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domenica 23 novembre 2025

IL LUNGO ITINERARIO DI UN POETA
di Cataldo Russo



Il testo che qui riproduciamo è apparso venerdì 7 novembre 2025 sul quotidiano “Il Crotonese” che “Odissea” ringrazia per l’autorizzazione. 
 
Nell’incipit alla raccolta Una gioiosa fatica. 1964-2022 (La Scuola di Pitagora Editrice 2025, pagine 160 euro 16) il poeta Angelo Gaccione pone in risalto il legame forte, quasi da simbiosi, che ha sempre avuto con la poesia, sebbene nella sua vita abbia frequentato e praticato i generi letterari più diversi: la narrativa, dove ha lasciato segni indelebili con i suoi romanzi e racconti, la saggistica, il teatro con le sue commedie e drammi, l’aforisma, la critica letteraria, il giornalismo, ecc.
Se nella raccolta poetica di Cesare Pavese, Lavorare Stanca, il poeta estende il concetto di stanchezza non solo a quello fisico ma soprattutto a quello intellettuale e alla difficoltà di integrarsi in una società sempre più alienante, nella raccolta di Gaccione il lavoro, il travaglio, diventa gioioso quando si ha la consapevolezza di aver fatto il proprio meglio, rispettando i propri principi e i propri valori morali. Allora sì, dopo aver salito il Colle di dantesca memoria, che il cammino diventa gioioso.
Un legame quello di Gaccione con la poesia che si è manifestato quando ancora era adolescente come ci è testimoniato da due brevissime poesie di questa raccolta, sopravvissute alla falcidia del tempo e dell’incuria e che fanno parte della prima sezione ‘Le Ritrovate’. La prima, datata 1964, quando l’autore aveva solo tredici anni, evidenzia una notevole sensibilità come dicono questi versi: Quando la notte / uccide la luce / tutti gli uccelli più gai / vanno a morire.
Sempre nell’incipit il poeta ci tiene a dirci che ha scritto quando la materia “urgeva”, quando la pulsione si faceva prepotente, segno che siamo di fronte a una poesia che nasce dalle viscere, intrisa di sudore e sangue e non come puro esercizio intellettuale.
La sezione successiva, ‘Le Illuminate’, composta da 13 poesie pone in evidenza l’insofferenza verso il potere, le sovrastrutture e le convenzioni: Sotto i tacchi dei signori / la carne gridava alle ferite / il sangue colava di nascosto per timidezza. / Si prendevano le mogli i vigliacchi. Al di là di una certa veemenza la posizione del ventiseienne poeta sembra non indietreggiare di fronte alla virulenza del potere e ai tacchi dei dominatori.



La sezione compresa sotto la dicitura, ‘Le Straniere’, raggruppa 8 poesie ispirate da viaggi reali o immaginari compiuti dal poeta intorno agli anni ’80. La maggior parte sono dedicate a Parigi, un paio a Monaco di Baviera e una al Brasile, la più recente, del 2019, dove la nostalgia diventa un denominatore comune di tutti gli esseri. Non stancarti di bussare alla mia porta, / prima o poi sarò io a venire da te, scrive a proposito di questo sentimento.   
Nella sezione quattro troviamo le poesie dedicate a Milano, ‘Le Milanesi’, città che il poeta dimostra si conoscere in maniera profonda e meticolosa, soprattutto dal punto di vista culturale e artistico. Nella lirica ‘Città mia’ l’amore di Gaccione verso Milano è totale, pari solo a quello che per la sua Acri. Ci fosse un’altra vita dopo questa / io tornerei da te / a mescolare la mia terra con la tua / a impastare vita con la vita / a farti caldo il cuore. /Ti abbraccerei per implorarti e dirti…
Nella sezione cinque, ‘Le Disperse’, troviamo tre poesie soltanto: ‘Dio com’ è rara l’amicizia’, ‘Notte, notte di stelle’, ‘I gabbiani’. Il denominatore comune di questi tre componimenti, scritti tra il 1987 e il 1989, è un certo, oserei dire, ottimismo che il poeta vorrebbe infondere ai propri simili per portarli fuori dalla gora dell’assuefazione alle ingiustizie, alla rassegnazione e alle prevaricazioni. Nella sezione sette, ‘Le Sacre’, spicca la poesia ‘La Classe morta’ dove l’urlo di condanna del poeta per una strage di bambini tanto cruenta quanto inutile diventa una sentenza senza appello. Quel limpido luminoso settembre / alla Scuola Numero Uno / non è apparso nessun dio benigno / ad annunziarvi la lieta novella. È venuto invece l’uomo nero e ha gridato: / “Io sono il pane della mortemangiate!”.



Le sezioni sei e otto, ‘Le arrabbiate’ e ‘Le Dolenti’, seppure si differenzino dal punto di vista delle tematiche trattate, hanno in comune la forte tensione ideale. In esse il travaglio del poeta si fa grido, denuncia per un mondo che ha dimenticato la solidarietà, i valori alti, e si sta incamminando verso la catastrofe che rischia di distruggere la vita sul nostro Pianeta.
‘Le Liete’ nascono per lo più da un sentimento di pacato ottimismo, dove la natura tempera in qualche modo gli eccessi e le brutture dell’uomo. Nella prima di questa mezza dozzina di componimenti il poeta sembra riconciliarsi con la vira: “Il loro canto festoso si accorda / con la nave di nuvole gonfie di vele / che salpa nel soffice azzurromare del cielo. / E per una volta il dolore del mondo scompare / e col mondo si riconcilia il mio cuore.
‘Le Diverse’ rivelano un poeta più portato alla meditazione e con il pensiero rivolto all’ineluttabilità della morte. Nella lirica’ Testamento’ il poeta esprime il suo desiderio di essere sepolto fra i libri, tutti, senza distinzione, che ha tanto amato.  Poiché ho vissuto / tutta la vita di libri / custodite le mie ceneri /– siano ben in vista /– accanto ai libri- /– sul ripiano – /di una Biblioteca. / Un ripiano a caso.
Nelle penultime tre sezioni, della quale fanno parte ‘Le Incivili’, Gaccione ritorna alla poesia di impegno civile. Se il mondo diventa sempre più barbaro e incivile il poeta deve uscire dall’immobilismo del fair play e agire, come ci dice nel componimento ‘Da una parte sola’: Io sono un uomo di parte, / e sto da una parte sola: / non è la vostra parte, / questo dev’essere chiaro. / Me ne assumo ogni rischio / e ho messo in conto tutti i pericoli.
Una raccolta ricca che ha accompagnato il poeta per oltre mezzo secolo; ben congegnata, ma soprattutto che vibra di intensità poetica, senza mai cedere all’autocompiacimento o al semplice esercizio letterario.


 
Angelo Gaccione
Una gioiosa fatica. 1964-2022
La Scuola di Pitagora Editrice, 2025
Pagg. 160 € 16