SOCIALISMO: RITORNO ALL’UMANESIMO di Franco Astengo
L’immane
tragedia di Gaza ci ha fatto un regalo restituendoci il concetto di umanità
come valore morale: quel concetto di valore morale che muove le persone sulle
piazze del mondo, d'Europa e d'Italia in una forte richiesta - prima di tutto -
proprio di "ritorno all'umanità". Dal valore morale discende però
direttamente la necessità di recuperare i fattori decisivi di una concezione
diversa della politica da quella oggi dominante intrisa di senso di dominio e
di sopraffazione. L'umanità quale fattore politico: questo può essere il punto
di svolta di questa asfittico sistema politico italiano ormai stretto nello
pseduo-valore di una governabilità fondata sui principi estremistici
dell'egoismo, dell'individualismo competitivo, di una destra definibile
semplicisticamente "di potere". La traduzione del concetto di umanità
in fatto politico è la grande sfida di questa modernità: ci sarebbe bisogno di un universalismo radicale fondato su
di una comune umanità come origine delle nostre norme e quindi in grado di
opporsi ai nazionalismi reazionari e ai riduzionismi identitari. Sovrasta la
domanda: cosa rimane dell'universalismo, al di là delle petizioni di principio
di chi ancora crede che l'Occidente abbia identità e valori sottintesi come
buoni da essere esportati al resto del mondo? Dell'universalismo ci è rimasto
il volto predatorio: l'Antropecene, che coincide piuttosto con il volto
violento ed aggressivo di un nuovo capitalismo alla ricerca forsennata di nuove
risorse da sfruttare. Continua a rilevarsi un vuoto: quello della
rappresentanza politica di quei valori di solidarietà e di uguaglianza che
un tempo avremmo definito "socialismo". Socialismo che dovrebbe
coincidere con "pace": Sarebbe necessario che pace e politica si
trasformassero in una binomia inscindibile partendo proprio da un recupero da
una visione del futuro attraverso l'elaborazione di una necessaria Utopia da
considerare veicolo per rendere possibile un progetto.La coscienza della propria appartenenza e la
volontà politica di determinare il cambiamento rimangono fattori
insuperabili e necessari come motore di qualsivoglia iniziativa della
trasformazione dello stato presente delle cose. Attenzione però lo stato
presente delle cose va cambiato sia nel senso della condizione oggettiva della
nostra esistenza sia in quello dell'assunzione di una consapevolezza soggettiva
del vivere con gli altri. Da questa consapevolezza tra individuale e collettivo
"si realizza la vita d'insieme che è solo la forza sociale, si crea il
"blocco storico" (Gramsci Quaderno 11). Come auspicava
Luckas "la coscienza di classe trova il suo superamento
nell'universale riconoscimento della propria appartenenza al genere
umano". La coscienza della propria appartenenza deve così sfociare nella
coscienza di un'umanità che richiede uguali diritti per tutte e per tutti.
La volontà politica del "soggetto" va allora impegnata nella ricerca
di un socialismo possibile nella forma di un nuovo umanesimo rimanendo fedeli
ad un'etica della trasformazione in quanto opposizione allo sfruttamento
dell'uomo sull'uomo, dell'uomo sulla donna. La politica non
riesce a fare quella che dovrebbe essere la propria parte: elaborare strategie
adatte ad evitare l'imbarbarimento generale. Ed è su questo punto che la
politica dovrebbe essere richiamata da un'idea di ritorno all'umanità e rimane
il bisogno di umanesimo socialista.