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domenica 28 settembre 2025

SCAFFALI
di Maurizio Minchella
 

Malditerra

«Siete nati in esilio, una generazione inutile, senza futuro. Arrivati troppo tardi per costruire dopo la guerra e troppo presto per abbattere un mondo in declino. Con i vecchi che non vogliono più saperne d’esser vecchi…». È uno dei tanti flash che illuminano Malditerra (Arca Edizioni, 2025, pagine 368 € 19) - un titolo perfetto, sottolinea Pino Cacucci nella sua intensa prefazione - opera prima di Roberto Longoni, giovane giornalista di cronaca, attento alle storie prima ancora che ai titoli. Al centro di questa epigrafe si erge una serie di ritratti della meglio gioventù borghese degli anni Ottanta, l’ultima a godere del benessere, elargito a piene mani dai vincitori per poi riprenderselo con gli interessi qualche decennio dopo, per chiudere la parabola di una guerra raccontata male e di un dopoguerra perso in modo ancor peggiore. Longoni, in un romanzo ricco di poesia, tratteggia i loro lineamenti sullo sfondo del golfo di Chiavari, trasformata da porto in città proprio in quegli anni. In rada il Sueño ospita l’andirivieni dei giovani consumatori di emozioni fugaci, annusatori della vita nelle sue espressioni più seduttive perché quelle che richiedono tensione e volontà non le hanno cercate in nessun mercato, legale o illecito che fosse. Eppure, un’anima questi ragazzi ce l’hanno, ma irrequieta e fuggente. Gli istinti peggiori si alimentavano dalla mancanza di senso e di radici, e così un gesto d’amore puro riusciva ad esprimersi pienamente e senza inibizioni solo nell’ultimo eccesso, durante il quale poteva andare in scena il sacrificio di sé. A beneficiarne è Quello della barca, un navigatore solitario giunto nel Golfo da chissà dove, sulle note dello Stabat Mater, zittito dal rock assordante lanciato dallo stereo del Sueño. Un ragazzo fuori dal tempo. La partitura della sua musica interiore era però scritta in un diario dei Vivaldi, navigatori genovesi che si persero sulle coste africane nel XIII secolo. Quello della Barca andrà a cercare la loro ultime tracce, non prima di aver attraversato in modo indelebile le vite dei suoi coetanei del Golfo, ormai così estranei al mare, pur vivendoci dentro. La terra e l’acqua sono elementi che collidono, e solo i veri marinai li sanno tenere insieme, sia pure per il tempo di qualche racconto e di qualche bevuta. Quello della barca riprende il largo, accompagnato dal sorriso divino che sembra avvolgere tutti i protagonisti, a consolazione di una sconfitta già sentenziata, ma non da loro. Proseguirà il suo viaggio, ben sapendo che nulla è perduto quando si ha il coraggio di partire vincendo la tentazione di voltarsi indietro.