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martedì 30 settembre 2025

SOCIALISMO: RITORNO ALL’UMANESIMO
di Franco Astengo


 
L’immane tragedia di Gaza ci ha fatto un regalo restituendoci il concetto di umanità come valore morale: quel concetto di valore morale che muove le persone sulle piazze del mondo, d'Europa e d'Italia in una forte richiesta - prima di tutto - proprio di "ritorno all'umanità". Dal valore morale discende però direttamente la necessità di recuperare i fattori decisivi di una concezione diversa della politica da quella oggi dominante intrisa di senso di dominio e di sopraffazione. L'umanità quale fattore politico: questo può essere il punto di svolta di questa asfittico sistema politico italiano ormai stretto nello pseduo-valore di una governabilità fondata sui principi estremistici dell'egoismo, dell'individualismo competitivo, di una destra definibile semplicisticamente "di potere". La traduzione del concetto di umanità in fatto politico è la grande sfida di questa modernità: ci sarebbe bisogno di un universalismo radicale fondato su di una comune umanità come origine delle nostre norme e quindi in grado di opporsi ai nazionalismi reazionari e ai riduzionismi identitari. Sovrasta la domanda: cosa rimane dell'universalismo, al di là delle petizioni di principio di chi ancora crede che l'Occidente abbia identità e valori sottintesi come buoni da essere esportati al resto del mondo? Dell'universalismo ci è rimasto il volto predatorio: l'Antropecene, che coincide piuttosto con il volto violento ed aggressivo di un nuovo capitalismo alla ricerca forsennata di nuove risorse da sfruttare.
 Continua a rilevarsi un vuoto: quello della rappresentanza politica di quei valori di solidarietà e di uguaglianza che un tempo avremmo definito "socialismo". Socialismo che dovrebbe coincidere con "pace": Sarebbe necessario che pace e politica si trasformassero in una binomia inscindibile partendo proprio da un recupero da una visione del futuro attraverso l'elaborazione di una necessaria Utopia da considerare veicolo per rendere possibile un progetto.  La coscienza della propria appartenenza e la volontà politica di determinare il cambiamento rimangono fattori insuperabili e necessari come motore di qualsivoglia iniziativa della trasformazione dello stato presente delle cose. Attenzione però lo stato presente delle cose va cambiato sia nel senso della condizione oggettiva della nostra esistenza sia in quello dell'assunzione di una consapevolezza soggettiva del vivere con gli altri. Da questa consapevolezza tra individuale e collettivo "si realizza la vita d'insieme che è solo la forza sociale, si crea il "blocco storico" (Gramsci Quaderno 11). Come auspicava Luckas "la coscienza di classe trova il suo superamento nell'universale riconoscimento della propria appartenenza al genere umano". La coscienza della propria appartenenza deve così sfociare nella coscienza di un'umanità che richiede uguali diritti per tutte e per tutti. La volontà politica del "soggetto" va allora impegnata nella ricerca di un socialismo possibile nella forma di un nuovo umanesimo rimanendo fedeli ad un'etica della trasformazione in quanto opposizione allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dell'uomo sulla donna.
La politica non riesce a fare quella che dovrebbe essere la propria parte: elaborare strategie adatte ad evitare l'imbarbarimento generale. Ed è su questo punto che la politica dovrebbe essere richiamata da un'idea di ritorno all'umanità e rimane il bisogno di umanesimo socialista.