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sabato 20 dicembre 2025

A LIVELLO EMOTIVO SIAMO ANCORA SCIMMIE
di Vittorio Melandri
 
Giulio Verne

Su molti piani, economico, sociale, tecnico, e persino sul piano puramente letterario, è sempre più difficile immaginare, inventarsi, una descrizione del mondo futuro che ci attende. Sia che si voglia credere possibile una società utopica, dai contorni ideali, e più giusti; sia che si sia convinti che ci attenda invece una società distopica, dai tratti spaventosi, e più ingiusti. In passato, anche in un passato non proprio remoto, a menti particolarmente attrezzate e immaginifiche, lavorando con le conoscenze più avanzate del proprio tempo, è stato possibile descrivere “un futuro possibile”, che poi è stato riscontrato nei tempi successivi. Riducendo al minimo gli esempi per chiarire il mio dire, penso a Giulio Verne e al suo Nautilus, o a George Orwell che nel 1948 profetizzava il 1984. Dal “basso” delle mie conoscenze, azzardo una sempre più radicata convinzione, ovvero che anche per la mente più attrezzata, capace di conoscere a fondo la realtà controfattuale che la fisica quantistica lascia intravedere, anche per la mente più potente sul piano economico, sempre più dominante, credo sia impossibile immaginare la società futura di cui stiamo gettando oggi le fondamenta. Credo si possa affermare che lo strumento che più distingue il mondo presente sia quel “cellulare” (su cui sto anche scrivendo queste righe), che per dirla con Alberto Olivetti, “richiede una ‘manualità’ che le proscimmie condividono con l’homo sapiens”, ma quali scenari stiamo covando con tale ‘manualità’, non riusciamo proprio a immaginarli. Forse, in questi tragici tempi, ancora una volta tempi di guerra, sarebbe il caso di concentrarsi più che sul futuro, sul passato, e mi torna alla mente una frase che è di Lyon e Gorner, citati da Manuel Castells, nel libro La nascita della società in Rete (saggio che quando è stato scritto, la mappa del genoma non era ancora stata completata nda ). “(…) Noi umani ci siamo evoluti sul piano intellettuale al punto che, relativamente presto, saremo in grado di comprendere la composizione, la funzione e la dinamica del genoma in gran parte della sua intimidatoria complessità. Ma a livello emotivo siamo ancora scimmie (...)”.