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sabato 1 novembre 2025

PASOLINI E IL CALCIO   
 

Pier Paolo Pasolini

Il fisico ce l’aveva, e anche lo stile. Correre dietro un pallone gli veniva bene: che fosse un campo vero o un brullo spiazzo di periferia romana, a misurarsi con ragazzi di vita e piccoli teppisti divorati dal male e dalla fame. Gli veniva bene come comporre versi sulla carta, e forse erano i suoi momenti più felici. Per lui un rito, tanto che si era lasciato andare fino a definirlo “L’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”. O no, caro Pier Paolo, il calcio rappresentazione sacra non lo è più – ammesso che lo sia mai stato. È guerra dentro e fuori e spettacolo di ferocia e di dolore. Oppio è divenuto, Pier Paolo: oppio dei diseredati ed empietà per i nuovi mercanti del tempio.
Angelo Gaccione