A LIVELLO EMOTIVO SIAMO
ANCORA SCIMMIE di Vittorio Melandri
Giulio Verne
Su molti
piani, economico, sociale, tecnico, e persino sul piano puramente letterario, è
sempre più difficile immaginare, inventarsi, una descrizione del mondo futuro
che ci attende. Sia che si voglia credere possibile una società utopica, dai
contorni ideali, e più giusti; sia che si sia convinti che ci attenda invece
una società distopica, dai tratti spaventosi, e più ingiusti. In passato, anche
in un passato non proprio remoto, a menti particolarmente attrezzate e
immaginifiche, lavorando con le conoscenze più avanzate del proprio tempo, è
stato possibile descrivere “un futuro possibile”, che poi è stato riscontrato
nei tempi successivi. Riducendo al minimo gli esempi per chiarire il mio dire,
penso a Giulio Verne e al suo Nautilus, o a George Orwell che nel 1948
profetizzava il 1984. Dal “basso” delle mie conoscenze, azzardo una sempre più
radicata convinzione, ovvero che anche per la mente più attrezzata, capace di
conoscere a fondo la realtà controfattuale che la fisica quantistica lascia
intravedere, anche per la mente più potente sul piano economico, sempre più
dominante, credo sia impossibile immaginare la società futura di cui stiamo
gettando oggi le fondamenta. Credo si possa affermare che lo strumento che più
distingue il mondo presente sia quel “cellulare” (su cui sto anche scrivendo
queste righe), che per dirla con Alberto Olivetti, “richiede una ‘manualità’
che le proscimmie condividono con l’homo sapiens”, ma quali scenari stiamo
covando con tale ‘manualità’, non riusciamo proprio a immaginarli. Forse, in
questi tragici tempi, ancora una volta tempi di guerra, sarebbe il caso di
concentrarsi più che sul futuro, sul passato, e mi torna alla mente una frase
che è di Lyon e Gorner, citati da Manuel Castells, nel libro La nascita della società in Rete (saggio che quando è stato scritto, la mappa del
genoma non era ancora stata completata nda ). “(…) Noi umani ci siamo evoluti sul
piano intellettuale al punto che, relativamente presto, saremo in grado di
comprendere la composizione, la funzione e la dinamica del genoma in gran parte
della sua intimidatoria complessità. Ma a livello emotivo siamo ancora scimmie(...)”.