L’art. 33 Cost. e le bugie della propaganda. Non ha avuto grande fortuna, in letteratura, la distinzione tra scrittori
venosi e scrittori arteriosi per sottolineare il loro diverso apporto alla
cultura ed io non l’applicherò alle norme della Costituzione, ritenendole tutte
di pari valore per il funzionamento dello Stato nelle sue proiezioni interne ed
internazionali. Scrivendo, però, su una “Rivista” che, come Odissea, è sensibile
soprattutto ai risvolti politici dell’agire umano, mi soffermerò soprattutto su
quelle che hanno costituito, a mio giudizio, un vulnus nella
crescita culturale e civile del “Bel Paese”.Così dopo avere ricordato che gli
articoli dal 22 al 32 contemplano vari aspetti dei rapporti civili
(cittadinanza, prestazioni personali o patrimoniali, azioni in giudizio e
giudice naturale, estradizione, responsabilità penale e personale,
responsabilità di funzionari e dipendenti pubblici) e quelli che a partire
dall’articolo 29 entrano nell’ambito dei rapporti etico-sociali (famiglia,
figli, salute) concentrerò il mio scritto sull’ articolo 33, relativo
alle arti e alla scienza. È questa la norma che, a mio parere, ha dato la stura a una serie
enorme di “diplomifici” a pagamento che ha portato il livello culturale
della popolazione italiana ai gradini più bassi della sua storia. Il male
denunciato, di proporzioni molto rilevanti, non può, di
certo, ritenersi un’invenzione recente dell’Ecclesia.Da sempre i prelati hanno temuto la crescita di una “vera”
cultura, quella di filosofia “laica”, indipendente e per ciò
stesso ritenuta irrispettosa e non ripetitiva della favolistica
mediorientale. Essi hanno sempre saputo, nelle alte come nelle basse
sfere, che anche gli addottorati e i dotti dell’Occidente, per ragioni varie
(non escluse quelle di carriera e di partecipazione al potere) non
s’avventuravano mai nel terreno del pensiero libero e critico, fortemente
osteggiato dalla Chiesa.
La novità dei tempi più recenti del secondo dopoguerra mondiale è stata
rappresentata dal mercimonio che sull’esempio di speculatori
privati (con più di un pelo sullo stomaco) si è diffuso nel settore delle
scuole “parificate”, poi diventate addirittura “paritarie”, grazie
all’intervento integrativo del Ministro della Pubblica Istruzione, comunista,
Luigi Berlinguer. In più alla studentesca credulità religiosa, imposta in famiglia, si è
aggiunta, in talune “fasce a ciò sensibili” quella degli opposti estremismi
politici (fascismo e comunismo) in modo da annullare totalmente l’insegnamento
ispirato al pensiero libero a vantaggio di quello dominato dalla fede religiosa
e/o dal fanatismo ideologico. Orbene, se i preti potevano ipocritamente invocare una missione nobile (e
cioè la necessità di realizzare la prescrizione della Bibbia di impedire
di nutrirsi dei pomi dell’albero della conoscenza (restando ignoranti a vita) e
gli insegnanti politicamente indottrinati perseguivano l’obiettivo di una
Causa da essi ritenuta giusta, gli speculatori privati, dando diplomi fasulli
ad alunni incolti, si ripromettevano solo lo scopo di fare quattrini a palate. Conclusione: Se tanti “ciucci matricolati” (per dirla
alla napoletana) hanno fatto del male agli Italiani, contribuendo
alla “creazione finale” di una società di analfabeti incapaci di
governare e di esercitare degnamente a livello medio mestieri e professioni, se
la proliferazione di tante “scuole facili”, religiose o civili (ma sempre
appoggiate o almeno viste di buon occhio dai preti introdotti negli
ambulacri ministeriali), tutto ciò è stato dovuto al contesto socio-politico
favorito da norme para-confessionali ammantate di falso spirito liberale.L’emotività passionale e l’assenza di una razionalità profonda e di un
pensiero libero hanno fatto il resto. Ma tutto va
ben madama la marchesa;gli Italianisi
inorgogliscono quando li si definisce “passionali”.