Mi sia consentito, scusandomi del
disturbo, un telegrafico commento per punti a questa giornata di sciopero
generale e nell’insieme dell’attualità politica: 1) 100 piazze per un milione di
persone. Sono queste le cifre fornite da CGIL, USB, CUB e altri organizzatori
di una giornata di lotta cui non si partecipava da molto tempo in Italia; 2) Alzi la mano chi fino a
qualche giorno fa (diciamo allo sciopero del 22 settembre) avrebbe scommesso
sulla CGIL che aderisce a uno sciopero indetto dall'USB e da altre sigle
dell'area sindacale anti-capitalista. Sicuramente rimane da valutare la
stabilità possibile di questa intesa rispetto alla geografia storica del
sindacato italiano: il fatto però rimane e l'esito è stato sicuramente
positivo, l'ostilità alla guerra rimane - nella storia - un potente fattore di
mobilitazione popolare; 3) Mi permetto una valutazione
del tutto personale: l'attrito esistente in questo momento tra il sindacato e
la partecipazione popolare verso il governo non si verificava da Luglio '60.
Una contrapposizione di questa durezza e radicalità con un governo così
negativo non si ebbe neppure con la lotta per il contratto dei meccanici del
'69, il decreto di San Valentino dell'84, il decreto sulle pensioni di
Berlusconi dieci anni dopo, la manifestazione dei tre milioni al Circo Massimo.
E' necessario andare indietro nel tempo, agli scioperi politici degli anni'50 e
tener conto che in allora disponevamo della forza della classe operaia, quella
forte, stabile, concentrata. Da ricordare di elementi fondanti di analogia con
Luglio'60: in allora un governo quello Tambroni appoggiato dall'MSI e
coltivante ambizioni gaulliste; oggi governo guidato da una formazione
ex-missina che mira a trasformare il Paese in una "democratura"
modificando la Costituzione antifascista; 4) Nello stesso tempo c'è stato
il gioco delle mozioni a Montecitorio, con la divisione del cosiddetto campo
largo, e l'astensione dei soggetti potenzialmente embrionali di uno
schieramento di centro-sinistra sul documento della maggioranza. Anche in
questo non si può non registrare una distanza rilevante tra le piazze e i
cortei e l'atteggiamento parlamentare di PD, AVS e M5S. L'astensione sulla
mozione della maggioranza assume, in queste condizioni, una sorta di avallo al
Piano Trump e soprattutto di avallo alla subalternità verso gli USA fin qui
dimostrata dal governo italiano, non tanto e non solo rispetto alla tragedia
palestinese ma nell'insieme delle dinamiche in atto sullo scacchiere internazionale
in un allineamento pericoloso sul terreno del taglio del rapporto tra politica
e società portato avanti dall'attuale amministrazione della Casa Bianca; 5) Il limite vero dimostrato
dalle forze parlamentari italiane del potenziale centro-sinistra è quello
strategico e di agire sempre e soltanto in conformità con l'esigenza tattica
del momento legato ai sondaggi e all'esito delle varie elezioni regionali. A
prescindere dalla generosità degli atti compiuti e delle buone intenzioni come
nel caso della presenza dei deputati nazionali ed europei nella flotilla; 6) Urge definire - appunto - un
quadro strategico, predisponendosi anche a inevitabili "tagli" nella
dimensione dell'alleanza (ricordiamo che l'Ulivo riuscì anche grazie alla
desistenza del PRC; mentre l'Unione sostanzialmente fallì e l'Unione
assomigliava molto al "Campo Largo" dai centristi-destra del'UDEUR
fino ai trotzkisti di Sinistra Critica). 7)Si tratta di decidere se
puntare sull'Ulivo (quindi una forza di governo, con leadership riconosciuta e
declinazione del progetto in un programma elettorale che punti proprio al
governo) o se puntare sul Fronte Popolare attraverso una radicalità adeguata
allo stridore delle contraddizioni sociali passando attraverso una lunga marcia
all'opposizione e predisponendo una capacità di aggregazione prima di tutto
sociale che porti - alla fine - a costruire lo schieramento dell'alternativa.
Nel primo caso si potrebbe anche accettare il dato costante nella riduzione
della partecipazione elettorale che rimane comunque segnale di fragilità del
sistema ricordando che questo in carica non è un governo da "bipolarismo
temperato".