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sabato 4 ottobre 2025

RISCHIO IDRAULICO A FIRENZE
di Associazione di volontariato Idra
 

L’Autorità di Bacino tace. 
  
Mesi e mesi di telefonate e lettere certificate all’Autorità preposta ad assicurare la difesa del suolo, il risanamento idrogeologico, la tutela della risorsa idrica. Ad agosto, le scuse telefoniche dell’Autorità per i ritardi accumulati, con l’impegno a ricevere finalmente l’associazione di cittadini costituitisi parte civile e ad adiuvandum nei procedimenti attivati per i disastri ambientali ed erariali TAV in Mugello e alle porte di Firenze, a Monte Morello. Lunedì scorso, in mancanza di conferme, è stata allestita una manifestazione di protesta pubblica davanti alla sua sede, in via de’ Servi 15 a Firenze. Ma ancora oggi l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale non accorda l’incontro richiesto. Un caso troppo serio, però, quello della fragilità idrogeologica della città patrimonio dell’Umanità, per essere accantonato o sottaciuto. A maggior ragione quando occasione di aggravamento dei rischi sono le cosiddette ‘grandi opere’, come la temeraria stazione sotterranea TAV fra Novoli e il Romito, ubicata senza valutazione di impatto ambientale accanto al critico torrente Mugnone. Ed è stata proprio Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di bacino, a non lesinare prese di posizione pubbliche critiche nei confronti di questa scelta: «Attenzione, la cassa d'espansione del Mugnone mi diventa la stazione Foster» (Il Tirreno, 3 novembre 2024).  Salvo poi non trarne le necessarie urgenti conseguenze, parrebbe. A meno che non siano riposte in qualche cassetto che converrà allora aprire e consultare. Che si stia scavando la più grande fossa di Firenze (450x50x25 m di profondità) in un’area classificata a pericolosità idraulica alta sta scritto, del resto, proprio nelle carte dell’Autorità di bacino e in quelle della Protezione civile del Comune di Firenze!



Firenze ha visto di tutto e di più nella sua storia idraulica.
“Dalla fine del XII secolo al 1966 si sono susseguite sicuramente, a Firenze, ben 42 piene e inondazioni”, ci informa il prof. Leonardo Rombai, docente emerito di Geografia storica all’Università di Firenze. “Di portata diversa dal punto di vista dei danni arrecati. In primo luogo, eccezionali i veri e propri diluvi del 1333, del 1557 e ultimo quello tragico del 1966, probabilmente superiore a tutti. Rovinose furono tuttavia anche le piene del 1171, del 1289, de1 1547, del 1589, del 1740, del 1758 e del 1844, che giunsero ad inondare buona parte della città di Firenze”.
Ma dal 1992, quando a esondare sono stati anche i torrenti Mugnone e Terzolle, vige un’allerta supplementare, persino più insidiosa: quella che proviene dal comportamento del reticolo idrico minore. Qui il combinato disposto della crescente impermeabilizzazione del territorio, dell’abbandono della collina e della montagna, del moltiplicarsi di eventi meteorici estremi pone quotidianamente a repentaglio la sicurezza degli ambienti urbani.
Poco è mancato a gennaio e a marzo di quest’anno prima che il Mugnone invadesse nel quartiere delle Cure la sede ferroviaria su tranquillamente transitavano gli Italo e le Frecce Rosse!
A cosa servono allora i dotti convegni, seminari e webinar ‘partecipativi’ della Regione Toscana se poi non si adottano misure concrete e urgenti di prevenzione e salvaguardia laddove si presentano le criticità più stringenti? Quanto ancora a lungo potrà il presidente della giunta Eugenio Giani continuare a magnificare in ogni possibile frangente (evitando peraltro accuratamente di segnalare l’acclarato fiasco delle terre di scavo dirottate in impianti di gestione rifiuti…) le virtù e i pregi di un progetto di sottoattraversamento costellato di lacune procedurali, falle progettuali e disinvolte distrazioni? Ecco perché, se le prime tre ore di presidio sotto la sede dell’Autorità di bacino in via dei Servi 15 lunedì scorso non sono state sufficienti a risvegliare l’auspicata attenzione istituzionale dell’Autorità competente (la stessa che ha lamentato: «su queste grandi opere ci piacerebbe ci fosse la sensibilità di chiedere un parere all’autorità competente»), Idra continua a oltranza ad esercitare il diritto/dovere a manifestare il proprio radicale dissenso civile, restando in confidente attesa dell’incontro tecnico richiesto.
Gutta cavat lapidem…