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giovedì 6 novembre 2025

LUTTI NOSTRI
di Chicca Morone


Tomaso Kemeny

Addio al poeta Tomaso Kemeny
 
Versare lacrime da coccodrillo” significa “pentirsi” e quando nel vocabolario giornalistico compare tale termine su una testata, si presume che l’autore dell’articolo non sia solo dispiaciuto in sé, ma racconti anche del perché la tristezza possa diventare un sentimento diffuso. In generale per chi non lo avesse conosciuto il ritratto potrà dare una vaga idea di chi sia stato il personaggio e dispiacersi di non aver potuto entrare in sintonia con lui; per quanti invece hanno vissuto esperienze comuni, anche per poco tempo, il pensiero di rammarico potrebbe essere “non abbastanza”. Non ho trascorso abbastanza tempo vicino a lui da quel lontano 1994 sulla scalinata di Santa Croce a Firenze, quando indossando una autentica divisa da generale ungherese aveva dichiarato la sua appartenenza al mondo degli Heroi indomiti (e suo padre era morto davvero combattendo), quegli uomini pervasi anche dal sacro fuoco delle Muse, pronti alla battaglia, sotto il vessillo della Bellezza.
Fondatore insieme a Giuseppe Conte e Stefano Zecchi della corrente letteraria Mitomodernismo ne era un “capitano” per le azioni poetiche, battaglie nei luoghi che conservavano tracce di un passato eroico, come letture poetiche sull’ermo colle di Recanati, l’Accoglienza della Primavera sul Ticino nel 1995, una “parata dionisiaca” dal titolo Omaggio alla Madre Terra a Bergamo nel 2000.
“Fight for Beauty” era il suo grido ogni volta che ci radunavamo intorno a lui, spesso davanti a un pubblico attonito, ma letteralmente sedotto dal suo potente carisma; un pubblico probabilmente allibito qualora si aspettasse dotte dissertazioni sulla Poesia o sulla storia della letteratura inglese… no, Tomaso non era per nulla il rappresentante di quella categoria di professori universitari che, dall’alto del loro sapere, effondono perle di saggezza senza coinvolgere l’ascoltatore.
Tomaso era il bambino scappato da Budapest, con passaporti procurati da un amico di famiglia, quando i carri armati russi stavano invadendo l’Ungheria: un viaggio durissimo e un arrivo a Napoli tra mille peripezie dove lo attendevano vere e proprie difficoltà di sopravvivenza; ma una madre determinata a dare al figlio più nutrimento intellettuale che fisico.
Tomaso non aveva bisogno di grancassa ed effetti speciali per essere introdotto come autore di uno dei suoi tanti “Bambini di carta”: l’innato garbo, la raffinatezza nell’eloquio erano preceduti dalla presenza di un uomo pieno di vita, il cui senso dell’umorismo lo portava a vedere anche il lato ironico delle situazioni.
Un giocherellone che aveva mandato i suoi testi anonimi a una edizione del Premio letterario per la poesia “Rodolfo Valentino - Sogni ad occhi aperti” come se i suoi scritti non fossero riconoscibili: da allora ha sempre lavorato come giurato con una lucidità e una percezione dell’autenticità - o meno - della cifra poetica in ogni autore incredibile.
Il ricordo più intenso che mi è rimasto di lui è a Moncalieri quando abbiamo festeggiato il suo ottantesimo compleanno: ognuno di noi gli aveva dedicato un pensiero e lui era ritornato quel bambino con gli occhi lucidi e il sorriso sornione…
Tomaso ha lasciato il corpo ieri mattina 5 novembre nella sua casa di Milano: aveva compiuto 87 anni a settembre.
Possiamo solo augurargli: buon viaggio, Tomaso!   
  
 
 
Spesso
 
Spesso
mi sono arruolato
su Argo Navis
(sulla costellazione di Argo)
con la testa ben alzata
tra le nuvole
ma gli occhi fissi
sugli aghi calamitati
delle bussole celesti
di luce e di vento
spesso
all’inseguimento
dell’avventura più fugace
nella voce delle sirene
vagando
verso la perfezione
irraggiungibile
ma verace
 
Nella luce della mia vita cercavo
la parola che trasfigurasse la condizione
umana in forme di bellezza nuova
 
cercavo la parola che il tempo possedesse
ripartendolo nel fulgore di attimi
di infinita gioia
 
ma ora trovo la parola di magnitudine
tale da oscurare ogni splendore stellare:
so che la sua luce potrà illuminare
 
i seni favolosi
della prima notte d’amore eterno.