RISCHIO IDRAULICO A FIRENZE di Associazione
di volontariato Idra
L’Autorità di Bacino tace. Mesi e mesi di telefonate e lettere certificate
all’Autorità preposta ad assicurare la difesa del suolo, il risanamento
idrogeologico, la tutela della risorsa idrica. Ad agosto, le scuse telefoniche dell’Autorità
per i ritardi accumulati, con l’impegno a ricevere finalmente l’associazione di
cittadini costituitisi parte civile e ad adiuvandum nei procedimenti attivati per
i disastri ambientali ed erariali TAV in Mugello e alle porte di Firenze, a
Monte Morello. Lunedì scorso, in mancanza di conferme, è stata allestita una
manifestazione di protesta pubblica davanti alla sua sede, in via de’ Servi 15
a Firenze. Ma ancora oggi l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino
Settentrionale non accorda l’incontro richiesto. Un caso troppo serio, però, quello
della fragilità idrogeologica della città patrimonio dell’Umanità, per essere
accantonato o sottaciuto. A maggior ragione quando occasione di aggravamento
dei rischi sono le cosiddette ‘grandi opere’, come la temeraria stazione
sotterranea TAV fra Novoli e il Romito, ubicata senza valutazione di impatto
ambientale accanto al critico torrente Mugnone. Ed è stata proprio Gaia
Checcucci, segretario dell’Autorità di bacino, a non lesinare prese di
posizione pubbliche critiche nei confronti di questa scelta: «Attenzione, la cassa d'espansione
del Mugnone mi diventa la stazione Foster» (Il Tirreno, 3 novembre 2024). Salvo poi non trarne le necessarie urgenti conseguenze,
parrebbe. A meno che non siano riposte in qualche cassetto che converrà allora aprire
e consultare. Che si stia scavando la più grande fossa di Firenze (450x50x25 m
di profondità) in un’area classificata a pericolosità idraulica alta sta
scritto, del resto, proprio nelle carte dell’Autorità di bacino e in quelle
della Protezione civile del Comune di Firenze!
Firenze
ha visto di tutto e di più nella sua storia idraulica. “Dalla
fine del XII secolo al 1966 si sono susseguite sicuramente, a Firenze, ben 42
piene e inondazioni”, ci informa il prof. Leonardo Rombai, docente emerito di
Geografia storica all’Università di Firenze. “Di portata diversa dal punto di
vista dei danni arrecati. In primo luogo, eccezionali i veri e propri diluvi
del 1333, del 1557 e ultimo quello tragico del 1966, probabilmente superiore a
tutti. Rovinose furono tuttavia anche le piene del 1171, del 1289, de1 1547,
del 1589, del 1740, del 1758 e del 1844, che giunsero ad inondare buona parte
della città di Firenze”. Ma dal
1992, quando a esondare sono stati anche i torrenti Mugnone e Terzolle, vige
un’allerta supplementare, persino più insidiosa: quella che proviene dal
comportamento del reticolo idrico minore. Qui il combinato disposto della
crescente impermeabilizzazione del territorio, dell’abbandono della collina e
della montagna, del moltiplicarsi di eventi meteorici estremi pone
quotidianamente a repentaglio la sicurezza degli ambienti urbani. Poco è
mancato a gennaio e a marzo di quest’anno prima che il Mugnone invadesse nel
quartiere delle Cure la sede ferroviaria su tranquillamente transitavano gli
Italo e le Frecce Rosse! A cosa
servono allora i dotti convegni, seminari e webinar ‘partecipativi’ della Regione
Toscana se poi non si adottano misure concrete e urgenti di prevenzione e
salvaguardia laddove si presentano le criticità più stringenti? Quanto ancora a
lungo potrà il presidente della giunta Eugenio Giani continuare a magnificare in
ogni possibile frangente (evitando peraltro accuratamente di segnalare
l’acclarato fiasco delle terre di scavo dirottate in impianti di gestione
rifiuti…) le virtù e i pregi di un progetto di sottoattraversamento costellato
di lacune procedurali, falle progettuali e disinvolte distrazioni? Ecco perché,
se le prime tre ore di presidio sotto la sede dell’Autorità di bacino in via
dei Servi 15 lunedì scorso non sono state sufficienti a risvegliare l’auspicata
attenzione istituzionale dell’Autorità competente (la stessa che ha lamentato: «su queste grandi opere ci
piacerebbe ci fosse la sensibilità di chiedere un parere all’autorità
competente»), Idra continua a oltranza ad esercitare il diritto/dovere a
manifestare il proprio radicale dissenso civile, restando in confidente attesa
dell’incontro tecnico richiesto.Gutta cavat lapidem…