, un bene pubblico alienare, arricchire un fondo di speculatori, deprivare di quella ricchezza e di quel bene la collettività tutta. Di tutela degli interessi pubblici nemmeno a parlarne, ed è raro che possa rientrare nel loro orizzonte di amministratori. Però il linguaggio corrente si ostina a definirli amministratori pubblici. Quasi tutti con le classi popolari costoro non hanno nulla a che vedere, né come provenienza sociale, né come soggetti militanti delle lotte. Sono o dei perfetti sconosciuti cooptati come funzionari, o dei manager (“neutri” li definiscono, ma poi fanno apertamente gli interessi dei poteri economici forti delle città). 



Che su San Siro non si sia voluto tener conto di nessuno dei tanti punti messi in fila dai Comitati contrari alla svendita; di nessuna obiezione, di nessun rilievo, da parte di una Amministrazione che si è blindata nella sua cittadella e che è composta da un pugno di uomini e donne – una inezia rispetto ad una città intera e ad un sentimento di contrarietà che proveniva anche dal resto d’Italia e persino dall’estero – è parso evidente fin da subito, ed ieri noi che eravamo in piazza della Scala e abbiamo seguito il dibattito da Palazzo Marino in diretta, ne abbiamo avuto la prova. 

Un consenso trasversale che unisce da almeno un trentennio, maggioranze e finte opposizioni su un disegno comune: privatizzare quanto più è possibile; svendere ai privati ciò che si avrebbe il dovere di gestire. E un po’ alla volta si è finiti come è accaduto con la Sanità. Introiti favolosi per i privati, crisi, tagli, e impoverimento per il pubblico e dunque dei cittadini. Se la mangeranno tutta la città, di questo dobbiamo avere consapevolezza. Perché checché possano pensarne i sostenitori del Pd, questa sigla non contiene nulla della sostanza di ciò che si ostinano a immaginare e sostenere. Nella pratica è parte integrante degli interessi antipopolari: negli affari come nella guerra.