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sabato 11 ottobre 2025

COSTITUZIONE 4
di Luigi Mazzella
 

L’art. 33 Cost. e le bugie della propaganda.
 
Non ha avuto grande fortuna, in letteratura, la distinzione tra scrittori venosi e scrittori arteriosi per sottolineare il loro diverso apporto alla cultura ed io non l’applicherò alle norme della Costituzione, ritenendole tutte di pari valore per il funzionamento dello Stato nelle sue proiezioni interne ed internazionali.
Scrivendo, però, su una “Rivista” che, come Odissea, è sensibile soprattutto ai risvolti politici dell’agire umano, mi soffermerò soprattutto su quelle che hanno costituito, a mio giudizio, un vulnus nella crescita culturale e civile del “Bel Paese”. Così dopo avere ricordato che gli articoli dal 22 al 32 contemplano vari aspetti dei rapporti civili (cittadinanza, prestazioni personali o patrimoniali, azioni in giudizio e giudice naturale, estradizione, responsabilità penale e personale, responsabilità di funzionari e dipendenti pubblici) e quelli che a partire dall’articolo 29 entrano nell’ambito dei rapporti etico-sociali (famiglia, figli, salute) concentrerò il mio scritto sull’ articolo 33, relativo alle arti e alla scienza.
È questa la norma che, a mio parere, ha dato la stura a una serie enorme di “diplomifici” a pagamento che ha portato il livello culturale della popolazione italiana ai gradini più bassi della sua storia. Il male denunciato, di proporzioni molto rilevanti, non può, di certo, ritenersi un’invenzione recente dell’Ecclesia. Da sempre i prelati hanno temuto la crescita di una “vera” cultura, quella di filosofia “laica”, indipendente e per ciò stesso ritenuta irrispettosa e non ripetitiva della favolistica mediorientale. Essi hanno sempre saputo, nelle alte come nelle basse sfere, che anche gli addottorati e i dotti dell’Occidente, per ragioni varie (non escluse quelle di carriera e di partecipazione al potere) non s’avventuravano mai nel terreno del pensiero libero e critico, fortemente osteggiato dalla Chiesa. 



La novità dei tempi più recenti del secondo dopoguerra mondiale è stata rappresentata dal mercimonio che sull’esempio di speculatori privati (con più di un pelo sullo stomaco) si è diffuso nel settore delle scuole “parificate”, poi diventate addirittura “paritarie”, grazie all’intervento integrativo del Ministro della Pubblica Istruzione, comunista, Luigi Berlinguer.
In più alla studentesca credulità religiosa, imposta in famiglia, si è aggiunta, in talune “fasce a ciò sensibili” quella degli opposti estremismi politici (fascismo e comunismo) in modo da annullare totalmente l’insegnamento ispirato al pensiero libero a vantaggio di quello dominato dalla fede religiosa e/o dal fanatismo ideologico. 
Orbene, se i preti potevano ipocritamente invocare una missione nobile (e cioè la necessità di realizzare la prescrizione della Bibbia di impedire di nutrirsi dei pomi dell’albero della conoscenza (restando ignoranti a vita) e gli insegnanti politicamente indottrinati perseguivano l’obiettivo di una Causa da essi ritenuta giusta, gli speculatori privati, dando diplomi fasulli ad alunni incolti, si ripromettevano solo lo scopo di fare quattrini a palate.
Conclusione: Se tanti “ciucci matricolati” (per dirla alla napoletana) hanno fatto del male agli Italiani, contribuendo alla “creazione finale” di una società di analfabeti incapaci di governare e di esercitare degnamente a livello medio mestieri e professioni, se la proliferazione di tante “scuole facili”, religiose o civili (ma sempre appoggiate o almeno viste di buon occhio dai preti introdotti negli ambulacri ministeriali), tutto ciò è stato dovuto al contesto socio-politico favorito da norme para-confessionali ammantate di falso spirito liberale. L’emotività passionale e l’assenza di una razionalità profonda e di un pensiero libero hanno fatto il resto.
Ma tutto va ben madama la marchesa; gli Italiani si inorgogliscono quando li si definisce “passionali.